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  • Venerdì 24 novembre 2023

Per lasciare il Pakistan i rifugiati afghani devono pagare una tassa di centinaia di dollari

Chi non può tornare in Afghanistan dovrà pagarla, anche se ha ottenuto protezioni umanitarie in altri paesi

Un poliziotto pakistano controlla i documenti degli abitanti di un quartiere di Karachi (AP Photo/Fareed Khan)
Un poliziotto pakistano controlla i documenti degli abitanti di un quartiere di Karachi (AP Photo/Fareed Khan)
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Le persone afghane senza documenti che lasciano il Pakistan per andare in paesi terzi devono pagare una tassa di 830 dollari (760 euro). A ottobre il governo pakistano aveva annunciato che tutte le persone straniere senza documenti validi avrebbero dovuto lasciare il paese entro il primo novembre: il provvedimento riguarda essenzialmente le moltissime famiglie afghane che si erano stabilite in Pakistan nel corso degli ultimi 50 anni. La tassa non si applica a chi è tornato in Afghanistan (finora quasi 400mila persone), ma a chi cerca di andare in un altro paese, spesso per paura di ripercussioni dal governo talebano che ha preso il potere nel 2021. Fra di essi ci sono decine di migliaia di persone che hanno collaborato con i governi di paesi occidentali durante l’occupazione dell’Afghanistan fra il 2001 e il 2021.

La decisione di allontanare le persone senza documenti era stata molto criticata da diverse organizzazioni internazionali e dal governo afghano, che dal 2021 è controllato dai talebani. Per decenni il Pakistan aveva avuto una politica molto permissiva verso gli afghani, e secondo le stime nel paese ne vivevano 3,7 milioni, 1,7 milioni dei quali senza documenti ma in precedenza tollerati dalle autorità.

La tassa ha suscitato critiche soprattutto perché finisce per colpire persone particolarmente vulnerabili, che hanno ottenuto un visto da rifugiati in altri paesi e quindi avrebbero diritto ad alcune tutele particolari. Il Pakistan non aderisce ai principali trattati internazionali in materia di rifugiati e non riconosce a nessun afghano residente nei suoi confini tale status. Altre critiche riguardano la richiesta del governo pakistano che la tassa sia pagata tramite carta di credito, a cui pochissimi afghani in Pakistan hanno accesso. Chi non ha alcun tipo di documento deve pagare 830 dollari, mentre per chi ha un visto scaduto la multa aumenta col passare del tempo.

La tassa ostacola anche i piani predisposti da diversi governi internazionali per accogliere come rifugiati i loro ex collaboratori durante l’occupazione militare dell’Afghanistan, per evitare che rischino la vita ritornando nel paese, controllato dai Talebani: fra gli altri, gli Stati Uniti prevedono di accogliere 25mila persone, il Regno Unito 20mila. Vari diplomatici sentiti dal Guardian hanno detto che la decisione «non ha precedenti», e uno di loro ha definito quelle imposte dal governo del Pakistan «condizioni assurde». L’UNHCR, l’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati, ha detto che sta cercando di «risolvere la questione».

Il governo ha giustificato l’allontanamento dei profughi senza documenti sostenendo che gli afghani rappresenterebbero una minaccia per la sicurezza del Pakistan e che sarebbero responsabili di molti attentati avvenuti recentemente nel paese, oltre che di attività di contrabbando e altri crimini. Molti afghani erano immigrati in Pakistan per cercare opportunità economiche, ma molti lo hanno fatto per sfuggire dall’occupazione dell’Unione Sovietica, negli anni Ottanta, degli Stati Uniti, fra il 2001 e il 2021, o del regime talebano, al potere negli anni Novanta e di nuovo dal 2021.

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