Alcuni giornalisti vogliono creare un sindacato di destra in Rai, ma non sarà facile

Tra gli altri ci sono Bruno Vespa e Francesco Giorgino che si lamentano di come sono stati trattati finora dal sindacato unico, USIGRAI

Bruno Vespa alla presentazione della nuova associazione di giornalisti della RAI (Roberto Monaldo/LaPresse)
Bruno Vespa alla presentazione della nuova associazione di giornalisti della RAI (Roberto Monaldo/LaPresse)
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Giovedì un gruppo di circa duecento giornalisti della Rai si è riunito all’auditorium Due Pini, un teatro poco a nord del centro di Roma, per celebrare la nascita di una nuova associazione sindacale di giornalisti della radiotelevisione pubblica: si chiama UNIRAI. All’evento erano presenti molti noti dipendenti della Rai, conduttori e cronisti, vari direttori e dirigenti di alto livello.

L’obiettivo dichiarato è di opporsi all’USIGRAI, l’unico sindacato dei giornalisti Rai riconosciuto dalla Federazione nazionale della stampa italiana (FNSI), ritenuto dai promotori dell’iniziativa ormai egemonizzato da giornalisti di sinistra, e tentare così di costituire un nuovo sindacato alternativo. Questo proposito appare però al momento difficile da realizzare, perché lo statuto della FNSI, che è il sindacato unitario di tutti i giornalisti, riconosce solo all’USIGRAI la qualifica di organismo sindacale per i giornalisti sotto contratto con la Rai (ci torniamo).

Del progetto si parla da mesi. A metà novembre era stata creata una chat social alla quale si erano uniti circa 270 giornalisti. Negli ultimi giorni, in segno di protesta contro la presunta egemonia della sinistra, circa venti aderenti avevano deciso di cancellare la propria iscrizione all’USIGRAI, a cui appartengono circa 1.700 giornalisti su un totale di quasi 2.000.

L’attuale segretario dell’USIGRAI è Daniele Macheda, entrato in Rai nel 1987 come cineoperatore e diventato poi redattore di Rai News 24. Nel novembre del 2021 la sua elezione era stata accompagnata da una certa tensione all’interno della tv pubblica. C’erano infatti tre diverse liste a confrontarsi, ciascuna con un proprio candidato. Tre correnti diverse, per così dire, con orientamenti politici più o meno dichiarati ma comunque chiari.

La lista di Macheda era di centrosinistra, in continuità con l’indirizzo del segretario uscente, Vittorio Di Trapani, rimasto a capo dell’USIGRAI dal 2012 al 2021 e ancora molto influente dentro al sindacato. Tuttavia questa lista era considerata troppo moderata da un gruppo di giornalisti con posizioni più radicali e vicine a quelle del Movimento 5 Stelle, i quali avevano deciso di competere con una propria lista su iniziativa di un ex segretario dell’USIGRAI, Carlo Verna. La lista di centrodestra si chiamava “Pluralismo e libertà” ed era guidata da Americo Mancini, importante giornalista di Radio 1. Macheda aveva vinto con ampio margine: 177 voti sui 218 totali. Ma le varie componenti interne, come sempre succede, non si erano sciolte all’indomani della sua elezione e avevano continuato ad animare dibattiti e polemiche all’interno dell’azienda.

Vittorio Di Trapani, ex segretario dell’USIGRAI e attuale presidente della FNSI (Fabio Cimaglia/LaPresse)

E infatti è stata proprio “Pluralismo e libertà” ad avviare l’iniziativa che ha portato alla costituzione di UNIRAI. Questa corrente di giornalisti di centrodestra è stata incoraggiata anche dalla ridefinizione dei vertici della Rai voluta dal governo di Giorgia Meloni. Nel maggio scorso il Consiglio dei ministri aveva nominato il nuovo amministratore delegato, Roberto Sergio. Subito dopo è stato scelto come direttore generale Giampaolo Rossi, molto legato a Fratelli d’Italia e che era già stato membro del Consiglio di amministrazione della Rai su indicazione del partito di Meloni. In queste settimane Rossi è stato uno dei principali artefici della nascita di UNIRAI, pur evitando di esporsi pubblicamente.

