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  • Martedì 1 agosto 2023

La “rivoluzione dei gabinetti” in Cina

Otto anni fa il presidente Xi Jinping avviò una vasta campagna per migliorare i servizi igienici nel paese: oggi i risultati si vedono, insieme a qualche stravaganza

Un bagno pubblico a Pechino, nel 2020 (Photo by Kevin Frayer/Getty Images)
Un bagno pubblico a Pechino, nel 2020 (Photo by Kevin Frayer/Getty Images)
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Nel 2015 il presidente cinese Xi Jinping avviò una campagna statale per migliorare le condizioni dei servizi igienici nel paese, le cui condizioni, anche nelle città maggiori, erano secondo il governo inadeguate a quelle di un paese che era già la seconda economia mondiale, dopo la fortissima crescita ottenuta nei decenni precedenti. Otto anni dopo, la campagna ha già raggiunto diversi obiettivi – soprattutto nei luoghi più frequentati dai turisti – ma sta ancora andando avanti, e ha migliorato le condizioni igieniche di milioni di persone che vivono nelle aree più rurali, seppur con qualche problema.

Fino ad appena dieci o venti anni fa i bagni pubblici cinesi erano noti all’estero per essere generalmente sporchi, maleodoranti e privi di carta igienica e di sapone; i turisti stranieri erano spesso colpiti anche dal fatto che quasi tutti i bagni fossero alla turca, anche sui treni, dove mantenere l’equilibrio da accovacciati non è facilissimo. In molti bagni pubblici era difficile avere della privacy dato che erano senza porte, o con pareti molto basse. O con la porta di vetro.

Who said chinese toilets don’t have doors? They have glass ones
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Nelle zone rurali, poi, i bagni erano molto spesso latrine all’aperto, anche nelle case private. Il governo cinese da allora ha investito l’equivalente di centinaia di milioni di euro nella costruzione o nella ristrutturazione di bagni pubblici e privati in tutta la Cina.

La campagna cinese fu presentata dal governo come Cèsuǒ Gémìng, cioè “la rivoluzione dei gabinetti”: ebbe una prima fase triennale dedicata al miglioramento dei bagni pubblici delle zone turistiche, seguita da un’altra, a partire dal 2017, rivolta alle regioni rurali del paese.

Nella prima fase, oltre al rinnovamento di molti bagni pubblici, è stata introdotta un’applicazione che li indica su una mappa, per permettere alle persone di trovare la struttura più vicina. Sull’app è possibile filtrare i gabinetti sulla base della presenza di carta igienica o di un fasciatoio, dell’accesso gratuito o meno e dello stato di pulizia. Un rapporto del ministero degli Esteri cinese del 2021 sosteneva che alla fine dell’anno precedente fossero stati costruiti o ristrutturati 146mila bagni pubblici nelle zone turistiche, e che il tasso di soddisfazione dei viaggiatori per queste strutture fosse aumentato considerevolmente.

Dal 2017 è partito poi uno sforzo più ampio per migliorare l’accesso ai servizi igienici nelle zone rurali. Quello stesso rapporto del ministero degli Esteri indica che a fine 2020 la percentuale di case dotate di servizi igienici nelle zone rurali era del 68%, rispetto al 35,7% del 2017, e che erano stati costruiti o ristrutturati i bagni di oltre 40 milioni di case.

Un distributore di carta igienica che utilizza il riconoscimento facciale per limitare la quantità di carta prelevata, in un bagno a Pechino nel 2017 (EPA/HOW HWEE YOUNG)

Il sito di news cinese Sixth Tone – pubblicato a Shanghai ma inaccessibile dalla Cina continentale – ha sottolineato però diversi problemi della “rivoluzione dei gabinetti”: fra questi la maggiore attenzione dedicata da alcuni funzionari governativi a creare strutture con gadget costosi e impressionanti ma non strettamente necessari in un bagno pubblico, come frigoriferi, televisori e distributori di carta igienica con riconoscimento facciale. Le spese stravaganti erano abbastanza diffuse da spingere il ministero della Cultura e del Turismo a pubblicare linee guida per limitare la pratica.

Inoltre, e questo problema è stato percepito soprattutto nelle campagne, le vecchie infrastrutture pubbliche sono state spesso demolite prima che fossero pronte le nuove, e ci sono state complicazioni anche per quanto riguarda l’erogazione dei sussidi statali destinati ai privati. Questi sussidi coprono infatti il solo costo del wc, ma non le consistenti spese necessarie per l’adeguamento delle tubature. Secondo Sixth Tone alcune famiglie si sarebbero trovate a dover spendere anche l’equivalente di 1.300 euro per l’installazione del nuovo gabinetto (in un contesto, quello della Cina rurale, in cui il reddito medio annuo è circa 2.000 euro). Chi investe in un nuovo bagno, insomma, spesso si ritrova con un bagno molto più lussuoso del resto della casa. Altri prendono il sussidio ma installano il water senza collegarlo alle tubature, finendo per avere di fatto il gabinetto rinnovato in un ripostiglio o in una doccia.

La mancanza di accesso a strutture igieniche di buona qualità riguarda 3,5 miliardi di persone nel mondo e favorisce la diffusione di malattie infettive come colera e tifo. Si stima che le persone morte a causa della diarrea siano 500mila ogni anno, in maggioranza bambini sotto i cinque anni, quasi tutte nei paesi in via di sviluppo e in particolare nelle aree rurali, dove i normali wc collegati alla rete idrica non esistono: le fognature e gli impianti di trattamento delle acque sono infatti costosi e complicati da costruire e mantenere.

La Cina non è l’unico paese in via di sviluppo che negli ultimi anni ha investito nella qualità dei suoi bagni pubblici: anche l’India ha avviato una grande campagna di costruzione di latrine e nuovi bagni. Se in Cina però l’obiettivo era migliorare infrastrutture antiquate e poco igieniche, in India i bagni dovevano essere costruiti per provare a limitare la defecazione all’aperto, praticata fino a pochi anni fa da centinaia di milioni di persone e fonte di gravissimi problemi sanitari: per questo motivo solo fra il 2014 e il 2019 sono stati costruiti 90 milioni di gabinetti.

Oltre ai governi, tante organizzazioni internazionali sono impegnate per migliorare l’accesso a servizi igienici adeguati in varie parti del mondo, come WaterAid, un’associazione britannica fondata nel 1981, e la Bill & Melinda Gates Foundation, che nel 2011 ha lanciato la “Reinvent the Toilet Challenge” chiedendo a ricercatori in tutto il mondo di inventare un modello di wc che non avesse bisogno di fognature e acqua corrente, e potesse essere quindi costruito dove queste infrastrutture non esistono.