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  • Lunedì 18 settembre 2023

L’Ucraina sta attaccando la Crimea, perché?

Vuole colpire strutture e obiettivi militari che la Russia ha ammassato nella penisola, e nel lungo periodo tagliare le linee di collegamento con il territorio russo

Un attacco ucraino nel porto di Sebastopoli a inizio settembre (Sevastopol Governor Mikhail Razvozhaev telegram channel via AP)
Un attacco ucraino nel porto di Sebastopoli a inizio settembre (Sevastopol Governor Mikhail Razvozhaev telegram channel via AP)
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Nelle ultime settimane l’esercito ucraino ha aumentato i propri attacchi a distanza contro la Crimea, la penisola nel mar Nero che la Russia ha occupato e annesso illegalmente nel 2014. L’ultimo attacco è di domenica: l’esercito russo ha detto di aver sventato un attacco coordinato di droni nella parte orientale della penisola. La settimana scorsa, poi, alcuni attacchi riusciti da parte dell’Ucraina hanno provocato grossi danni alla flotta russa del mar Nero ancorata nel porto di Sebastopoli e alle infrastrutture militari della penisola.

Questi attacchi sono aumentati in numero e intensità ormai da fine agosto: l’Ucraina vuole aumentare la pressione militare sulla Crimea, che è un’area strategica per la Russia e ha anche un grande valore simbolico. Sul lungo periodo, l’obiettivo è tagliare tutte le linee di collegamento tra la Crimea e il resto della Russia, cosa che avrebbe effetti gravissimi sulle manovre e sull’approvvigionamento dell’esercito russo che combatte nel sud dell’Ucraina. È un obiettivo piuttosto difficile da raggiungere: dopo un breve avanzamento nelle scorse settimane, al momento la controffensiva ucraina nel sud del paese è di fatto ferma.

Alcuni degli attacchi più intensi sono avvenuti la settimana scorsa. Andando a ritroso: giovedì gli ucraini hanno fatto un attacco combinato di droni e missili a lungo raggio per distruggere un sistema di difesa aerea S-400 – il più avanzato a disposizione dell’esercito russo – vicino a Yevpatoria, nell’ovest della Crimea. Mercoledì hanno distrutto due navi militari ormeggiate nel porto di Sebastopoli. Lunedì l’Ucraina ha annunciato di aver riconquistato alcune piattaforme gasifere e petrolifere nel mar Nero, dove si ritiene che la Russia avesse installato basi di lancio per missili.

Nelle scorse settimane ci sono stati ulteriori attacchi di questo tipo: un altro sistema missilistico S-400 era già stato distrutto ad agosto, e sono stati colpiti anche depositi di petrolio e basi radar.

Questi attacchi a distanza contro la Crimea hanno al momento due funzioni. La prima è di colpire le strutture e i mezzi militari che la Russia ha accumulato in Crimea. Per la sua posizione estremamente favorevole e la sua vicinanza al fronte sud della guerra, dall’inizio dell’invasione la Crimea è stata usata dalla Russia per ammassare armi, mezzi e truppe, ed è di fatto uno dei principali snodi logistici dello sforzo bellico russo. Inoltre il porto di Sebastopoli è storicamente la sede della flotta russa del mar Nero. Riuscire a colpire alcuni obiettivi di alto livello in Crimea può avere un valore non trascurabile anche dal punto di vista militare. Per esempio, si ritiene che in tutto la Russia abbia in Crimea sei sistemi missilistici S-400: averne persi due è un danno grave.

Ben Barry, un ricercatore del centro studi britannico Institute for Strategic Studies, ha scritto di recente che gli attacchi dell’Ucraina contro la Crimea «hanno mostrato alcuni segnali di successo nell’ostacolare le operazioni militari russe».

L’altro obiettivo è di aumentare la pressione sull’esercito russo presente in Crimea e sulla sua popolazione civile. Dall’inizio dell’invasione l’esercito russo ha potuto usare indisturbato la Crimea come base logistica per i propri mezzi e soldati. Ma se la penisola diventa un potenziale obiettivo militare, le manovre militari russe saranno molto più lente e complicate.

Tutto questo non vuol dire che l’Ucraina sia vicina a conquistare la Crimea, e nemmeno che sia vicina al suo obiettivo minimo di tagliare le linee di collegamento tra la penisola e la Russia.

La Crimea è collegata alla Russia in due modi: a nord via terra, dove si collega con quella parte di territorio ucraino occupata dai russi, e a est tramite il ponte di Kerch. L’esercito ucraino ha tentato più volte di distruggere il ponte con attacchi a distanza, per ora inutilmente: alcuni attacchi sono riusciti, ma il ponte è sempre stato riparato piuttosto rapidamente dalla Russia.

Tagliare il collegamento a nord, riconquistando la città di Melitopol, è uno degli obiettivi principali della controffensiva ucraina in corso dall’inizio dell’estate. Il problema è che la controffensiva è di fatto ferma. All’inizio di settembre gli ucraini erano riusciti a sfondare la prima linea di difesa russa, ma dopo un primo e promettente avanzamento si sono di nuovo fermati: la Russia è riuscita a inviare rinforzi quasi immediatamente, bloccando l’avanzata ucraina.

Le cose vanno un po’ meglio a est, dove il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha appena annunciato la conquista di Klishchiivka, un piccolo paesino nei dintorni di Bakhmut.