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  • Martedì 21 novembre 2023

Il candidato favorito alle elezioni olandesi, che forse non vuole fare il primo ministro

Pieter Omtzigt è un politico molto particolare, apprezzato per la sua autorevolezza e con posizioni un po' di destra e un po' di sinistra

Pieter Omtzigt nel 2023 (AP Photo/Peter Dejong)
Pieter Omtzigt nel 2023 (AP Photo/Peter Dejong)
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Mercoledì 22 novembre nei Paesi Bassi si terranno le elezioni anticipate dopo la caduta del governo guidato da Mark Rutte, che era primo ministro da 13 anni e che a luglio aveva detto di voler lasciare la politica. Con il suo ritiro e un panorama politico molto frammentato, fare ipotesi sul governo che si formerà è assai difficile. Fra i leader emersi in queste settimane però ce n’è uno che sempre più commentatori indicano come possibile successore di Rutte: l’ex deputato Pieter Omtzigt. Il suo partito personale Nuovo Contratto Sociale (NSC) è stato fondato tre mesi fa, ma al momento è primo nei sondaggi.

Omtzigt è un politico particolare, che ha concentrato la sua campagna elettorale su una retorica anti establishment e sulla volontà di non farsi troppo coinvolgere in polemiche e litigi. È sostenitore di politiche di sinistra in economica, e di destra sull’immigrazione e sull’interruzione volontaria di gravidanza. Ha detto che in caso di vittoria del suo partito potrebbe appoggiare un’altra persona per l’incarico di primo ministro.

Come accade in altri paesi, nei Paesi Bassi il primo ministro viene tradizionalmente scelto dal partito più votato e poi confermato attraverso una votazione in parlamento. I leader degli altri partiti principali hanno già detto di essere pronti ad assumere questo ruolo, mentre Omtzigt no. Nelle ultime settimane Omtzigt ha detto di essere stato sorpreso dal successo del suo partito e quindi dalla potenziale opportunità di diventare primo ministro, e sembra aver indicato la sua preferenza nel diventare invece il capogruppo del suo partito in parlamento.

Nonostante sia in politica da circa vent’anni e sia considerato un politico piuttosto scaltro, Omtzigt sta cercando di interpretare una richiesta di cambiamento che molti elettori ed elettrici nei Paesi Bassi sembrano avvertire come necessaria. In un sondaggio condotto a settembre del 2023 dall’istituto di ricerca e sondaggi IPSOS, solo il 33 per cento degli intervistati aveva detto di avere fiducia nella classe politica olandese, e il 72 per cento pensava che il paese stesse andando nella direzione sbagliata.

Omtzigt ha 49 anni ed entrò in politica nel 2003 dopo aver ottenuto un dottorato in economia nel Regno Unito e in Italia (parla diverse lingue, fra cui l’italiano). Per 18 anni fu deputato del partito dei conservatori liberali di Appello Cristiano Democratico, che lasciò nel 2021 dopo essere stato fra coloro che avevano rivelato un grosso scandalo sul sistema degli assegni famigliari che fece cadere il terzo governo Rutte.

La storia era iniziata nel 2012, quando l’allora governo Rutte aveva chiesto indietro a circa 20mila famiglie i sussidi mensili ricevuti come contributo alla crescita dei figli accusandole di frode. Dopo anni si era scoperto però che queste accuse non si basavano su delle prove, ma su un algoritmo che creava dei profili di rischio, che venivano poi usati per individuare le famiglie che più si avvicinavano a quelle condizioni. Metà famiglie erano formate da persone di origine straniera, molte delle quali negli anni si erano indebitate per risarcire il governo e in generale avevano gestito le accuse con grandissime difficoltà.

– Leggi anche: Lo scandalo dei sussidi del governo dei Paesi Bassi

Omtzigt ebbe un ruolo importante nello scoprire lo scandalo: condusse diverse interrogazioni parlamentari nei confronti del governo, di cui Appello Cristiano Democratico faceva parte, e scrisse un rapporto molto critico e articolato sul ruolo che il suo partito aveva avuto nel caso. Alle elezioni del 2021 che seguirono la caduta del governo, Omtzigt fu comunque candidato da Appello Cristiano Democratico e prese più di 340mila preferenze, più di qualsiasi altro politico che non fosse leader di un partito. Poco dopo però prese un congedo di quattro mesi per un burnout (sindrome di esaurimento psicofisico ed emotivo in ambito lavorativo) e tornò in parlamento come indipendente.

Omtzigt disse che per lui era impossibile continuare il suo lavoro all’interno di Appello Cristiano Democratico e che alcuni suoi colleghi di partito l’avevano definito «idiota», «psicopatico» e «malato». Già durante i negoziati post elezioni per formare un nuovo governo, un funzionario di Appello Cristiano Democratico era stato visto con in mano un foglio con la frase «Omtzigt: posizione altrove» che aveva fatto pensare a molti olandesi che i leader del partito volessero assegnargli un ruolo nelle istituzioni europee per allontanarlo dalle posizioni di rilievo nel governo nazionale.

