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  • Lunedì 2 ottobre 2023

C’è confusione sullo “ius soli sportivo”

Le regole sul tesseramento dei minori stranieri nelle società sportive italiane non sono state abolite, come era stato detto negli ultimi giorni, ma qualcosa è effettivamente cambiato

(ANSA/FLAVIO LO SCALZO)
(ANSA/FLAVIO LO SCALZO)
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Nel fine settimana diversi giornali, soprattutto locali, hanno raccontato la storia di una piccola società calcistica di Reggio Emilia che sarebbe stata costretta a ritirare la sua squadra dal campionato provinciale esordienti (la categoria per ragazzi tra i dieci e i dodici anni) a causa della presunta abrogazione del cosiddetto “ius soli sportivo”, la legge che permette e facilita il tesseramento dei minori stranieri presso le società sportive anche senza la cittadinanza italiana. La notizia dell’abrogazione era iniziata a circolare con insistenza dopo un articolo pubblicato venerdì sul Resto del Carlino, ma lo “ius soli sportivo” non è stato eliminato: sono state introdotte invece delle nuove norme procedurali che lo hanno modificato causando fraintendimenti ed equivoci.

Lo ius soli sportivo è legge dal 2016. Come spiega il Comitato olimpico (CONI), nello specifico prevede la possibilità per i minori stranieri regolarmente residenti in Italia «almeno dal compimento del decimo anno di età» di essere tesserati presso le federazioni sportive «con le stesse procedure previste per il tesseramento dei cittadini italiani».

Nel suo articolo di venerdì il Resto del Carlino diceva che l’abrogazione era diventata effettiva dallo scorso primo luglio. Descriveva inoltre la situazione del Progetto Aurora, società che sosteneva che le nuove regole le avessero impedito di iscrivere al campionato la sua squadra esordienti. L’articolo iniziava con questo virgolettato attribuito al responsabile della società: «La Federazione non ha tesserato otto nostri ragazzini perché extracomunitari nonostante siano nati e cresciuti in Italia. Siamo stati costretti a ritirare la squadra dal campionato». Come detto, però, lo ius soli sportivo non era stato abrogato, e la mancata iscrizione era avvenuta per altre ragioni.

L’articolo, infatti, citava anche il vero motivo del mancato tesseramento: cioè alcuni ritardi nelle comunicazioni che sarebbero avvenuti a causa delle modifiche procedurali introdotte di recente. «Se la normativa è questa e se avessimo avuto il tempo, ci saremmo adattati come lo abbiamo sempre fatto. Il problema è che ci è arrivata quando stavano partendo i campionati» ha spiegato il responsabile della società al TG regionale della Rai.

Queste modifiche procedurali contenute nel decreto legislativo 36/2021, la cosiddetta “riforma dello sport” entrata in vigore gradualmente negli ultimi tre anni, hanno trasferito dai comitati dilettantistici locali a quello centrale di Roma la supervisione sui tesseramenti dei minori stranieri, anche per rispettare le recenti norme internazionali che salvaguardano l’impiego e gli eventuali trasferimenti all’estero dei minori extracomunitari. Le modifiche hanno prolungato quindi le tempistiche e sono state prese di fatto come un’abrogazione dello ius soli sportivo — come si può leggere in alcuni documenti dei comitati dilettantistici — nonostante fossero state introdotte in un testo che facilitava l’integrazione. Ad oggi, inoltre, non risultano altri casi come quelli del Progetto Aurora, nonostante la stagione sportiva sia iniziata in tutta Italia.

Sulla questione si attendono comunque chiarimenti sia dalla Federcalcio che dal governo, perché queste incomprensioni sembra siano state causate da una certa confusione legislativa. Sabato scorso Mauro Berruto, parlamentare e coordinatore del “Dipartimento sport” del Partito Democratico, ha presentato subito un’interrogazione al ministro per lo Sport e i Giovani Andrea Abodi per chiarire la vicenda.

Da quanto si legge nel testo della riforma dello sport a cui vengono attribuite le origini di questi equivoci, l’integrazione sportiva dei minorenni senza cittadinanza non risulterebbe affatto abrogata, ma anzi facilitata dalla presenza di un unico requisito: la dimostrazione di un anno di frequenza scolastica, cosa che di fatto estenderebbe a tutti i minori l’applicazione dello ius soli sportivo. Nel testo si legge: «I minori di anni diciotto che non sono cittadini italiani, anche non in regola con le norme relative all’ingresso e al soggiorno, possono essere tesserati presso società o associazioni affiliate alle Federazioni se iscritti da almeno un anno a una qualsiasi classe dell’ordinamento scolastico». Lo stesso testo prevede inoltre che al compimento del diciottesimo anno di età il tesseramento “scolastico” resti valido fino al completamento delle eventuali procedure per l’acquisizione della cittadinanza.

– Leggi anche: La promozione dello sport nella Costituzione