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  • Martedì 19 dicembre 2023

Nella Striscia di Gaza si temono le epidemie

Con gli ospedali in crisi e le condizioni sanitarie carenti, gli esperti di salute ritengono che ci siano le condizioni per la diffusione di moltissime malattie e disturbi, tra cui la diarrea

(AP Photo/Fatima Shbair)
(AP Photo/Fatima Shbair)
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All’inizio di ottobre, quando la guerra fra Israele e Hamas era appena iniziata, le condizioni della Striscia di Gaza erano molto diverse da quelle attuali. Molti edifici che sarebbero stati distrutti dai bombardamenti israeliani erano ancora in piedi. Le importazioni di cibo, medicine e carburante erano ridotte ma costanti. L’estate era finita da poco e molte persone passavano ancora parecchio tempo all’aperto.

A due mesi di distanza, è cambiato quasi tutto: la guerra ha costretto centinaia di migliaia di abitanti della Striscia a lasciare le proprie abitazioni e a scappare da parenti, amici o nei rifugi, dove spesso vivono insieme a decine di altre persone. Cibo e medicine scarseggiano, così come il carburante, necessario per scaldarsi e cucinare. «È iniziata la tempesta perfetta per la diffusione di malattie», ha detto a Reuters James Elder, portavoce di UNICEF, l’agenzia dell’ONU che si occupa di assistenza umanitaria per i bambini: «Ora si tratta di capire quanto diventerà grave la situazione».

Nelle ultime settimane diversi esperti di salute hanno fatto notare che nella Striscia la situazione dal punto di vista sanitario sta rapidamente peggiorando. I funzionari dell’ONU stanno monitorando la diffusione di 14 malattie che potrebbero causare potenziali epidemie: fra queste ci sono soprattutto la dissenteria e diverse infezioni respiratorie.

Il ministro della Salute della Striscia, controllato da Hamas, dice che sono in aumento i casi di parecchie malattie: infezioni da stafilococco, varicella, meningite, scabbia, parotite, morbillo, intossicazione alimentare e infezioni al tratto urinario. L’Organizzazione Mondiale della Sanità invece si dice preoccupata soprattutto dalla diarrea sanguinolenta, dall’itterizia, e dalle infezioni alle vie respiratorie, scrive il Washington Post.

– Leggi anche: Nella Striscia di Gaza si stanno tagliando un sacco di alberi

La diarrea in particolare è la seconda causa di morte più frequente fra i bambini nel mondo (la prima è la polmonite). Se non viene trattata la diarrea priva il corpo dell’acqua e dei sali minerali necessari alla sopravvivenza. L’OMS dice che dal 29 novembre al 10 dicembre nella Striscia di Gaza i casi di diarrea nei bambini sono stati 59.895, un aumento del 66 per cento rispetto al periodo precedente.

Ahmed al Farra, primario del reparto di pediatria all’ospedale Nasser di Khan Yunis, nel sud della Striscia, ha detto ad Al Jazeera che i casi gravi di diarrea nei bambini sono quattro volte superiori alla media in tempo di pace.

Gli esperti di salute ritengono che le condizioni della Striscia di Gaza siano l’ambiente perfetto per la diffusione di malattie. Gli ospedali sono quasi tutti danneggiati, e soltanto 11 su 36 ancora aperti. Più di un milione di persone vive nei rifugi pubblici insieme ad altre persone, dove le condizioni igieniche sono spesso gravemente insufficienti. L’acqua potabile, del resto, manca anche nelle abitazioni e già da settimane alcune persone si erano ridotte a bere acqua salata. «La maggior parte dei rifugi non ha a disposizione acqua pulita, bagni o docce», ha detto al Washington Post Juliette Touma, portavoce dell’agenzia ONU per il soccorso e l’occupazione dei rifugiati palestinesi (UNRWA), che gestisce gran parte di questi rifugi.

Un campo per sfollati nei pressi di Rafah, nella Striscia di Gaza, 18 dicembre 2023 (Rizek Abdeljawad/Xinhua via ZUMA Press)

Per quasi tutti, inoltre, manca il cibo: da più di due mesi l’esercito israeliano attua un controllo molto stringente su quello che può entrare nella Striscia, e sono limitatissimi anche gli aiuti umanitari. A metà dicembre il Programma alimentare mondiale, l’agenzia dell’ONU che si occupa di assistenza alimentare, ha stimato che il 93 per cento delle famiglie sfollate non consuma una quantità di cibo sufficiente. Quasi metà delle persone sfollate conosce altre persone che per via della fame mangiano cibo crudo o selvatico.

Un altro problema enorme è la cronica mancanza di personale necessario ad assistere tutte le persone in difficoltà. Secondo il ministero della Salute della Striscia dall’inizio della guerra sono stati uccisi più di 300 fra dipendenti del ministero della Salute e personale sanitario.

In una situazione del genere anche i malati cronici ricevono meno cure e attenzioni del dovuto. Il Washington Post ha raccontato la storia di Hala Afshour, una ragazza di 16 anni che aveva avuto una grave malattia al fegato. Cinque anni fa Afshour aveva fatto un’operazione e aveva interrotto i trattamenti di dialisi. Dall’inizio della guerra però non riesce più a trovare le medicine che le servono: lei e le sue sorelle si sono spostate più volte nella città di Gaza, dove vivevano, alla ricerca di un posto sicuro. Poi sono finite a Rafah, dove vivono in una scuola insieme a moltissimi altri sfollati. Suo padre ha dovuto rimanere a Gaza: non ha potuto lasciare da sola sua madre, la nonna di Afshour, che è anziana e non vedente.