Questo episodio non fece che accrescere la popolarità di Omtzigt e così, quando il quarto governo di Mark Rutte cadde a luglio del 2023 dopo non essere riuscito a mettersi d’accordo su una legge per regolare l’immigrazione, Omtzigt annunciò che si sarebbe candidato con un nuovo partito, riscuotendo subito molti consensi. Il suo partito ha lo stesso nome del libro-manifesto che aveva pubblicato nel 2021, Nuovo Contratto Sociale.

Sarah de Lange, politologa dell’Università di Amsterdam, ha detto al Guardian che Omtzigt è percepito dai suoi elettori come un uomo di «autenticità, principi e coerenza», un «difensore della gente comune contro gli abusi di potere da parte dello Stato». Fra le proposte più populiste del suo programma c’è quella di istituire un tribunale speciale per indagare sull’operato dei politici. Durante la sua campagna elettorale ha anche detto più volte di rifiutare donazioni superiori a 850 euro.

Il programma di Nuovo Contratto Sociale viene definito di centro, ma perché in sostanza unisce idee progressiste e conservatrici. Sull’economia Omtzigt sostiene delle idee tradizionalmente associate alla sinistra, come l’aumento delle tasse sui ricchi, il rafforzamento dei diritti dei lavoratori e l’aumento del salario minimo. In passato ha accusato la sinistra olandese di «essersi lanciata in un programma progressista dimenticando la classe operaia».

Allo stesso tempo, in un’intervista al Financial Times ha detto di essere un sostenitore delle politiche di destra in materia di «immigrazione e valori», senza però avvicinarsi a posizioni che ritiene estremiste. Ad esempio, ha detto che non si alleerebbe mai con il partito di estrema destra di Geert Wilders, Partito per la Libertà (PVV), ma è favorevole a ridurre molto sia gli ingressi di migranti con un permesso lavorativo sia i richiedenti asilo.

Secondo un recente sondaggio del quotidiano Algemeen Dagblad, la riduzione dell’immigrazione è il tema più importante per gli elettori olandesi, insieme al potere d’acquisto e al funzionamento del sistema sanitario. Nel 2022 i Paesi Bassi hanno ricevuto 37.020 richieste d’asilo, il numero più alto dal 2015: sono 2,1 ogni mille abitanti, l’Italia ne ha ricevute 1,4.

Un’altra proposta classificabile fra quelle più conservatrici è quella di ridurre i corsi universitari in inglese poiché, secondo Omtzigt e diversi altri politici olandesi, hanno portato nel paese troppi studenti internazionali che sfruttano il sistema universitario olandese gratuito e poi tornano a lavorare nei loro paesi d’origine, senza contribuire all’economia dei Paesi Bassi nel lungo termine. L’Associazione delle università dei Paesi Bassi ha recentemente definito questa proposta «ridicola» (era stata avanzata anche dall’ultimo governo Rutte).

Un manifesto elettorale con la faccia di Pieter Omtzigt all’Aia (AP Photo/Peter Dejong)

Riguardo al rapporto dei Paesi Bassi con l’Unione Europea, Omtzigt e il suo partito credono che le istituzioni europee dovrebbero adottare una politica più rigida sulla migrazione e più rigorosa sui conti pubblici: una posizione piuttosto comune per qualsiasi leader dei Paesi Bassi. Caspar Veldkamp, candidato con NSC e direttore della Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo, ha detto al sito di news Politico che «un sostegno temporaneo in casi speciali è concepibile, ma un flusso permanente di finanziamenti non è salutare e mina il sostegno all’integrazione europea in molti stati membri, come i Paesi Bassi».

– Leggi anche: I Paesi Bassi sono un problema per l’Europa?

Se dovesse vincere le elezioni, Omtzigt ha detto che potrebbe formare un governo sia con il Partito Popolare per la Libertà e la Democrazia (VVD), finora guidato da Mark Rutte e secondo nei sondaggi, sia con il cartello elettorale fra Partito Laburista e Sinistra verde (PvdA-GL). Nessuno dei due partiti ha escluso questa possibilità.

Riguardo ai suoi dubbi sul diventare primo ministro, Omtzigt ha spiegato che la posizione si concilierebbe male con il suo ruolo di padre di quattro figli che vivono a 200 chilometri dall’Aia e che diventare primo ministro potrebbe allontanarlo dal suo elettorato: in un’intervista ha detto che sarebbe più utile per lui «essere su un campo da calcio o in una chiesa o in una scuola, ogni tanto». Quando gli è stato chiesto se questa posizione avesse a che fare con il suo burnout, Omtzigt ha detto di essersi completamente ristabilito e di conoscere molto meglio i suoi limiti, cosa che però l’ha portato a scegliere di non partecipare ad alcuni dibattiti durante la campagna elettorale.

Tuttavia non ha chiarito se in tal caso proporrebbe per questo ruolo qualcuno di interno a Nuovo Contratto Sociale o se appoggerebbe l’elezione del leader di un altro partito, come per esempio la nuova leader di VVD Dilan Yeşilgöz-Zegerius, o l’ex vicepresidente della Commissione europea Frans Timmermans, leader dell’alleanza fra i laburisti e la sinistra verde, terza nei sondaggi.