Più un’idea è vecchia, più è probabile che durerà?

L’effetto Lindy teorizza che l'aspettativa di vita di una tecnologia aumenti proporzionalmente al tempo in cui rimane in circolazione

effetto Lindy
Il ristorante Lindy’s a Manhattan, New York, il 7 agosto 1958 (AP Photo/Marty Lederhandler)
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Giustificare o legittimare un certo modo di fare le cose adducendo come ragione il fatto che “si è sempre fatto così” è un’inclinazione abbastanza comune, molto spesso causa del perdurare di convinzioni errate, stereotipi e pregiudizi. Una logica di questo tipo, se portata all’estremo, negherebbe la possibilità di qualsiasi evoluzione. Nel caso delle tecnologie e delle idee esiste tuttavia un fenomeno che ricorda in parte questa prospettiva ed è noto come effetto Lindy.

Secondo la teoria dell’effetto Lindy l’aspettativa di vita di qualsiasi cosa che non sia deperibile aumenta in modo direttamente proporzionale alla sua età corrente, cioè al tempo in cui quella cosa è esistita. Le probabilità che una certa tecnologia o idea abbia una lunga aspettativa di vita, in altre parole, aumentano se quella tecnologia o idea è già in circolazione da molto tempo. È probabile, per esempio, che un certo libro in circolazione da secoli – i testi sacri – continui a rimanere in circolazione per secoli. Il fenomeno non si riscontra invece nel caso dei beni deperibili, dagli animali agli alberi agli edifici, la cui aspettativa di vita ovviamente si riduce man mano che il tempo passa.

L’origine del nome dell’effetto Lindy risale a un articolo pubblicato nel 1964 sulla rivista The New Republic dal giornalista e scrittore statunitense Albert Goldman, che faceva riferimento a un popolare ristorante a Broadway famoso per la cheesecake e perché «saputelli pelati e masticatori di sigari» si riunivano lì ogni sera per commentare gli spettacoli comici in programmazione. Secondo la loro teoria, scrisse Goldman, «l’aspettativa di carriera di un comico televisivo è proporzionale alla quantità di apparizioni totalizzate sullo stesso mezzo di comunicazione».

A dare notorietà e una formulazione più rigorosa all’effetto Lindy fu il saggista ed esperto di statistica libanese Nassim Nicholas Taleb in uno dei suoi libri più famosi, Antifragile, pubblicato nel 2012. Taleb scrisse che l’esempio di Goldman non poteva reggere, in termini rigorosi, perché nel caso dei comici l’aspettativa di carriera dipende evidentemente anche dall’età anagrafica. Dato che l’effetto poteva però valere per tecnologie e libri, trasse una diversa formulazione a partire da alcune osservazioni da lui condivise con il matematico franco-statunitense Benoit Mandelbrot, che aveva scritto dell’effetto Lindy nel 1982.

Taleb introdusse una distinzione tra ciò che è deperibile, come gli esseri umani e i singoli oggetti, e ciò che non ha una data di scadenza fisica ineludibile ed è quindi potenzialmente eterno. Un’automobile è deperibile, per esempio, ma la tecnologia che la rende possibile sopravvive da oltre un secolo: è probabile che quella tecnologia, per l’effetto Lindy, sopravviva per altrettanti anni in futuro. Un libro è deperibile, ma il suo contenuto no, ed è probabile che venga ristampato in futuro per un tempo uguale al tempo in cui quel testo è rimasto in circolazione. Se un negozio esiste da cinquant’anni, è probabile che continuerà le attività a lungo, anche grazie all’esibizione della sua longevità, sfruttata come garanzia di qualità e apprezzamento da parte dei clienti.

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«Per il deperibile, ogni giorno di vita in più si traduce in aspettativa di vita più breve. Per il non deperibile, ogni giorno di vita in più implica un’aspettativa di vita più lunga», scrisse Taleb. Uno spettacolo teatrale andato in scena a Broadway per cinque anni, per esempio, è probabile che rimanga in programmazione per altri cinque anni (il che ovviamente non esclude la possibilità che possa anche essere tolto dalla programmazione domani). Nel 1993, per spiegare un principio in parte collegato all’effetto Lindy, l’astrofisico statunitense Richard Gott predisse correttamente che dei 44 spettacoli in programmazione a Broadway quelli rimasti in cartellone più a lungo sarebbero durati di più, e quelli in scena da poco sarebbero durati di meno.

In generale, secondo la formulazione di Taleb dell’effetto Lindy, più una certa cosa non deperibile vive, più a lungo ci si può aspettare che viva. In un certo senso le cose che esistono da molto tempo non invecchiano allo stesso modo delle persone, ma al contrario. Se un libro è stato pubblicato per 50 anni, in varie edizioni, è ragionevole aspettarsi che rimarrà in catalogo per altri 50 anni. E ogni anno che passa senza che il libro esca dal catalogo, l’aspettativa di vita residua del libro aumenta.

Una delle più frequenti obiezioni alla teoria dell’effetto Lindy consiste nel citare controesempi di tecnologie inefficienti che oggi consideriamo non morte, ma comunque moribonde, dal telefono fisso alla carta stampata, e a cui difficilmente attribuiremmo un’aspettativa di vita molto lunga. È un genere di obiezione che proviene spesso dai fanatici delle nuove tecnologie, secondo Taleb, ma indica prima di tutto una scarsa familiarità con le nozioni probabilistiche: l’effetto Lindy non riguarda una particolare tecnologia, che magari mostri segni di una fine imminente, «bensì l’aspettativa di vita, che è semplicemente una media probabilistica».

Un altro errore molto frequente, che secondo Taleb attesta sia un problema logico che un pregiudizio, è credere che adottare una tecnologia giovane implichi comportarsi da giovani. «Tale errore porta a capovolgere l’importanza dei contributi generazionali, producendo l’illusione che l’apporto delle nuove generazioni sia superiore a quello delle vecchie: statisticamente, invece, i “giovani” non fanno quasi niente». Questa fallacia logica, scrisse Taleb, porta a credere che una tecnologia che esiste da molto tempo sia vecchia nel senso in cui definiamo vecchie le cose deperibili: una prospettiva del tutto priva di senso se applicata al caso di un oggetto la cui idea non subisce alcuna degenerazione fisica, come la ruota.

La maggior parte del progresso, secondo Taleb, tende a provenire dalle persone giovani «grazie alla loro relativa autonomia dal sistema e al coraggio di agire che le persone più in là con gli anni perdono man mano che rimangono intrappolate nella vita». Ma per l’effetto Lindy sono tendenzialmente proprio le persone più giovani a proporre idee fragili: «non perché sono giovani, ma perché la maggior parte delle idee “non stagionate” è fragile».

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