• Mondo
  • Martedì 10 ottobre 2023

Come ci sono finiti 43 malaysiani a fare truffe telefoniche in Perù

Erano stati attirati nel paese da un gruppo criminale con un'offerta di lavoro, ma poi era stato sottratto loro il passaporto

Alcune delle persone malaysiane soccorse in Perù (Ministero dell'Interno peruviano)
Alcune delle persone malaysiane soccorse in Perù (Ministero dell'Interno peruviano)

Il ministro degli Esteri malaysiano ha detto che sabato un’operazione della polizia peruviana ha portato alla scoperta di una grossa rete di trafficanti di esseri umani: le vittime erano 43 cittadini della Malaysia e uno di Taiwan, che erano stati attirati in Perù con la promessa di un lavoro ben retribuito in un casinò. Quando erano arrivati nel paese erano stati ritirati loro i passaporti, ed erano stati obbligati a compiere truffe telefoniche, contattando altre persone malesi fingendosi funzionari giudiziari o di polizia per richiedere versamenti di denaro, un tipo di frode chiamato “truffa Macao”.

Le vittime lavoravano solo di notte, vivevano in spazi molto ristretti per il loro numero e veniva dato loro solo un pasto al giorno. Dopo il loro recupero, hanno incontrato il personale dell’ambasciata malaysiana in Perù, che le ha trovate in buone condizioni. Le persone erano arrivate nella capitale peruviana Lima a settembre.

Una volta arrivate in Perù, alle vittime era stato sottratto il passaporto ed era stato impedito di comunicare con i propri familiari. L’operazione di polizia è stata avviata dopo che due donne del gruppo erano riuscite a scappare e allertare le autorità peruviane. Sei persone taiwanesi e due peruviane sono state arrestate: gli organizzatori della truffa sono i membri del gruppo criminale taiwanese noto come Red Dragon. Dalla casa in cui si trovavano le vittime sono stati sequestrati anche quasi 10mila dollari (circa 9.400 euro), oltre a decine di telefoni e carte di credito.

Gli attivisti e le autorità malaysiane sostengono che centinaia di persone della Malaysia vengano attirate con offerte di lavoro in paesi del Sudest asiatico come Myanmar, Thailandia, Cambogia e Laos, per finire obbligate a truffare persone online con finte storie d’amore o frodi con le criptovalute.