Il governo tasserà gli “extraprofitti” delle banche

Con una misura inaspettata ha annunciato un intervento sui guadagni dovuti all'aumento dei tassi di interesse su mutui e prestiti

(Roberto Monaldo / LaPresse)
(Roberto Monaldo / LaPresse)
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Lunedì sera durante la conferenza stampa di presentazione dei cosiddetti «decreti omnibus» il vicepresidente del Consiglio Matteo Salvini ha annunciato che il governo imporrà sulle banche una tassa sugli “extraprofitti”, cioè quei maggiori guadagni ottenuti dalle banche grazie all’aumento dei tassi di interesse sui mutui e prestiti che si è visto nell’ultimo anno. Questo aumento era stato determinato a sua volta dai rialzi dei tassi di interesse decisi dalla Banca Centrale Europea per fermare l’inflazione.

La misura è stata approvata nel Consiglio dei ministri di lunedì un po’ a sorpresa: non era presente nell’ordine del giorno diffuso nel primo pomeriggio, e soprattutto due mesi fa il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti aveva escluso che il governo ci stesse lavorando. «Non sapeva nulla l’Associazione delle banche, né i grandi banchieri, né tantomeno importanti esponenti della maggioranza», scrivono Francesco Olivo e Alessandro Barbera sulla Stampa.

Di questa tassa si parlerà verosimilmente parecchio: sia perché colpirà in maniera significativa le banche – Salvini ha spiegato che il governo intende ricavarci «alcuni miliardi» – sia perché è una misura che in forme simili è stata applicata da altri governi europei come quello spagnolo, guidato dal socialista Pedro Sánchez.

Il testo ufficiale del decreto non è stato diffuso pubblicamente, ma il Sole 24 Ore ha spiegato che verranno tassati al 40 per cento sia la differenza degli interessi «tra l’esercizio 2021 e 2022 eccedente il 5%», sia «l’eccedenza del 10% maturata tra il 2021 e il 2023». La tassa non potrà superare il 25 per cento del patrimonio netto della banca alla chiusura del proprio bilancio nel 2022, e dovrà essere pagata entro il 30 giugno 2024, quindi tra meno di un anno. La Stampa, citando fonti della presidenza del Consiglio, scrive che il governo si aspetta di ricavare dalla tassa almeno tre miliardi di euro.

Non è ancora chiaro come il governo intenderà usare questi soldi: nella conferenza stampa di lunedì Salvini è stato molto vago a riguardo. Un’ipotesi è che con questi fondi cercherà di aiutare chi ha un mutuo a tasso variabile e sta facendo fatica a pagare le rate per via dell’aumento dei tassi di interesse.

Il governo aveva posto molta enfasi su questo tema: ha sempre criticato la politica della BCE di aumento dei tassi di interesse, che tra le varie conseguenze ha fatto aumentare notevolmente le rate del mutuo di chi lo ha stipulato a tasso variabile. In Italia sono moltissimi e per questo è un argomento molto sentito, che attrae molta attenzione sul piano politico. A livello concreto però finora il governo aveva fatto relativamente poco, se non trovare un accordo con l’Associazione Bancaria Italiana per la maggior promozione di alcune soluzioni per chi è in difficoltà con le rate.

Secondo altre ipotesi circolate sui giornali, come sul Corriere della Sera, una parte dei soldi potranno servire al governo per finanziare la riforma dell’Irpef, ossia l’imposta sul reddito delle persone fisiche, che lo stato esige da chiunque percepisca un reddito sopra una certa soglia. Della riforma si parla ormai da mesi, e sembra che il governo possa presentare la sua versione definitiva dopo l’estate.

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