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  • Sabato 21 ottobre 2023

Le due donne statunitensi liberate da Hamas

Sono Judith e Nathalie Raanan, abitano a Chicago ma il 7 ottobre erano in Israele per il compleanno di una parente: sono state rilasciate venerdì

Judith e Nathalie Raanan (Famiglia Ranaan via AP)
Judith e Nathalie Raanan (Famiglia Ranaan via AP)
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Venerdì sera il gruppo radicale palestinese Hamas ha liberato per la prima volta due persone prese in ostaggio lo scorso 7 ottobre durante l’attacco senza precedenti compiuto contro Israele: sono due donne statunitensi, Judith e Natalie Raanan, madre e figlia rispettivamente di 59 e 17 anni. Sono state consegnate all’esercito israeliano sul confine tra la Striscia di Gaza e Israele, e sono poi state portate in una base militare dove hanno rivisto i familiari e parlato al telefono con il presidente statunitense Joe Biden. La loro liberazione è stata mediata dal Qatar, anche se al momento non è chiaro quale ruolo il paese abbia avuto nelle trattative. Una fonte rimasta anonima ha detto al New York Times che Hamas non avrebbe chiesto nulla in cambio del rilascio delle due donne, ma non ci sono conferme ufficiali.

Judith e Nathalie Raanan abitano nella città di Evanston, nella periferia nord di Chicago, nello stato americano dell’Illinois. Judith Raanan, la madre, è però nata a Holon, una città circa 10 chilometri a sud di Tel Aviv, e ha vissuto per diversi anni in Israele prima di trasferirsi negli Stati Uniti. A Chicago frequenta la comunità ebraica locale e lavora come tecnico sanitario, mentre nel tempo libero si dedica alla pittura. Nathalie Raanan invece si è da poco diplomata, e aveva deciso di prendere un anno sabbatico per capire come proseguire i suoi studi.

A settembre le due erano partite per un viaggio in Israele per festeggiare il diploma di maturità della figlia e visitare alcuni parenti che abitano nel paese, tra cui la sorella minore e il fratello maggiore di Judith Raanan. Il 7 ottobre, il giorno del feroce attacco di Hamas contro Israele, le due donne si trovavano nel kibbutz di Nahal Oz, a pochi chilometri dalla Striscia di Gaza, per festeggiare l’ottantacinquesimo compleanno della madre di Judith, Tamar Levitan (la nonna di Nathalie). Il quotidiano israeliano Haaretz ha raccontato che alloggiavano in un appartamento molto vicino al confine con Gaza.

Levitan ha raccontato ad Haaretz che il 7 ottobre ha cominciato a sentire il suono dei razzi lanciati da Hamas contro Israele alle 6:10 di mattina. I miliziani di Hamas avevano raggiunto Nahal Oz poco dopo, e gli abitanti avevano ricevuto dei messaggi che li invitavano a «chiudere la porta, le finestre, le persiane» e andare nella safe room della propria casa, perché c’erano dei «terroristi nella zona».

– Leggi anche: In Israele le “safe room” sono la norma

Levitan aveva provato a informare la figlia, che però non usava il telefono perché il 7 ottobre era sabato, il giorno sacro per la religione ebraica in cui i credenti osservano il riposo. Aveva parlato allora per messaggio con Nathalie, la nipote, dicendole che quello che stava succedendo era «più importante dello Shabbat», ossia la celebrazione del sabato. Levitan aveva poi perso i contatti con le due donne.

L’esercito israeliano era arrivato nel kibbutz nel pomeriggio e aveva iniziato a evacuare tutti i residenti, ma Judith e Nathalie non si erano presentate al punto di ritrovo. Le porte del loro appartamento erano rotte, c’erano vestiti per terra ma nessuna macchia di sangue: «Abbiamo capito che erano state rapite», ha detto Levitan ad Haaretz.

Alcuni membri della comunità ebraica di Evanston, frequentata da Judith Raanan (AP Photo/Charles Rex Arbogast)

La famiglia e la comunità ebraica che Judith frequentava in Illinois si erano attivate immediatamente per cercare di liberare le due donne: avevano informato l’ambasciata statunitense in Israele, pur con una certa difficoltà, dato che i miliziani di Hamas avevano portato via anche i passaporti delle due donne. Poi avevano contattato membri del Congresso, consegnato campioni di DNA e parlato con l’esercito israeliano. Il fratello di Judith Raanan, che vive in Israele, aveva anche parlato in videochiamata con Biden.

Al di là dei contatti con le autorità, la famiglia Raanan non ha avuto contatti diretti con le due donne rapite per quasi due settimane, fino al momento della loro liberazione.

Judith e Nathalie Raanan sono due delle oltre 200 persone prese in ostaggio da Hamas, tra cui 20 minorenni. Venerdì il gruppo ha fatto sapere che la maggior parte di loro è ancora viva, e dopo il rilascio delle due donne è probabile che gli sforzi diplomatici si intensifichino per liberare quante più persone possibili.