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  • Lunedì 4 settembre 2023

A Roma ci sono 12mila bed and breakfast abusivi

Sono pubblicizzati sulle piattaforme per gli affitti brevi, ma non sono autorizzati e non pagano la tassa di soggiorno

fontana di trevi
Turisti alla fontana di Trevi (Cecilia Fabiano /LaPresse)
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Il comune di Roma ha fatto un’indagine per capire quanti sono i posti letto offerti da alberghi, case vacanze e affitti a breve termine, soprattutto bed and breakfast offerti per lo più da piattaforme online come Airbnb. Il risultato dell’indagine ha portato alla scoperta di oltre 12mila alloggi abusivi.

Negli ultimi anni a Roma c’è stato un aumento sostenuto degli affitti brevi, favorito soprattutto dal ritorno dei turisti da tutto il mondo in seguito alla rimozione delle restrizioni imposte dalla pandemia. Moltissime case o stanze, anche all’interno di condomini, sono state trasformate in bed and breakfast con servizi essenziali: un letto e un bagno. Negli ultimi mesi, inoltre, gli alloggi sono aumentati in preparazione del Giubileo che inizierà nel dicembre del 2024: nel cosiddetto anno santo sono attesi a Roma circa 30 milioni di fedeli.

Secondo i numeri pubblicati dall’edizione romana del Corriere della Sera, l’indagine del comune ha censito 12.660 alloggi ad uso turistico, 3.127 guest house, 2.755 case vacanza non imprenditoriali, 2.693 case vacanza imprenditoriali, 1.234 bed and breakfast non imprenditoriali e 86 imprenditoriali, 246 case per ferie, 16 ostelli e 11 ostelli per la gioventù. Tutte queste categorie si differenziano per i servizi offerti ai turisti oppure per questioni societarie o fiscali.

Il metodo seguito per scoprire gli abusivi è molto semplice. Il dipartimento del turismo ha confrontato i dati ufficiali degli alloggi registrati regolarmente con quelli degli alloggi pubblicizzati sui portali: per la precisione sono stati scoperti 12.172 alloggi abusivi. Un bed and breakfast si considera abusivo quando non viene registrato al comune per il pagamento della tassa di soggiorno, il tributo riscosso per ogni turista ospitato. Secondo Alessandro Onorato, assessore al Turismo del comune di Roma, ogni anno vengono evasi tra i 20 e i 40 milioni di euro.

Secondo i dati aggiornati allo scorso giugno e diffusi da Inside Airbnb, un progetto indipendente che misura l’impatto degli affitti brevi nelle città, a Roma sono disponibili in totale 26.256 alloggi a un prezzo medio di 231 euro a notte.

Da quando è nata nel 2008, Airbnb ha contribuito a trasformare il mercato immobiliare delle città italiane e di tutto il mondo. La maggior parte delle case nei centri storici di Venezia, Firenze, Roma, ma anche Milano, Napoli e altre più piccole è stata convertita in alloggi per gli affitti brevi e quindi tolta dal mercato degli affitti per le persone residenti. Con pochissime regole e scarsi controlli, il fenomeno ha raggiunto dimensioni enormi contribuendo al cosiddetto overtourism, cioè il sovraccarico di turisti in alcuni periodi dell’anno, e all’aumento dei prezzi per affittare una casa o una stanza.

Molte città europee hanno introdotto regole per limitare la crescita degli affitti brevi nei centri storici. In Italia, invece, i sindaci hanno pochi strumenti per intervenire: nonostante le discussioni fatte negli ultimi anni, nessun governo è riuscito a proporre leggi o regolamenti per consentire alle città di controllare la crescita degli alloggi e scoprire gli abusivi. «I turisti devono poter scegliere tra alberghi e appartamenti, nessun dubbio su questo, ma il nostro obiettivo è preservare il centro storico di Roma, la sua identità, la sua cultura e la sua vivibilità», ha detto l’assessore Onorato. «Mettere un freno alle strutture extralberghiere nel sito UNESCO è un dovere. È assurdo che il Comune non possa limitare le aperture in una specifica zona di Roma, peraltro già penalizzata da questo fenomeno. Solo in Italia le amministrazioni hanno le mani legate. Francia, Spagna e altri Paesi europei danno grandi poteri di regolamentazione alle città».

All’inizio di giugno il sindaco di Firenze, Dario Nardella, aveva annunciato l’introduzione di un divieto per bloccare la concessione di nuovi affitti brevi nella cosiddetta area UNESCO, il perimetro del centro di Firenze tutelato per la sua importanza storica e architettonica. Inoltre aveva detto che il comune si sarebbe impegnato ad azzerare per tre anni l’IMU sulla seconda casa a chi deciderà di togliere la propria abitazione dalle piattaforme per gli affitti brevi, rimettendola nel mercato degli affitti a lungo termine. L’obiettivo di queste misure è abbassare i prezzi degli affitti e far crescere gli abitanti del centro.

– Leggi anche: Venezia contro gli affitti brevi

Sia a Roma che a Milano, Firenze, Venezia o Bologna, tuttavia, i sindaci non possono fare molto a parte censire gli alloggi come ha fatto il comune di Roma.

Uno degli strumenti suggeriti dall’assessore Onorato, già proposto da altri amministratori negli ultimi anni, consiste nell’obbligare i portali come Airbnb a chiedere agli affittuari un codice che viene rilasciato dai comuni per poter pubblicizzare gli alloggi online. «Basterebbe un decreto-legge di tre righe per impedire alle oltre 10mila strutture extralberghiere abusive di poter utilizzare Airbnb, Booking ed Expedia, ma incredibilmente la ministra Daniela Santanchè non fa nulla», ha detto Onorato. «Se diventasse obbligatoria l’esposizione del codice autorizzativo che il Comune rilascia per poter accedere alle piattaforme di vendita, l’abusivismo non esisterebbe».