Il re di Spagna ha dato l’incarico di formare un governo al leader del Partito Socialista Pedro Sánchez, dopo che Alberto Núñez Feijóo non era riuscito a ottenere la fiducia

(EPA/FERNANDO ALVARADO/POOL)
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Martedì il re di Spagna Felipe VI ha dato l’incarico di formare un nuovo governo a Pedro Sánchez, leader del Partito Socialista (PSOE) e primo ministro uscente, dopo che il leader del Partito Popolare (PP) Alberto Nuñez Feijóo non era riuscito a ottenere la fiducia del parlamento. Sánchez ha detto che mercoledì comincerà le negoziazioni con i vari partiti, in modo da trovare un accordo il prima possibile.

Per ottenere la fiducia alla prima votazione sono necessari i voti di almeno 176 parlamentari, ossia la metà più uno dei 350 membri del Congresso: al momento Sánchez può contare sui 121 voti dei deputati del suo partito, a cui spera di aggiungere quelli degli altri partiti di centrosinistra, come Sumar, e di altri piccoli partiti baschi e catalani. Da mesi però i negoziati del PSOE ruotano soprattutto intorno a Junts per Catalunya (detto più semplicemente Junts: significa “Uniti per la Catalogna”), un partito indipendentista catalano di centrodestra guidato da Carles Puigdemont, che dopo le elezioni si è sorprendentemente ritrovato in un ruolo decisivo per determinare la formazione del governo.

Alle elezioni dello scorso 23 luglio il PP era stato il partito più votato. Inizialmente quindi il re aveva dato a Feijóo l’incarico di formare un governo ma i suoi tentativi non avevano avuto successo, come ampiamente previsto. Per questo il re ha ora dato l’incarico a Sánchez: se riuscirà a trovare un accordo con gli indipendentisti e con gli altri partiti di centrosinistra dovrebbe ottenere 178 voti favorevoli, sufficienti per essere eletto primo ministro già alla prima votazione. Altrimenti, alla seconda votazione è sufficiente ottenere più voti favorevoli che contrari.

La data ultima per formare un nuovo governo è il 27 novembre, altrimenti si tornerà a votare.