Le statue di arte pubblica devono vedersela con il pubblico

Da Oscar Wilde a Londra a papa Giovanni Paolo II a Roma, le sculture per le strade sono spesso al centro di controversie e sberleffi

"A conversation with Oscar Wilde" (Wikimedia Commons)
"A conversation with Oscar Wilde" (Wikimedia Commons)
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A inizio agosto a Dartford, un comune a est di Londra, è stata inaugurata una coppia di statue intitolata “The Glimmer Twins”, che rappresenta i musicisti Mick Jagger e Keith Richards, membri dei Rolling Stones nati proprio a Dartford. Le statue, realizzate dalla scultrice Amy Goodman, mostrano i due musicisti intenti in una loro posa tipica, con Richards piegato sulla sua chitarra e Jagger ritratto mentre saltella. Ma non sono piaciute a tutti, anzi: sul Guardian, la critica Rachel Cooke ha scritto che concorda con chi ha definito le statue «inerti, come una statua di cera di Madame Tussauds».

Cooke ha incluso le due statue nel filone «terribilmente nutrito» delle opere d’arte commissionate per gli spazi pubblici che una volta allestite appaiono talmente brutte e stranianti da fare l’effetto di «un’astronave aliena atterrata su un pianeta ostile». Già nel 2015 sempre sul Guardian il giornalista esperto d’arte Jonathan Jones aveva parlato di come «piazze, stazioni ferroviarie e altri spazi pubblici in tutto il mondo vengano riempiti da parodie brutte, stupide e talvolta terrificanti della forma umana». Di esempi ce ne sono tantissimi: alcuni hanno fatto principalmente ridere per giorni, altri hanno alimentato polemiche, controversie e casi mediatici.

 

Ruth Bader Ginsburg con i tentacoli a New York

Nel gennaio del 2023 in cima all’edificio che ospita una delle principali corti d’appello di New York è stata installata una statua dorata intitolata NOW e dedicata a Ruth Bader Ginsburg, una delle prime donne a diventare giudice della Corte suprema statunitense nonché una delle più famose legislatrici progressiste della storia americana, morta nel 2020.

La statua non è una rappresentazione realistica di Ginsburg: ha piuttosto la forma di una donna un po’ inquietante, con corna di ariete e arti sostituiti da lunghi tentacoli. Secondo la scultrice che l’ha ideata, l’artista pakistano-americana Shahzia Sikander, dovrebbe simboleggiare «una donna feroce, una forma di resistenza in uno spazio che è stato storicamente dominato dalla rappresentazione patriarcale». La statua ha però attirato tantissime critiche sia da cittadini newyorkesi che da politici conservatori, che hanno detto che somiglia più che altro a un demone biblico o al mostro della mitologia greca Medusa.

(Madison Square Park Conservancy)

Martin Luther King e la moglie Coretta che si abbracciano a Boston

Sempre a gennaio a Boston è stata invece inaugurata The Embrace, gigantesca statua di bronzo che commemora Martin Luther King e la moglie Coretta Scott King, due dei più importanti protagonisti della lotta contro la segregazione e per i diritti della popolazione afroamericana. Lo scultore che l’ha creata, Hank Willis Thomas, si è basato su una fotografia della coppia che si abbraccia dopo l’assegnazione del Premio Nobel per la Pace a King nel 1964, ma ha deciso di rappresentare soltanto le braccia e le mani dei due personaggi, escludendo completamente i loro volti e il resto dei loro corpi.

La scelta è stata molto criticata: Karen Attiah, una delle principali giornaliste che si occupano di tematiche razziali per il Washington Post, ne ha elencato vari difetti, tra cui il fatto che da una specifica angolazione la statua sembra rappresentare un uomo che pratica sesso orale su una donna e il fatto che la statua a suo parere «riecheggi il modo in cui gli americani bianchi amano vedere King: non come un politico radicale che è stato assassinato per aver sfidato ferocemente il capitalismo, l’imperialismo e la supremazia bianca, ma come un uomo che ha usato l’amore interpersonale per superare la violenza razzista delle istituzioni americane. Ciò riduce il razzismo a una questione di persone che non sono gentili l’una con l’altra, non a sistemi e istituzioni che perpetuano la violenza e la disuguaglianza contro i neri».

Sempre sul Washington Post il critico Sebastian Smee ha invece scritto che la statua semplicemente «non funziona» dal punto di vista artistico, al punto che è necessario vedere la fotografia originale per capire cosa intenda raffigurare.

(Steven Senne/AP)

– Leggi anche: A Rotterdam si parla di una statua che raffigura una giovane donna nera

Una grossolana versione di Benazir Bhutto a Quetta in Pakistan

Nel dicembre del 2022 nel parco cittadino di Quetta, nello stato pakistano del Belucistan, è apparsa una statua di Benazir Bhutto, prima e unica donna a diventare prima ministra del Pakistan, uccisa nel 2007 dopo un comizio elettorale del suo partito, il PPP (Partito Popolare Pakistano), poco prima delle elezioni.

