Una canzone di Gil Scott-Heron

Nata in una piazza che ha avuto alti e bassi

(Anna Webber/Getty Images)
(Anna Webber/Getty Images)

Le Canzoni è la newsletter quotidiana che ricevono gli abbonati del Post, scritta e confezionata da Luca Sofri (peraltro direttore del Post): e che parla, imprevedibilmente, di canzoni. Una per ogni sera, pubblicata qui sul Post l’indomani, ci si iscrive qui.
È appena arrivata la notizia che è morta a soli 56 anni Sinéad O’Connor, che cantò straordinariamente una straordinaria canzone di Prince (e un video che allora ci fu ipnotico e indimenticabile) insieme ad altre cose belle in quel disco, e poi mise la sua bella voce – e la sua bella faccia – in altre buone cose sparse in dischi meno memorabili ed ebbe una vita sofferente e incasinata, meritevole di maggiori felicità.
C’è una canzone nuova di Glen Hansard, che noi che eravamo a Peccioli già conosciamo: il disco esce il 20 ottobre.
Il concerto di Springsteen a Monza ieri sera ha chiuso il tour europeo, è durato qualche minuto meno di quello di Ferrara di maggio (a Roma non c’ero), con qualche variazione nella setlist, arricchita da una travolgente versione di Twist and shout e impoverita dall’assenza di Thunder road. Ieri mentre aspettavo di superare una parte centrale del concerto un po’ più debole (forse questa cosa delle tre ore possiamo anche dichiararla non più così necessaria?) mi sono ritrovato di nuovo a constatare quanto sia anomalo per costruzione il repertorio delle canzoni di Springsteen: spesso prive di un reale refrain (quando c’è è più uno slogan, scandito, proclamato, ripetuto: Ba-dlands! Glorydays! Tén-tevenu-frisàu! Come on up for the rising! Born-in-the-U-S-A! eccetera), in parte sostituito da una efficace melodia strumentale o da un coro (come in Born to run) – con cui noi folle al concerto andiamo a nozze – e più spesso compensato da una strofa straordinaria che si ripete senza far sentire la necessità del refrain (come in Bobby Jean, come in Hungry heart, come in I’m on fire, come in Racing in the street). Ed è forse per questo che, se chiedete ai profani di Springsteen, sanno tutti che è una delle più grandi rockstar viventi ma faticano a citarvi una canzone: o due, quando si ricordano di Born in the USA. Ne conoscono di più dei Ricchi e poveri.
Intanto oggi Mick Jagger ha compiuto ottant’anni (qui quando erano settanta).
Quella di domani è l’ultima newsletter che vi mando e poi ad agosto mi metto in vacanza, come avevo anticipato la settimana scorsa. Le canzoni poi tornerà il 4 settembre, per recuperarvi alla bellezza dopo un mese di “tormentoni estivi”.

Abbonati al

Questa pagina fa parte dei contenuti visibili agli abbonati del Post. Se lo sei puoi accedere, se non lo sei puoi esserlo.

È un modo per aiutare, è un modo per avere ancora di più dal Post. È un modo per esserci, quando ci si conta.