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  • Martedì 1 agosto 2023

La città messicana dove non si potranno più cantare canzoni con testi misogini

Il divieto si applicherà nei locali di Chihuahua e potrebbe riguardare anche cantanti famosi, come il portoricano Bad Bunny

Bad Bunny durante gli Spotify Awards a Città del Messico, 5 marzo 2020 (Emma McIntyre/Getty Images for Spotify)
Bad Bunny durante gli Spotify Awards a Città del Messico, 5 marzo 2020 (Emma McIntyre/Getty Images for Spotify)
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La città di Chihuahua, capitale dell’omonimo stato nord-occidentale del Messico, ha modificato il Regolamento dell’intrattenimento e degli spettacoli pubblici introducendo il divieto di cantare testi misogini o che incitino alla violenza contro le donne nei locali e nei luoghi dove si fa musica dal vivo. I trasgressori rischiano una multa fino a 1,2 milioni di pesos (pari a circa 65mila euro): il denaro raccolto dalle multe sarà utilizzato nei programmi del comune a favore delle donne e per le case rifugio di chi ha subito violenza domestica.

Tra gli artisti che potrebbero risentire della nuova norma ci sono cantanti di generi molto diffusi nel paese come reggaeton, corridos tumbados e narcocorridos: questi ultimi sono sottogeneri che raccontano spesso le gesta dei narcotrafficanti, celebrandole, che glorificano la violenza o una certa maschilità. Diversi giornali scrivono che il famoso cantante di reggaeton portoricano Bad Bunny, il cui concerto è andato esaurito nel paese lo scorso anno, e l’artista messicano più ascoltato in streaming, Peso Pluma, potrebbero non essere più i benvenuti a Chihuahua a causa della misoginia dei loro testi.

La riforma è stata promossa dalla consigliera Patricia Ulate alla guida della Commissione per le donne, la famiglia e l’uguaglianza di genere. È stata approvata all’unanimità, con l’appoggio della maggioranza dei consiglieri del Partito Azione Nazionale (PAN), di orientamento conservatore e cristiano democratico, di quelli di Morena, il partito del presidente Andrés Manuel López Obrador, e del Partito Laburista e del Movimento Cittadino, di sinistra.

Patricia Ulate ha spiegato che il divieto ha lo scopo di prevenire la violenza di genere e penalizzare i comportamenti che violano la dignità delle donne e che sono ancora oggi «una realtà strutturale»: «Chihuahua è uno dei cinque comuni dello stato con un’allerta in materia di violenza di genere… qualsiasi azione che contribuisca a sradicarla conta».

I dati ufficiali dicono che nei primi cinque mesi del 2023 a Chihuahua sono state presentate 1.383 denunce per violenza domestica con un aumento dei casi pari al 21 per cento da aprile a maggio. Secondo le statistiche, a gennaio ci sono state 249 denunce, a febbraio 222, a marzo 302, ad aprile 277 e a maggio 336. Nello stesso periodo il numero di emergenza 911 ha registrato 677 chiamate per violenza domestica e ci sono stati più di cento arresti legati a questo tipo di reato.

Spiegando il divieto il sindaco di Chihuahua, Marco Bonilla, ha precisato che sarà sanzionato «chiunque canti canzoni che promuovono la violenza contro le donne» definendo tale violenza una «pandemia» e specificando che saranno considerati violenti testi che oggettivano e sessualizzano le donne. Ha poi detto che la modifica del regolamento comunale non intende prendere di mira un particolare genere musicale.

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In Messico per prevenire la diffusione della violenza e della “narcocultura” attraverso la musica, negli anni sono stati fatti molti tentativi di censura. Alcuni stati hanno proibito la diffusione radiofonica dei narcocorridos, alcune radio hanno scelto volontariamente di non trasmetterli e alcuni governatori hanno cercato di vietarne l’ascolto nei bar o nei locali notturni.

Lo scorso maggio Cancún, popolare destinazione turistica sulla costa orientale del paese, ha approvato ad esempio una serie di misure per vietare i concerti con testi che promuovono la violenza. Ma l’iniziativa di Chihuahua è la prima nel suo genere perché è rivolta in modo specifico alla violenza contro le donne.

Verónica Terrazas, presidente di un’associazione che a Chihuahua si occupa di donne e bambine, ha detto che «la violenza è stata riconosciuta come un problema sociale e di salute pubblica sia in Messico che nel resto del mondo» e che «va capito che, all’interno di tutte le disuguaglianze che esistono, quella basata sul sesso è la più antica: è da lì che provengono tutte le altre disuguaglianze, motivo per cui la violenza domestica è così strutturale». Per questo è per lei importante intervenire a tutti i livelli «con un cambiamento culturale, che non consenta alcun tipo di discriminazione».

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