Il tribunale di Milano ha stabilito che Deliveroo e Uber Eats debbano versare i contributi arretrati ai rider

(EPA/ANDY RAIN)
(EPA/ANDY RAIN)

Venerdì una sentenza del tribunale di Milano ha imposto alle società di consegne a domicilio Deliveroo e Uber Eats di versare all’INPS (Istituto nazionale della previdenza sociale) decine di milioni di euro di contributi arretrati per i rider. Per anni i rider erano stati considerati dai datori di lavoro come lavoratori autonomi, ma una sentenza del 2021 aveva stabilito che andassero inquadrati con contratti di collaborazione, che garantiscono ai rider tutele in materia di sicurezza del lavoro, il diritto a periodi di ferie e di malattia, e appunto il versamento dei contributi.

I contributi riguardano il periodo dal 2016 al 2020 per Deliveroo e il 2020 per Uber Eats, non più attiva in Italia. Includono contributi, interessi e sanzioni nei rapporti con l’INPS e con l’INAIL (Istituto nazionale assicurazione infortuni sul lavoro), da calcolare in base alle ore effettivamente lavorate in quei periodi da ciascun rider.

Secondo la sentenza del 2021 della procura di Milano i lavoratori di aziende di consegne a domicilio sono pienamente inseriti nell’organizzazione quotidiana del lavoro e vengono coordinati a distanza, quindi il loro lavoro è da considerare più continuativo che indipendente: con tutte le tutele connesse a un lavoro dipendente. Sia Deliveroo che Uber Eats hanno detto di non essere d’accordo con la decisione del tribunale di Milano e che faranno ricorso in appello.

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