Olivia, la prima compagnia di viaggi al mondo per lesbiche

Il progetto nacque da un'etichetta discografica indipendente fondata nel 1973 negli Stati Uniti: è ancora attivo e festeggia cinquant'anni

La copertina di "Lesbian Concentrate" dell'etichetta Olivia Records
La copertina di "Lesbian Concentrate" dell'etichetta Olivia Records
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Nel 1990 Judy Dlugacz ebbe un’idea per continuare a sostenere finanziariamente l’etichetta discografica di cui era presidente, l’Olivia Records, che aveva fondato con il collettivo di lesbiche radicali di cui faceva parte negli anni Settanta vicino a Washington, Stati Uniti. Decise di creare la prima compagnia di viaggi e crociere al mondo per sole lesbiche, l’Olivia Travel, che è tuttora in attività e che nel tempo è diventata la parte del progetto più conosciuta. Il progetto Olivia festeggia quest’anno il suo cinquantesimo anniversario. Il numero “cinquanta”, come si dice scherzosamente nel loro sito, si scrive “L” con i numeri romani: come “Lesbian” e come “Liberation to Love”.

L’Olivia Records prende il nome dal titolo e dal nome della protagonista del romanzo della scrittrice inglese Dorothy Bussy: Olivia. Venne pubblicato nel 1949 dalla casa editrice fondata da Virginia Woolf e racconta l’amore di una studentessa per la sua insegnante di francese.

L’etichetta discografica era nata nel 1973 dall’idea di un collettivo lesbico di Washington D.C., grazie al prestito di 4 mila dollari che aveva ottenuto. L’obiettivo era quello di fare musica con le donne e per le donne, e facendo guadagnare le donne. Tutto questo in un momento in cui il settore musicale era dominato dagli uomini, in cui una donna non poteva nemmeno avere una carta di credito senza la firma, e dunque il permesso, di un uomo e in cui le madri rischiavano di perdere la custodia dei loro figli e delle loro figlie se avessero dichiarato la loro omosessualità.

Il progetto di Olivia Records si inseriva dunque nel contesto politico e culturale dei movimenti lesbici separatisti degli anni Settanta che cominciarono a muoversi in autonomia dai movimenti per i diritti dei gay, dove spesso le donne erano discriminate, e in autonomia rispetto al movimento femminista, dove le questioni lesbiche erano spesso non trattate.

Tra le cose più note fatte dall’etichetta ci sono il Lesbian Concentrate, A Lesbianthology of Songs and Poems del 1977, una raccolta creata in risposta alla militanza della cantante Anita Bryant, allora molto popolare. Evangelica, ex miss Oklahoma, autrice di libri di cucina e di manuali per “buoni genitori cristiani”, Bryant era contraria al riconoscimento dei diritti delle persone omosessuali. Nel 1977 si mobilitò contro un decreto approvato in una contea della Florida che proibiva ogni tipo di discriminazione sulla base dell’orientamento sessuale. Bryant sostenne che le persone omosessuali erano un pericolo per la società e diede una spinta notevole alla diffusione di una teoria che oggi chiameremmo “ideologia gender” e che allora si chiamava “reclutamento omosessuale”: secondo questa teoria, le persone LGBTQ+ erano attivamente impegnate nel convertire le persone all’omosessualità, soprattutto i bambini.

Bryant, che era stata protagonista di numerose pubblicità, tra cui una della Coca-Cola, era anche portavoce della Florida Citrus Commission, un’agenzia statale che si occupava di agrumi. Sulla copertina di Lesbian Concentrate di Olivia Records c’era dunque una lattina di succo concentrato d’arancia, “100 per cento lesbico”.

Altri successi dell’Olivia Records furono I Know You Know di Meg Christian e The Changer and the Changed di Cris Williamson. Un’occasione persa fu invece quando l’etichetta rifiutò, nel 1985, la cantautrice Melissa Etheridge che negli anni Novanta divenne molto famosa, almeno negli Stati Uniti.

Sebbene l’Olivia Records avesse venduto oltre un milione di dischi, aveva diverse difficoltà finanziarie. A metà degli anni Ottanta il collettivo che aveva fondato l’etichetta discografica si sciolse. Dlugacz rimase, ma decise di annunciare la chiusura dell’etichetta dopo una serie di concerti organizzati per il quindicesimo anniversario della sua fondazione. I concerti furono un grande successo: i posti alla Carnegie Hall di New York, una delle più prestigiose sale da concerto al mondo, andarono esauriti in pochi giorni.

Dopo uno spettacolo a Seattle per il quindicesimo anniversario, una donna si avvicinò a Dlugacz e le suggerì di fare un concerto sulla baia. Questa conversazione fece venire a Dlugacz l’idea di ampliare il progetto Olivia. Organizzò dunque una crociera di quattro giorni alle Bahamas con artiste dell’etichetta: raccolse 50 mila dollari per noleggiare la SS Dolphin IV e annunciò l’evento. Fu un successo, prenotarono in seicento. Poco dopo Dlugacz noleggiò una seconda nave per altre due crociere. E quello fu l’inizio dell’Olivia Travel.

