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  • Giovedì 5 ottobre 2023

Gli enormi Mondiali di cricket in India

È iniziato l'atteso torneo del secondo sport più seguito al mondo, che finirà tra oltre un mese allo stadio Narendra Modi di Ahmedabad: e già questo dice molto

Virat Kohli, uno dei capitani della Nazionale indiana di cricket (Robert Cianflone/Getty Images)
Virat Kohli, uno dei capitani della Nazionale indiana di cricket (Robert Cianflone/Getty Images)

Nel cricket, lo sport antenato del baseball diffuso perlopiù nei paesi del Commonwealth britannico, esistono tre diverse Coppe del Mondo, una per ciascuno dei tre formati di gioco. Il “test cricket” è considerato il formato tradizionale: si gioca fin dal 1877 e le partite si svolgono nell’arco di cinque giorni. È ritenuto il cricket dei puristi ma proprio per la sua durata non è facile da seguire nemmeno per gli appassionati. Anche per questo la Coppa del Mondo di questo formato esiste soltanto dal 2019. Il formato opposto al test cricket è il Twenty20 (T20), introdotto nel 2005 per far rimanere un gioco già di per sé complicato al passo con i tempi: le partite infatti si concludono in circa tre ore.

Tra questi due formati c’è il One Day International, in cui le partite si concludono in un giorno e durano all’incirca dalle sei alle otto ore. Fu introdotto negli anni Settanta e mette d’accordo gli appassionati per come unisce una durata di gioco ragionevole con l’idea di gioco originale. È anche il formato con la Coppa del Mondo più longeva e importante, dato che si gioca ogni quattro anni fin dal 1975. La tredicesima edizione sta iniziando proprio in questi giorni ed è particolarmente significativa perché si gioca in India, dove il cricket gode di una popolarità che non ha paragoni altrove.

Per la prima volta nella storia, l’India ospiterà la Coppa del Mondo senza condividerla con altri paesi. Il torneo durerà più di un mese e si disputerà in dieci città omogeneamente distribuite da nord a sud. Si giocherà ovviamente nelle città più grandi e conosciute come Nuova Delhi, Mumbai e Bangalore, ma anche in luoghi suggestivi come Dharamsala, città vicina ai confini con Pakistan e Cina il cui stadio è circondato dalle vette dell’Himalaya. La collocazione dei campi in un paese così vasto è inoltre piuttosto rilevante ai fini del gioco anche perché influirà molto sul clima e sulle condizioni dei terreni.

Lo stadio del cricket a Dharamsala (Getty Images)

Nonostante sia stato inventato in Inghilterra e portato in India nel periodo coloniale, la passione per il cricket in India non ha eguali nel resto del mondo. Questo si deve principalmente alle caratteristiche del paese, il settimo più grande al mondo per superficie e il più popolato insieme alla Cina. Gli indiani sono oltre 1 miliardo e 300 milioni e per forza di cose diversità e divisioni socio-culturali tra di loro sono numerosissime: ma se c’è una cosa che accomuna gli indiani più delle altre, questa è il cricket.

Cinque dei dieci maggiori stadi di cricket al mondo si trovano in India e la passione locale per lo sport fa sì che il campionato nazionale, la Indian Premier League (che si giocano nel formato T20), sia il migliore e anche il più ricco, tanto da attirare nel paese i migliori giocatori inglesi, sudafricani, australiani e neozelandesi.

Per le Nazionali straniere andare a giocare in India è un’esperienza unica. La folla in cui si trovano immerse fin dal loro arrivo è smisurata se paragonata agli altri paesi del cricket e alla lunga asfissiante, tanto da diventare spesso incontrollabile. Accade per esempio che i tifosi riescano a eludere facilmente le misure di sicurezza nei ritiri delle squadre e nella confusione generale vadano a bussare direttamente alle camere dei giocatori in cerca di foto e autografi.

L’ex allenatore dell’Australia Justin Langer descrisse così l’esperienza: «È dura giocare in India perché le condizioni sono sempre sconosciute. Il ruggito che senti quando sbagli ti ricorda sempre che sei nei guai. È un posto dove succedono cose strane, che non ti riesci a spiegare bene». È anche per questo motivo che la Nazionale indiana viene spesso descritta come «la forza della natura del cricket».

La folla allo stadio di Ahmedabad per le finali del campionato indiano (Pankaj Nangia/Getty Images)

In questa Coppa del Mondo, oltre all’India che è ritenuta la grande favorita, parteciperanno i campioni in carica dell’Inghilterra, i grandi rivali del Pakistan e poi Australia, Afghanistan, Bangladesh, Sri Lanka, Nuova Zelanda, Sudafrica e Paesi Bassi. Sempre per la prima volta mancheranno le cosiddette Indie occidentali, una nazionale storicamente molto competitiva che esiste solo nel cricket e riunisce tredici paesi e territori non sovrani caraibici, ma che non si è qualificata per questa edizione.

Per l’impatto che il cricket ha nella popolazione indiana, il governo e in particolare il primo ministro Narendra Modi sono molto coinvolti nell’organizzazione di questa Coppa del Mondo: alcuni in India ritengono che lo siano eccessivamente. In questi giorni, per esempio, viene spesso citata una curiosità: nel 2021 lo stadio principale fra i dieci che ospiteranno la manifestazione, quello di Ahmedabad (che con 130mila posti è il secondo impianto più grande al mondo), è stato intitolato proprio a Modi, che in passato fu a capo del comitato del cricket nello stato di Gujarat, di cui è originario e di cui Ahmedabad è il capoluogo.

Narendra Modi con il primo ministro australiano Anthony Albanese lo scorso marzo ad Ahmedabad (Robert Cianflone/Getty Images)

Di norma gli stadi vengono intitolati postumi alle figure politiche, mentre in questo caso Modi non solo è in vita, ma è ancora saldamente in carica e per giunta in corsa per la terza rielezione con il Bharatiya Janata Party (BJP), il suo partito, nazionalista e conservatore. Ad aprile del prossimo anno ci saranno infatti le elezioni politiche: è per questo motivo che la Coppa del Mondo viene descritta come una specie di “campagna elettorale gratuita” per Modi, anche perché durerà oltre un mese. Il Guardian ha scritto: «Si tratta di una campagna politica aggressiva, una manifestazione elettorale di sei settimane prima delle prossime elezioni in un paese in cui la squadra nazionale dello sport nazionale sembra sia stata assimilata dal partito al potere».

Pochi giorni fa anche l’Economist ha pubblicato un articolo simile, dal titolo: «Modi ha sequestrato e politicizzato il cricket indiano».

In tutto questo Modi viene descritto da tempo come il leader politico indiano con più potere degli ultimi cinquant’anni. È in carica dal 2014 e da allora ha aumentato i consensi quasi a ogni elezione tenuta nel paese. Il suo potere sempre maggiore gli ha permesso tra le altre cose di avviare alcune delle politiche considerate più problematiche e allo stesso tempo funzionali all’idea della «nuova India», su cui è basata la sua azione politica di stampo nazionalista, induista e conservatore. Più di recente si è parlato di come il suo governo abbia bloccato l’accesso a internet come in nessun altro paese al mondo e i partiti di opposizione lo accusano da tempo di autoritarismo e limitazione della libertà di stampa.

– Leggi anche: Gli Stati Uniti provano a inserirsi nel cricket