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  • Domenica 20 agosto 2023

Il ballottaggio delle complicate elezioni presidenziali in Guatemala

I due candidati sono Sandra Torres e Bernardo Arévalo: il secondo, progressista e anticorruzione, è dato favorito nei sondaggi

(EPA/Esteban Biba via ANSA)
(EPA/Esteban Biba via ANSA)
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Domenica in Guatemala c’è il ballottaggio per eleggere il nuovo presidente: la scelta è tra Sandra Torres, del partito di centro Unità Nazionale per la Speranza (UNE), e Bernardo Arévalo, di centrosinistra e del Movimiento Semilla.

Il primo turno elettorale era stato piuttosto agitato, e tra il primo e il secondo era stata anche ordinata la sospensione del partito di Arévalo, poi bloccata dalla Corte Costituzionale guatemalteca. Le vicende che hanno preceduto il ballottaggio di domenica sono state interpretate come l’ennesima dimostrazione del fragile stato della democrazia in Guatemala, un paese con molti problemi di corruzione e in cui negli ultimi anni i governi che si sono succeduti hanno indebolito sempre di più lo Stato di diritto.

Il primo turno si era tenuto domenica 25 giugno al termine di una campagna elettorale priva di forti opposizioni, anche per via dell’esclusione di una serie di candidati accusati di avere compiuto irregolarità nel presentare la propria documentazione. Le esclusioni avevano provocato proteste, in particolare quelle dell’imprenditore Carlos Pineda, che si voleva candidare da indipendente, e di Thelma Cabrera, candidata indigena nota per il suo attivismo per i diritti umani.

Il presidente uscente è Alejandro Giammattei, che non può essere rieletto perché la Costituzione permette un solo mandato. Durante i suoi anni di presidenza, Giammattei ha di fatto contribuito a indebolire la democrazia del Guatemala, attaccando l’indipendenza della magistratura e la libertà di stampa, e assumendo un controllo sempre più saldo del parlamento.

Il voto del 25 si era concluso con un’astensione di circa il 40 per cento e un elevatissimo numero di schede bianche. I due candidati più votati erano stati Torres, che aveva ottenuto circa il 16 per cento dei voti, e Arévalo, che ne aveva ottenuti quasi il 12 per cento arrivando secondo con un risultato inaspettato.

Torres, first lady del Guatemala dal 2008 al 2011 quando era presidente il marito Álvaro Colom, è la candidata più in continuità coi governi che si sono succeduti finora.

Nel 2019 fu arrestata con accuse di corruzione, poi archiviate nel 2022 poco prima dell’inizio dell’ultima campagna elettorale. Dei tre candidati su cui si sono concentrate le maggiori attenzioni è quella col programma apparentemente più progressista: ha posto molta enfasi sul rafforzamento dei servizi pubblici e sulla riduzione delle grosse disuguaglianze economiche che caratterizzano il Guatemala, aumentando i consensi soprattutto nelle zone più rurali del paese. Ha posizioni molto dure sulla sicurezza: è stata paragonata al presidente populista di El Salvador Nayib Bukele, noto per aver instaurato un regime autoritario e per le politiche carcerarie contrarie al rispetto dei diritti umani.

Sandra Torres (Fernando Chuy/ZUMA Press Wire via ANSA)

Arévalo è stato vice ministro degli Esteri e ambasciatore in Spagna, ed è il figlio del primo presidente eletto democraticamente del Guatemala, Juan José Arévalo, che governò dal 1945 al 1951. È stato il candidato a concentrarsi di più in campagna elettorale sulla lotta alla corruzione e tra le altre cose ha chiesto le dimissioni della procuratrice generale Consuelo Porras e ha promesso di riportare in Guatemala i circa 35 avvocati, procuratori e giudici che avevano lasciato il paese durante la presidenza di Giammattei.

Arévalo è stato votato soprattutto dai più giovani e alcuni sondaggi realizzati negli ultimi giorni lo danno in vantaggio su Torres. Nel caso in cui vincesse le elezioni potrebbe però avere diversi problemi nel realizzare il suo programma elettorale, perché il parlamento è ampiamente controllato dai partiti di cui lui vorrebbe diminuire potere e influenza, tra cui Vamos, quello di Giammattei, e UNE, quello di Torres.

Bernardo Arévalo (AP Photo/Moises Castillo)

L’inaspettato risultato ottenuto da Arévalo al primo turno ha reso più concreta l’ipotesi di un qualche cambiamento nella politica del Guatemala, cosa che non sembrava possibile in campagna elettorale. Will Freeman, esperto di America Latina al Council on Foreign Relations, ha detto a CNN: «I guatemaltechi volevano un’opzione sulla scheda elettorale che permettesse loro di votare per rifiutare l’attuale sistema politico. E fortunatamente ora hanno questa possibilità».

Sostenitori di Bernardo Arévalo a Jutiapa, in Guatemala, il 5 agosto 2023 (EPA/Esteban Biba via ANSA)

Secondo diversi attivisti e organizzazioni per i diritti civili locali, il livello di corruzione della politica del Guatemala è aumentato soprattutto dal 2019, quando il presidente Jimmy Morales espulse dal paese la Commissione internazionale contro l’impunità in Guatemala (CICIG), un organo indipendente appoggiato dall’ONU che stava indagando su di lui, accusato di corruzione. La Commissione aveva rilevato una serie di irregolarità in cui erano coinvolti vari personaggi di spicco della politica e della classe dirigente del Guatemala.

Il Movimiento Semilla di Arévalo era stato sospeso da un tribunale lo scorso 12 luglio su richiesta del procuratore Rafael Curruchiche, che dal 2021 dirige la procura anticorruzione del paese. Sia Curruchiche sia la procuratrice generale Porras, che lo aveva nominato, sono considerati dagli Stati Uniti una minaccia ai processi e alle istituzioni democratiche del Guatemala.

Arévalo aveva definito la sospensione del partito come un «colpo di stato tecnico». La situazione aveva allarmato le forze politiche di opposizione e persino Torres si era detta preoccupata dalla decisione di sospendere il Movimiento Semilla, e in segno di solidarietà aveva deciso di sospendere la propria campagna elettorale. Arévalo aveva poi presentato ricorso alla Corte Costituzionale, che aveva annullato provvisoriamente la sospensione del partito, garantendo quindi la partecipazione di Arévalo al ballottaggio.