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  • Sabato 9 settembre 2023

Lagos ha finalmente una metropolitana

Da anni è una delle città con il peggior traffico al mondo: la speranza è che il nuovo sistema di trasporto pubblico migliori la situazione

(AP Photo/Sunday Alamba)
(AP Photo/Sunday Alamba)
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A Lagos, la città più popolosa della Nigeria e dell’Africa, da inizio settembre è aperta la prima linea della metropolitana leggera: si chiama Blue Line, e per ora percorre 13 chilometri, anche se si programma di estenderla a 27 chilometri. La sua apertura, attesa da dodici anni, è estremamente importante per la città, che ha enormi problemi di traffico ed è considerata la metropoli più congestionata al mondo, oltre che una di quelle dove la qualità della vita è peggiore.

La costruzione della Blue Line è cominciata nel 2009 ed è stata appaltata all’azienda cinese China Civil Engineering Construction Corp, ma ha affrontato numerosi ritardi a causa della carenza di finanziamenti e cambiamenti di leadership a livello governativo. In totale è costata 100 miliardi di naira, poco meno di 120 milioni di euro. Nelle condizioni attuali può trasportare circa 150mila passeggeri al giorno: quando verrà completata dovrebbe trasportarne fino a 500mila, percorrendo la tratta dalla fermata di Okokomaiko a quella di Lagos Marina in 35 minuti. Al momento, per percorrere la stessa distanza si possono impiegare anche tre ore di auto.

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L’amministrazione di Lagos sta inoltre lavorando a un’altra linea di metro, la Red Line, che collegherà la parte occidentale e quella orientale della città: sarà lunga 37 chilometri e secondo l’amministrazione è pronta al 95 per cento. Dovrebbe essere inaugurata entro la fine dell’anno.

Il governo nigeriano ha deciso per il momento di sovvenzionare parte del costo del nuovo sistema di trasporto pubblico – dove un biglietto intero costa 750 naira, ovvero circa un euro – per ammortizzare l’aumento del costo della vita: secondo i calcoli di Bloomberg, il piano potrebbe costare al governo fino a 1,7 miliardi di naira (2 milioni di euro) ogni mese se la metro dovesse funzionare a piena capacità. La speranza è che queste sovvenzioni portino quanti più abitanti possibili a preferire i trasporti pubblici all’auto, trovandoli più veloci e convenienti. Al momento, l’amministrazione locale stima che i cittadini pendolari trascorrano un totale di 14,1 milioni di ore al giorno nel traffico di Lagos.

«Una megalopoli non può funzionare senza una linea metropolitana efficace», ha detto a Bloomberg Adetilewa Adebajo, amministratore delegato di una società di consulenza con sede in città. «Tuttavia, Lagos non ha bisogno solo della linea metropolitana. Deve sviluppare anche i trasporti lungo i corsi d’acqua, essendo una città costiera. Ha bisogno di un sistema di trasporti integrato. Solo così si potrà alleviare la congestione della città».

Questo genere di progetti, necessari anche a ridurre l’inquinamento, si scontra però spesso con un certo grado di inefficienza. Dal 2018, per esempio, un nuovo treno che avrebbe dovuto collegare la capitale nigeriana Abuja al proprio aeroporto è pronto per essere messo in attività ma è completamente inutilizzato: i vagoni ferroviari sono ancora chiusi in un deposito mentre il governo spende l’equivalente di 50 milioni di euro l’anno per ripagare i debiti contratti con la Export-Import Bank of China. E anche nel caso della Blue Line ci sono stati problemi: benché la linea sia in funzione, non è ancora pronto l’impianto elettrico che dovrebbe alimentare i binari, quindi per ora la metropolitana usa delle locomotive diesel in attesa che l’impianto venga messo in funzione.

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Nel frattempo, il traffico di Lagos è diminuito un po’ anche per un altro motivo: a giugno il presidente Bola Tinubu ha rimosso il tetto massimo al prezzo della benzina che aveva mantenuto fino a quel momento, innescando un aumento dei prezzi di moltissimi prodotti, a partire dal carburante. Molte persone non possono quindi più permettersi di spostarsi in automobile: alcune si sono dovute licenziare perchè i costi degli spostamenti superavano il proprio salario, altre hanno ricominciato a lavorare da remoto come facevano durante i lockdown per limitare la circolazione del Covid-19.