Il progetto di una compagnia per viaggi e crociere per lesbiche, negli anni Novanta, fu accolta in modi molto differenti. Inizialmente, la parola “lesbica” non venne nemmeno usata dall’Olivia Travel: «Avevamo capito quanto dovevamo stare attente a proteggere le donne che volevano partecipare», ha raccontato Dlugacz, che ora ha più di settant’anni. Ma dopo che Dlugacz parlò più esplicitamente del progetto in un talk show televisivo molto popolare, l’ufficio dell’Olivia Travel cominciò a ricevere molte telefonate e molto diverse tra loro: «La metà delle persone chiamava per dire: “Non ne ho mai sentito parlare, voglio saperne di più, come posso partecipare a questi viaggi?”», ricorda Dlugacz. Ma l’altra metà delle persone che telefonava diceva “succhiami il cazzo” e poi riattaccava.

L’obiettivo delle crociere era creare uno spazio accogliente, sicuro e soprattutto libero per molte donne lesbiche che spesso al lavoro e a casa vivevano nell’invisibilità. «C’era molto isolamento per le lesbiche, ovunque» ha raccontato Dlugacz. Quei viaggi erano occasioni in cui poter essere se stesse, liberamente, senza preoccupazioni sentendo la forza e il sostegno di una comunità. L’Oliva Travel ha anche una sua canzone, si intitola “Beautiful Together” e nel testo si dice: «Ci sosteniamo a vicenda e ci sentiamo libere».

Più di 350 mila persone hanno partecipato ai viaggi dell’Olivia Travel. Tra loro ci sono anche molte donne famose: le tenniste Billie Jean King e Martina Navratilova, la golfista Rosie Jones o la giocatrice di basket Sheryl Swoopes. Maya Angelou, una delle poete e scrittrici afroamericane più importanti e amate del Novecento, tenne uno dei suoi ultimi discorsi pubblici proprio durante un viaggio dell’Olivia Travel.

Sulle navi o durante i viaggi c’erano concerti delle artiste dell’etichetta, spettacoli con comiche e attrici molto famose, festival di cinema lesbico, convegni femministi, letture di poesie, lezioni di scrittura erotica o discussioni sulla salute sessuale lesbica. Da diversi anni l’Olivia Travel sostiene anche progetti locali nei paesi in cui organizza i viaggi. Nel 2010 è stata ad esempio tra le principali promotrici della creazione di un fondo, il Lesbian and Gay Haiti Fund, che ha raccolto più di 250 mila dollari per le popolazioni di Haiti colpite dal terremoto.

L’Olivia Travel organizza, ancora oggi e ogni anno, viaggi in tutto il mondo: su navi da crociera con più di mille persone, su piccoli battelli fluviali, ma anche safari e vacanze in strutture alberghiere che vengono interamente prenotate per l’occasione. I viaggi vengono organizzati anche in paesi in cui le persone LGBTQ+ sono criminalizzate o discriminate, proprio per dare la possibilità di visitare collettivamente dei luoghi dove andare in solitudine potrebbe essere rischioso. I prezzi di un viaggio variano molto, da circa mille dollari per una crociera di sette giorni fino a più di 10mila dollari per una crociera di lusso su una piccola nave.

Uno dei viaggi più famosi dell’Olivia Travel è stato quello del 1993 all’isola greca di Lesbo, «probabilmente il più grande pellegrinaggio lesbico degli ultimi millenni», ha detto Dlugacz. Un’altra crociera ha fatto notizia quando, nel 1998, in un porto delle Bahamas la nave era stata accolta da un centinaio di manifestanti contro i diritti delle persone LGBT+ che cercarono anche di salire a bordo e vennero fermati dalla polizia (in quell’occasione, a salire sulla nave fu il ministro del Turismo delle Bahamas che si scusò personalmente con le ospiti).

Olivia Travel e le sue crociere sono finite anche nella serie The L Word. Non è comunque l’unica compagnia di viaggio LGBTQ+ o l’unica realtà che si occupa di turismo LGBTQ+. Ne esistono diverse, alcune sono meno organizzate e altre sono molto più legate ai movimenti e alla pratica politica lesbica e femminista. Ma l’Olivia Travel è stata la prima al mondo per lesbiche ed è diventata nel tempo una delle più grandi. È comunque poco conosciuta al di fuori della comunità LGBTQ+ e il suo successo, come hanno raccontato alcune persone che ci lavorano, è dipeso e continua a dipendere soprattutto dal passaparola.

Negli anni le persone che partecipano ai viaggi sono cambiate. In passato erano soprattutto lesbiche adulte, mentre oggi ci sono persone che vanno dai 21 ai 92 anni. Sul loro sito si dice che le persone non binarie e le persone trans «sono e sono sempre state le benvenute», sebbene lə loro ospiti si identifichino soprattutto come lesbiche cis e donne queer. Oggi ci sono molte coppie, persone sole, “chosen families”, cioè famiglie per scelta e senza legami biologici, madri che sostengono le figlie o viceversa e, sempre di più, persone non binarie, donne e uomini trans, ma anche donne eterosessuali.