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  • Lunedì 11 settembre 2023

L’ennesimo tentativo di uccidere un’orsa in Trentino

Il TAR ha sospeso l'ultimo di una serie di decreti firmati dal presidente della provincia per abbattere gli animali “problematici”

orso
(John Moore/Getty Images)
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Lunedì mattina il tribunale amministrativo regionale di Trento (TAR) ha sospeso il decreto di abbattimento dell’orsa F36 firmato la scorsa settimana dal presidente della provincia autonoma Maurizio Fugatti. I giudici hanno accolto il ricorso presentato dall’associazione animalista Leal, che negli ultimi mesi insieme ad altre associazioni si è opposta a diversi tentativi della provincia di uccidere due orse e un orso: l’orsa JJ4, l’orso MJ5 e infine l’orsa F36, di cui è stata consentita solo la cattura e non l’abbattimento.

La giunta della provincia autonoma di Trento, e in particolare il presidente Fugatti, sostengono che sia necessario intervenire per regolare la presenza sul territorio degli orsi bruni “problematici”, cioè quelli che hanno perso la naturale diffidenza nei confronti delle persone e che in più occasioni si sono avvicinati ai centri abitati, hanno danneggiato infrastrutture o si sono dimostrati pericolosi aggredendo qualcuno. La soluzione scelta dalla provincia a questo problema è anche la più drastica, cioè uccidere gli esemplari in questione.

– Leggi anche: Quanto sono pericolosi gli orsi?

La convivenza tra gli orsi e gli abitanti del Trentino è una questione discussa da molti anni, ma il dibattito è diventato più intenso e teso dallo scorso marzo e soprattutto da aprile, quando l’orsa JJ5 ha aggredito e ucciso Andrea Papi nel primo caso di morte di una persona dovuta a un orso in Italia. Andrea Papi, un ragazzo di 26 anni di Caldes, in provincia di Trento, era stato ucciso il 5 aprile nei boschi della zona mentre stava tornando da una corsa sul monte Peller. Il suo corpo era stato ritrovato dopo alcune ore di ricerche e aveva segni compatibili con l’aggressione di un orso. L’autopsia aveva poi confermato le cause della morte: il corpo presentava graffi, segni di un morso al braccio, ferite profonde al torace e al collo causate dall’orsa JJ4.

Domenica 5 marzo, invece, l’orso MJ5 aveva aggredito Alessandro Cicolini, 39 anni, colpito alla testa e a un braccio mentre stava passeggiando con il proprio cane a monte del centro abitato di Pracorno in val di Rabbi, a circa 1.800 metri di quota. Fugatti aveva firmato i decreti per abbattere entrambi gli orsi, e le organizzazioni in difesa dei diritti degli animali si erano rivolte ai tribunali per impedirlo.

A luglio il Consiglio di Stato, il secondo grado della giustizia amministrativa, ha dato ragione alle associazioni ambientaliste che avevano presentato il ricorso contro i decreti della provincia. I giudici hanno definito il provvedimento di abbattimento «sproporzionato» e «non coerente» sia con le leggi nazionali che con quelle europee, che imporrebbero prima di arrivare all’abbattimento una valutazione accurata di misure intermedie come la cattività.

Oltre a opporsi all’uccisione dei due orsi, le associazioni si sono mosse per trovare un’alternativa: il trasferimento dell’orsa JJ4 nel Libearty Bear Sanctuary, un parco naturale a Zarnesti, in Romania. Il ministero dell’Ambiente ha inviato una richiesta di autorizzazione alla commissione rumena per la protezione dei monumenti naturali (CMN), che ha dato il suo assenso al trasferimento. L’orsa JJ4 è stata catturata e trasferita nel centro faunistico del Casteller, vicino a Trento, dove si trova tuttora, mentre MJ5 è ancora in libertà.

Nonostante il chiaro orientamento dei giudici del tribunale amministrativo regionale e del Consiglio di Stato, la scorsa settimana il presidente della provincia autonoma di Trento ha firmato un nuovo decreto di abbattimento per un’altra orsa, chiamata F36. Lo ha fatto senza pubblicizzare la notizia, come era successo per gli altri due casi.

Nel decreto si legge che F36 ha sei anni, quindi è un esemplare giovane, e si muove in un’area di 92 chilometri quadrati compresa tra la val di Borzago e la valle di Boino. Nel 2018 le era stato messo un microchip e un radio collare per scopi di ricerca, poi rimosso. Fino allo scorso luglio F36 non aveva mai dato problemi. Il 30 luglio era stata sorpresa da due cacciatori: uno dei due uomini, inseguito, si era rifugiato su un albero e cadendo si era procurato alcune ferite al torace, ma era comunque riuscito a fuggire. Il 6 agosto F36 aveva fatto un “falso attacco” nei confronti di una coppia di escursionisti, nella stessa zona dove era stata avvistata dai cacciatori, per proteggere il proprio cucciolo.

Secondo una pagina informativa della provincia autonoma di Trento, gli orsi bruni diventano pericolosi solo in rare e particolari condizioni: quando sono feriti; se sono femmine con cuccioli al seguito; se vengono sorpresi su carcasse o altre fonti di cibo; se vengono colti all’improvviso in un modo che li possa spaventare; se vengono disturbati nella propria tana; se si sentono troppo a proprio agio attorno agli esseri umani. Gli orsi infatti sono animali prevalentemente vegetariani e salvo eccezioni non vedono una minaccia nelle persone, e nemmeno sono interessati ad avvicinarle. Se però un orso si abitua alla presenza degli esseri umani potrebbe avvicinarsi più spesso, aumentando la possibilità di incontri e quindi di rischio per le persone.

Nel decreto la provincia ha scritto di avere ricevuto l’autorizzazione all’abbattimento di F36 dall’ISPRA, l’istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, e tra le altre cose ha motivato la decisione di uccidere l’orsa con l’impossibilità di ospitare altri orsi nel centro faunistico del Casteller. In sostanza il centro è un’area di bosco e prato recintata, ampia circa 8mila metri quadrati e pensata per ricoverare temporaneamente fino a tre orsi feriti. È dotato di tre spazi per accogliere gli orsi catturati: uno è occupato stabilmente dall’orso M49, un altro dall’orsa JJ4 e il terzo è vuoto, disponibile in caso di cattura dell’orso MJ5.

– Ascolta: M49 – Una storia di orsi e persone

I giudici del TAR hanno scritto nel decreto che «l’unica cautela ragionevolmente praticabile, allo stato, è quella di consentire la cattura di F36 senza procedere al suo abbattimento ma provvedendo a rinchiudere l’animale nella struttura del Casteller».

Giada Bernardi e Rosaria Loprete, le avvocate dell’associazione animalista Leal, che si è opposta al decreto firmato da Fugatti, dicono che il falso attacco alla base della decisione di uccidere l’orsa «non era dettato dalla volontà dell’orsa di ledere ma alla difesa di sé stessa e del suo cucciolo da chi era entrato nel suo habitat». Anche se soddisfatte della decisione dei giudici che hanno evitato l’abbattimento, le avvocate non condividono la mancata sospensione dell’ordine di cattura in quanto secondo l’associazione l’orsa F36 non sarebbe pericolosa.

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