Una seconda possibilità per le Indigo Girls

Dopo più di trent'anni dal successo di “Closer to fine”, il duo rock folk è diventato mainstream grazie alla colonna sonora di “Barbie”

Le Indigo Girls nel 2015 a Nashville, Tennessee (Rick Diamond/Getty Images)
Le Indigo Girls nel 2015 a Nashville, Tennessee (Rick Diamond/Getty Images)
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Dopo un’enorme campagna pubblicitaria, il film Barbie è uscito lo scorso 20 luglio e ha avuto un prevedibile successo che in meno di due settimane gli ha fatto superare 700 milioni di euro di incassi. Tra le tante cose a cui il film ha dato risalto e notorietà, insieme al rosa, alle Birkenstock e all’azienda produttrice di giocattoli Mattel, c’è una canzone della fine degli anni Ottanta che fu il più grande successo del duo folk rock Indigo Girls: “Closer to fine”.

Che sarebbe stata nella colonna sonora di Barbie era già stato anticipato da uno dei trailer degli scorsi mesi, ma con l’uscita al cinema “Closer to fine” si è rivelata essere una delle canzoni più presenti. Questo le ha portato apprezzamenti da un pubblico in gran parte nuovo e di tutte le età, oltre a molti commenti dalla critica: a maggior ragione perché inserita all’interno di una colonna sonora ricca di pezzi originali scritti da artiste pop contemporanee tra le più affermate del momento, come Lizzo, Dua Lipa e Nicki Minaj. Per molti commentatori e fan delle Indigo Girls, che da decenni hanno un pubblico affezionato ma limitato, e che non sono mai diventate mainstream per via della loro fama di artiste di musica alternativa, lesbiche e di sinistra, questo successo è una meritata seconda possibilità.

Le Indigo Girls sono Amy Ray e Emily Saliers, che oggi hanno rispettivamente 59 e 60 anni. Le due si conobbero da bambine ad Atlanta, in Georgia, dove vivevano: cominciarono a suonare insieme mentre frequentavano la scuola superiore e poi di nuovo quando si ritrovarono entrambe alla Emory University. Il loro primo album, Strange Fire, uscì nel 1987, mentre “Closer to fine” fu la prima traccia del loro secondo album, Indigo Girls, del 1989. Era stata scritta da Saliers poco dopo la laurea di entrambe e divenne il pezzo più riconoscibile dei loro concerti nei locali della zona. Fu suonato ampiamente in radio e le portò ad aprire il concerto dei ben più famosi R.E.M., anche loro originari della Georgia.

Da allora le Indigo Girls hanno pubblicato altri 13 album, ma “Closer to fine” continua a essere il loro più grande successo e l’80 per cento dei guadagni provenienti dai diritti della loro musica viene da lì.

Entrambe dichiaratamente omosessuali, le Indigo Girls furono inizialmente molto apprezzate all’interno della comunità queer, che allora trovava in loro e nella loro musica rivendicazioni e narrazioni difficili da trovare altrove. Con “Closer to fine” però raggiunsero una più ampia platea di giovani donne statunitensi, per cui quella canzone diventò una specie di inno alle esperienze dell’adolescenza e all’amicizia femminile. Anche per via della sua melodia semplice, ripetitiva e orecchiabile è stata «per anni un punto fermo dei cori nei dormitori, dei karaoke e dei viaggi in macchina», ha scritto Trish Bendix sul New York Times.

In una delle interviste che hanno fatto dopo l’uscita di Barbie, Ray ha raccontato di non aver mai avuto una Barbie da bambina e che «all’inizio il collegamento con Barbie mi rendeva un po’ nervosa». Dopo aver letto la sceneggiatura, scritta da Greta Gerwig, che è anche regista del film, e da Noah Baumbach, le due però si sono ricredute. «È stato un gigantesco regalo caduto dal cielo», ha detto Saliers: «Una nostra canzone in un film importante che non sia una noia? Per qualcosa che per noi funziona perfettamente? Quando ti risuccede a questo punto della carriera?».

La canzone delle Indigo Girls ritorna tre volte nel film, una nella scena in cui Barbie si mette in viaggio per lasciare il mondo perfetto di Barbieland e andare nel mondo reale, e canta a squarciagola mentre è alla guida della sua automobile rosa. Nella versione estesa della colonna sonora compare anche una cover di “Closer to fine” fatta dalla cantautrice Brandi Carlile e dalla moglie, la regista Catherine Shepherd.

Alcuni commentatori hanno visto in questo nuovo successo di “Closer to fine” una specie di riscatto delle Indigo Girls. Grazie a Barbie, la canzone viene ora ascoltata e apprezzata anche da persone che negli anni Novanta non erano ancora nate. Brandi Carlile, che ha 42 anni, ha detto al New York Times di essersi sempre sentita destabilizzata dal modo in cui le Indigo Girls sono state trattate e «usate subdolamente come riferimento condiviso per fare ironia sulle donne lesbiche» negli ultimi decenni. Secondo lei, il successo di “Closer to fine” dovuto a Barbie è «una delle cose più fighe» degli ultimi anni.

Le Indigo Girls sono state spesso oggetto di battute a sfondo omofobo nella televisione statunitense: il New York Times cita come esempi il Saturday Night Live, celebre programma comico americano del canale NBC, il cartone animato per adulti South Park e la presentatrice comica Ellen DeGeneres, a sua volta lesbica. A gennaio al Sundance Film Festival era stato presentato It’s Only Life After All, un documentario sulle Indigo Girls girato dalla regista statunitense Alexandria Bombach. Il film racconta proprio il modo in cui due artiste omosessuali provenienti da uno stato conservatore e religioso come la Georgia siano state trattate dalla società e dai media dopo il grande successo di “Closer to fine”. Le Indigo Girls sono attualmente in tour per il loro ultimo album, Look Long, uscito nel 2020.

Prima di Barbie, “Closer to fine” era già stata usata in serie tv come Transparent e The L Word: in entrambe le protagoniste (tutte a vario titolo appartenenti alla comunità LGBTQ+) la cantano proprio mentre sono in viaggio in macchina. A marzo la canzone aveva avuto un piccolo picco di notorietà dopo che era circolato molto online il video di un gruppo di attrici lesbiche piuttosto note, tra cui Sarah Paulson, Holland Taylor e Glennon Doyle, che la cantavano e ballavano all’interno di un pulmino da feste.

 

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