A gestire in modo più diretto tutto quanto è stato invece Paolo Corsini, direttore della sezione dei programmi di approfondimento della Rai, insieme al direttore del Tg2 Nicola Rao e alla vicedirettrice del Tg1 Incoronata Boccia. Va specificato che i partiti hanno un peso enorme nel determinare le nomine e gli avanzamenti di carriera nella tv pubblica, e Boccia era stata indicata da Fratelli d’Italia.

All’evento di giovedì sono intervenuti molti celebri giornalisti della Rai. Bruno Vespa ha descritto l’USIGRAI come «la CGIL dei giornalisti», cioè il principale sindacato confederale di sinistra, e ha lamentato i maltrattamenti subiti per decenni, aggiungendo che dall’anno della sua fondazione – il 1984 – fino a oggi «non c’è stato un singolo momento in cui l’USIGRAI non mi abbia attaccato». Vespa nel 2017 ottenne dalla Rai il riconoscimento di un contratto particolare per prestazioni professionali e artistiche, che non sottostava al limite annuo di 240mila euro per gli stipendi dei funzionari pubblici introdotto durante il governo di Matteo Renzi. L’USIGRAI contestò questa scelta, dicendo che Vespa si autodefiniva “artista” per aggirare i limiti sul suo stipendio.

All’assemblea fondativa di UNIRAI è intervenuto anche Claudio Pagliara, corrispondente da New York. Ha detto che la sua precedente nomina a corrispondente da Gerusalemme era stata ritardata a causa dell’USIGRAI. Tra i presenti c’erano poi altri giornalisti nominati direttori in Rai in questo anno di governo Meloni, come il direttore del Tg1 Gian Marco Chiocci e Angelo Mellone, direttore dell’intrattenimento  della fascia cosiddetta “Day Time”, cioè che va dal mattino al pomeriggio. Hanno partecipato anche noti conduttori: Francesco Giorgino di Rai 1, il telecronista delle partite della Nazionale di calcio Marco Lollobrigida, Paola Ferrari di Rai Sport. Il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, che è stato direttore del Tg2 fino al momento dell’ingresso nel governo Meloni, ha inviato un comunicato di sostegno all’iniziativa che è stato letto durante l’assemblea.

Francesco Giorgino interviene all’assemblea fondativa di UNIRAI (Roberto Monaldo/LaPresse)

All’UNIRAI si sono iscritti circa 300 giornalisti finora, ma è molto difficile che questa associazione possa costituirsi davvero come sindacato alternativo all’USIGRAI, perché per farlo ci sarebbe bisogno del riconoscimento da parte della FNSI, il già citato sindacato unitario dei giornalisti.

L’articolo 38 dello statuto della FNSI stabilisce che «è riconosciuto il diritto di costituirsi, nell’ambito federale, in organizzazioni sindacali, organismi di base della FNSI» solo a due associazioni: l’Unione nazionale dei giornalisti pensionati (UNGP) e l’USIGRAI. Significa che, a parte i pensionati, l’unica associazione di giornalisti sotto contratto della Rai che può svolgere pienamente attività sindacale sotto la copertura del principale sindacato dei giornalisti italiani, cioè appunto la FNSI, è l’USIGRAI. Altre associazioni analoghe non potrebbero avere le garanzie e le tutele offerte dalla FNSI in ambito di contrattazione con i datori di lavoro e gli editori, che nel caso della Rai è il governo.

Un’iniziativa analoga a quella dei giornalisti di UNIRAI era stata messa in atto già nel 1994 e aveva portato alla formazione dell’associazione SINGRAI, che però non aveva poi ottenuto alcun riconoscimento ufficiale come sindacato.

La soluzione per UNIRAI sarebbe di aderire a sindacati alternativi a quelli autorizzati ufficialmente come «organismi di base della FNSI», ma significherebbe comunque perdere un certo peso politico nelle dinamiche sindacali dell’azienda. Alcuni dei promotori di UNIRAI stanno sostenendo l’ipotesi di aderire alla FIGEC CISAL, un sindacato molto piccolo istituito nel luglio 2022 che riunisce non solo giornalisti ma anche altri professionisti del settore dell’informazione. Paolo Corsini, uno degli animatori di UNIRAI, è stato tra i fondatori di FIGEC, e ne è membro della giunta esecutiva come responsabile della regione Lazio.