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  • Martedì 10 ottobre 2023

La nuova puntata di Altre Indagini

Sul sequestro dell'Achille Lauro e la crisi di Sigonella tra Italia e Stati Uniti, per le persone abbonate al Post

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Da oggi sono disponibili per abbonate e abbonati del Post i due nuovi episodi di Altre Indagini, il podcast con cui Stefano Nazzi ogni due mesi racconterà una grande storia di cronaca italiana, estendendo il lavoro che fa ogni mese con il podcast Indagini. La nuova storia di Altre Indagini è quella del sequestro della nave da crociera italiana Achille Lauro e della crisi di Sigonella, tra Italia e Stati Uniti.

Le puntate di Altre Indagini sono disponibili solo sull’app del Post per le persone abbonate: un modo per ringraziarle per la loro partecipazione al progetto del Post e per permettere che il Post possa continuare a fare il suo giornalismo in modo gratuito per tutte e tutti. Se vuoi ascoltarle puoi abbonarti qui.

Mare Mediterraneo – Sigonella, 7-12 ottobre 1985
Il 7 ottobre 1985, verso le 12:30, una nave da crociera italiana, la Achille Lauro, venne dirottata mentre navigava al largo delle coste egiziane da quattro militanti palestinesi armati. A bordo in quel momento c’erano 344 membri dell’equipaggio e 210 passeggeri mentre 544 persone erano sbarcate al Cairo e dovevano tornate a bordo in serata, a Port Said.

I quattro dirottatori dichiararono di essere membri del Fronte di Liberazione della Palestina, movimento palestinese dissidente in contrasto con la leadership di Yasser Arafat, e chiesero la liberazione di circa 50 palestinesi detenuti in Israele. Iniziarono giorni di trattative, minacce da parte dei dirottatori, pressioni statunitensi per un intervento armato. Infine – grazie alla mediazione promossa dal governo italiano e favorita anche da Arafat – i quattro dirottatori liberarono la nave a Port Said, in Egitto, con la garanzia di un salvacondotto ricevuta dall’Italia e la promessa di potersi spostare dall’Egitto in un altro paese arabo.

La nave da crociera italiana liberata Achille Lauro nel porto di Port Said, giovedì 10 ottobre 1985 (AP Photo)

I dirottatori, i mediatori palestinesi e alcuni funzionari e militari egiziani partirono dall’Egitto in direzione di Tunisi, ma l’aereo su cui viaggiavano fu dirottato da caccia americani e fatto atterrare nella base NATO di Sigonella, in Sicilia. Dopo la liberazione della nave si era scoperto che durante il sequestro era stato ucciso e buttato in mare il cittadino statunitense di religione ebraica Leon Klinghoffer, e per questo gli Stati Uniti avevano deciso di opporsi agli accordi trovati con i dirottatori.

Quando l’aereo atterrò a Sigonella il governo italiano impedì ai militari statunitensi di arrestare i dirottatori (che furono arrestati dall’Italia) e i mediatori (a cui fu invece permesso di lasciare il paese), inviando carabinieri italiani a protezione dell’aereo e provocando una crisi diplomatica con gli Stati Uniti.

La crisi di Sigonella ebbe conseguenze politiche e diplomatiche importanti. Il governo italiano presieduto da Bettino Craxi fu accusato di doppiezza dalla stampa americana e da molti membri dell’amministrazione di Washington che imputarono agli italiani la responsabilità di aver fatto fuggire un terrorista, Abu Abbas, che si scoprì poi essere stato l’ideatore del sequestro della nave. In Italia le reazioni furono invece opposte. Bettino Craxi visse un periodo di grande popolarità, indicato dalla maggioranza della stampa e dell’opinione pubblica come colui che non si era piegato alla prepotenza degli Stati Uniti.