La statua è però bruttissima, sia perché non assomiglia per nulla a Bhutto sia perché è dipinta e modellata in modo grossolano, dando al volto della donna un’espressione grottesca. Dopo giorni di critiche che definivano la statua diffamatoria per la memoria di Bhutto, il coordinatore del PPP locale Hayat Khan Achakzai aveva promesso che avrebbe lavorato personalmente affinché venisse sostituita da una versione migliore. La statua è stata rimossa, ma non sostituita.

Una giovane nuda per la filosofa Mary Wollstonecraft a Londra

Nel dicembre del 2020 in un parco del nord di Londra venne inaugurata una statua a Mary Wollstonecraft, filosofa, scrittrice e fondatrice di una delle correnti del femminismo. Doveva trattarsi della prima statua della storia a rappresentare Wollstonecraft, ma al momento dell’inaugurazione si scoprì che l’artista a cui era stato affidato il progetto, Maggi Hambling, aveva deciso di creare una grossa montagna argentata composta di forme vagamente femminee, dalla cui cima appariva una minuscola figura femminile nuda, per nulla somigliante alla filosofa. Hambling disse di non aver voluto scolpire «una sembianza convenzionalmente eroica di Wollstonecraft», ma piuttosto «una scultura sul giorno d’oggi, in suo onore».

La decisione fece immediatamente discutere, sia per la scelta di una generica donna nuda, magra e filiforme, per rappresentare una delle figure più importanti del movimento per la liberazione e i diritti delle donne, sia perché è molto raro che le figure storiche maschili a cui vengono dedicate le statue ricevano un trattamento simile. «Immaginate se ci fosse una statua di un bel giovane nudo ‘in omaggio’ a Winston Churchill. Sembrerebbe folle. Anche questo è folle», commentò la scrittrice Caitlin Moran. Caroline Criado-Perez, una delle più famose giornaliste femministe britanniche contemporanee, la definì «un’occasione sprecata».

(Wikimedia Commons)

La stessa Hambling è l’autrice di un’altra statua molto criticata, installata nel 1998 vicino a Charing Cross, a Londra. Si chiama A conversation with Oscar Wilde ed è composta da una grossa base a forma di bara da cui emerge il busto dello scrittore irlandese Oscar Wilde, o meglio da una massa di linee ondulate che ricordano vagamente il suo volto. Dalla bara emergono anche le mani di Wilde, altrettanto deformi. L’idea era quella che le persone si sedessero sopra alla base, usandola come panchina e riflettendo sul lascito dello scrittore. Da anni è considerata però una delle sculture pubbliche più brutte del mondo.

(Wikimedia Commons)

Due diverse statue di Cristiano Ronaldo

Nel marzo del 2017, in occasione dell’intitolazione dell’aeroporto di Madeira – l’isola e l’arcipelago portoghese dell’oceano Atlantico, al largo del Marocco – al calciatore Cristiano Ronaldo, che è nato e cresciuto lì, fu presentata anche una sua statua. Il problema è che non assomigliava per niente al calciatore: la differenza tra i due era talmente madornale che per giorni su internet ci furono battute e meme.

Anni dopo, nel 2021, un’altra statua di Ronaldo si trovò al centro di una controversia che girava attorno a temi più seri. La statua, fatta erigere a Goa, sulla costa occidentale dell’India, ricevette qualche critica perché Goa, uno stato in cui il calcio è molto seguito, è un’ex colonia portoghese e c’è chi avrebbe preferito mostrasse uno sportivo del posto o quantomeno non portoghese.

La “Spigolatrice di Sapri”

Nel 2021 fu presentata in provincia di Salerno una statua che in teoria rappresenta la Spigolatrice di Sapri, protagonista di una poesia di Luigi Mercantini su una contadina dell’Ottocento che lascia il lavoro per unirsi al tentativo di insurrezione antiborbonica organizzato dal patriota Carlo Pisacane nel 1857. Nella scultura, realizzata dall’artista locale Emanuele Stifano, la donna indossa un vestito molto aderente, diverso da quelli più larghi portati dalle contadine della metà dell’Ottocento, e ha le forme del sedere particolarmente pronunciate e in evidenza.

Per questi motivi la statua fu molto criticata sui social network e da alcuni politici perché accusata di sessualizzare senza motivo la donna protagonista. La senatrice del PD Monica Cirinnà la definì «uno schiaffo alla storia e alle donne che ancora sono solo corpi sessualizzati», aggiungendo che «questa statua della Spigolatrice nulla dice dell’autodeterminazione di colei che scelse di non andare a lavoro per schierarsi contro l’oppressore borbonico». Concetti simili furono espressi anche dalla deputata del PD Laura Boldrini e dall’ex senatrice di Forza Italia Manuela Repetti, che in un post sull’Huffington Post si disse «inorridita» dalla statua, chiedendo che venisse abbattuta.

