Nell’Europa del sud i mutui sono diventati un problema

A causa dei tassi variabili in Spagna, Portogallo e Italia la gente sta cercando di estinguerli: nel nord Europa è il contrario

(Hannelore Foerster/Getty Images)
(Hannelore Foerster/Getty Images)
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Di fronte al rialzo generale dei tassi di interesse nei paesi europei ci sono due tendenze opposte relative ai mutui per la casa: nei paesi del sud Europa si nota un aumento notevole delle estinzioni anticipate dei prestiti, quando cioè chi ha un mutuo aperto dà in anticipo tutti i soldi dovuti alla banca; nei paesi del nord, invece, è in corso un calo sostanziale di questa pratica. È una divergenza che riflette un atteggiamento culturale molto diverso della popolazione verso la finanza personale: nei paesi del sud sono molto diffusi i mutui a tasso variabile, mentre in quelli del nord sono molto più diffusi i mutui a tasso fisso.

Chi ha un mutuo a tasso variabile sta pagando rate in crescente aumento da circa un anno, ossia da quando la Banca Centrale Europea – insieme alla maggior parte delle banche centrali di tutto il mondo – sta portando avanti una politica di rapido rialzo dei tassi di interesse per fermare l’aumento dell’inflazione. Con il risultato che nei paesi come Italia, Spagna e Portogallo chi ha della liquidità la usa per ridurre l’importo delle rate o per estinguere del tutto il mutuo. Nei paesi come Germania, Francia e Paesi Bassi invece è conveniente tenere il mutuo, perché gli interessi che si pagano oggi sui mutui a tasso fisso già in essere sono in media minori rispetto a quelli di mercato.

Secondo alcuni calcoli di Bloomberg da gennaio a maggio i rimborsi anticipati sono aumentati del 24 per cento in Spagna, del 23 per cento in Portogallo e del 12 per cento in Italia. È avvenuto tutto il contrario nei Paesi Bassi, dove i rimborsi anticipati si sono ridotti del 42 per cento, in Germania, in cui sono calati del 39 per cento, e in Francia, dove sono scesi del 23 per cento.

I tassi di interesse medi sui mutui in essere sono cresciuti tantissimo soprattutto in quei paesi dove ci sono più mutui a tasso variabile, mentre di meno in quelli dove ci sono più mutui a tasso fisso, che non sono impattati dall’aumento dei tassi di interesse deciso dalla BCE.

Da questi numeri si nota che la politica di rialzo dei tassi della Banca Centrale Europea ha effetti molto concreti sulle scelte finanziarie delle persone. Senza scendere troppo nei dettagli, se una banca centrale decide di aumentare i tassi di interesse di riferimento allora aumenteranno anche i tassi di interesse a cui le banche prestano il denaro, e quindi anche quelli sui mutui per l’acquisto di una casa.

– Leggi anche: Perché le banche centrali aumentano i tassi di interesse

Occorre però distinguere l’impatto sui diversi tipi di mutuo: i mutui a tasso fisso e quelli a tasso variabile.

I mutui a tasso fisso già stipulati non risentono delle dinamiche dei tassi di interesse e dei mercati; l’ammontare della rata non subirà mai variazioni, indipendentemente dai rialzi dei tassi di interesse. È questo il motivo per cui il mutuo a tasso fisso costa quasi sempre più del variabile: il sovrapprezzo copre una sorta di polizza assicurativa che consente al debitore di avere bloccata la rata stabilita nel giorno della stipula fino alla scadenza. Le tendenze di mercato influenzano però i tassi applicati sui nuovi mutui a tasso fisso, che oggi sono molto più cari rispetto a un anno fa.

I mutui a tasso variabile per definizione hanno una componente di imprevedibilità: le rate sono agganciate alle oscillazioni e all’andamento dei cosiddetti indici Euribor, ossia il tasso di interesse medio a cui le banche europee si prestano denaro. A questo viene poi aggiunto un cosiddetto “spread”, una percentuale che varia da banca a banca e che rappresenta sostanzialmente il loro guadagno. Per esempio, se l’indice Euribor di riferimento è del 3 per cento e lo spread della banca è dell’1,5, il tasso di interesse totale sarà la somma delle due componenti, ossia il 4,5 per cento.

L’Euribor sale in due casi: se si realizza una crisi di fiducia tra le banche – che quindi chiedono compensi più alti per prestarsi i soldi, ma non è questo il caso – o se la BCE alza i tassi, come sta facendo da un anno per far scendere l’inflazione.

Al momento della stipula di un mutuo la scelta tra tasso di interesse fisso e variabile dipende da varie cose. La principale valutazione che solitamente si fa è quella di essere disposti o meno a rischiare di pagare rate più alte in periodi di rialzo dei tassi, a fronte di periodi in cui le rate saranno più basse della media quando i tassi scendono. Se non si vuole essere esposti alle fluttuazioni di mercato, allora il mutuo a tasso fisso è la scelta migliore, seppur leggermente più costoso.

In questo periodo in cui i tassi stanno aumentando, molti hanno fatto notare come molte famiglie si stiano trovando in difficoltà con il pagamento delle rate perché al momento della stipula avrebbero sottovalutato gli effetti di aumenti futuri dei tassi, spesso anche per mancanza di educazione finanziaria, che soprattutto nei paesi del sud Europa è talvolta carente.

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