L’autore della statua difese la sua scelta stilistica dicendo che «quando realizzo una scultura tendo sempre a coprire il meno possibile il corpo umano, a prescindere dal sesso. Nel caso della Spigolatrice, poiché andava posizionata sul lungomare, ho “approfittato” della brezza marina che la investe per dare movimento alla lunga gonna, e mettere così in evidenza il corpo. Questo per sottolineare una anatomia che non doveva essere un’istantanea fedele di una contadina dell’Ottocento, bensì rappresentare un ideale di donna, evocarne la fierezza, il risveglio di una coscienza, il tutto in un attimo di grande pathos».

Giovanni Paolo II davanti a Termini, a Roma

Anche la statua di papa Giovanni Paolo II che si trova nel piazzale di fronte alla stazione di Termini a Roma è criticata da molto tempo. Quando venne inaugurata, nel 2011, fu ampiamente contestata la forma rigida e cava del corpo e l’espressione corrucciata; qualcuno aveva anche notato che la faccia somigliava a quella di Mussolini. Il senatore Stefano Pedica ne chiese addirittura l’abbattimento, dicendo che «i turisti si chiedono cosa raffigura quella statua. La cosa più sconcertante è vedere l’espressione del loro viso quando apprendono che rappresenta il Beato Giovanni Paolo II». L’autore, Oliviero Rainaldi, decise quindi di modificarla: la nuova versione sorride, e sono diverse anche la posizione della testa e l’apertura del mantello. Anche dopo le modifiche, comunque, a molti non piace, e c’è chi ritiene che ricordi un po’ Batman, più che un pontefice.

(AP Photo)

La statua di Lucille Ball, o chi per lei, a Celoron

A Celoron, nello stato di New York, dal 2009 c’era una statua dell’attrice Lucille Ball il cui volto era talmente irriconoscibile, sfigurato da un ghigno inquietante, da guadagnare il soprannome “Scary Lucy” (“Lucy la spaventosa”). Dopo anni di lamentele e un gruppo Facebook dedicato esclusivamente a chiederne la rimozione, lo scultore si offrì di pagare di tasca propria una nuova statua di Ball che fosse invece bella e affascinante quanto l’attrice. «Dal giorno della sua installazione, ho condiviso la mia delusione per il risultato finale e ho sempre creduto che fosse di gran lunga la mia scultura più inquietante, non adatta alla bellezza di Lucy o alla mia abilità di scultore», commentò. «Sì, in retrospettiva, non avrebbe mai dovuto essere fusa in bronzo e resa pubblica, e mi assumo la completa responsabilità di quella decisione sbagliata». Dal 2016 al suo posto c’è una nuova statua, che effettivamente somiglia molto di più alla donna.

(AP Photo/The Post-Journal)

(Carolyn Palmer)

Le statue di Zurab Tsereteli dedicate a Pietro il Grande e all’11 settembre

Lo scultore georgiano Zurab Tsereteli è l’autore di almeno due statue considerate molto controverse dai cittadini dei luoghi dove si trovano. La prima è la gigantesca statua dedicata allo zar Pietro il Grande, che si trova su uno scoglio all’estremità occidentale dell’isola artificiale della Moscova, a Mosca, ed è una delle più grandi al mondo. Secondo alcune ricostruzioni, negate dall’artista, venne concepita inizialmente per raffigurare Cristoforo Colombo in occasione del cinquecentesimo anniversario della scoperta dell’America, nel 1992, non trovò nessun acquirente negli Stati Uniti e venne riciclata come monumento commemorativo del trecentesimo anniversario della prima flotta russa. La testa di Colombo sarebbe quindi stata sostituita con quella dello zar Pietro il Grande, ma per il resto si tratterebbe della stessa opera.

– Leggi anche: Dove sono le statue più alte del mondo

È considerata una delle statue più brutte del mondo, ma è particolarmente odiata dai moscoviti per un’altra ragione: Pietro il Grande, infatti, era noto per disprezzare la città, e fu responsabile dello spostamento della capitale dell’Impero russo a San Pietroburgo.

(Wikimedia Commons)

È molto contestata anche un’altra statua di Tsereteli che però si trova a Bayonne, nel New Jersey: intitolata To the struggle against world terrorism (“All’impegno contro il terrorismo globale”), è un memoriale dedicato alle vittime dell’attacco al World Trade Center di New York l’11 settembre del 2001. Concretamente si tratta di una lacrima di titanio circondata da una cornice di bronzo, da cui gocciola costantemente dell’acqua: la critica principale è che somigli un po’ a una ferita aperta, un po’ a un organo sessuale femminile.

(Flickr)