Patrick Zaki è stato condannato a 3 anni di carcere

L'attivista e studente egiziano dovrà scontare ancora un anno e due mesi: le accuse nei suoi confronti erano ritenute false e pretestuose

(ANSA)
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Il tribunale di Mansura, in Egitto, ha condannato a 3 anni di carcere Patrick Zaki, l’attivista e studente egiziano dell’università di Bologna che era stato detenuto in Egitto dal febbraio del 2020 al dicembre del 2021 con motivazioni politiche, sulla base di un suo articolo di opinione critico nei confronti del governo egiziano. Zaki ha già scontato un anno e 10 mesi di carcere in Egitto, e dovrebbe quindi scontare ancora un anno e due mesi. La notizia della condanna è stata riferita alle agenzie di stampa italiane dai suoi avvocati.

Gli avvocati hanno spiegato che la sentenza è stata comunicata loro in modo poco trasparente: un membro della sicurezza si sarebbe avvicinato e avrebbe semplicemente detto loro che Zaki era stato condannato a tre anni, prima di portarlo via. Al momento quindi non è chiaro per quali delle accuse a suo carico sia stato condannato: Zaki era accusato di «diffusione di notizie false dirette a minare la pace sociale», «incitamento alla protesta sociale senza permesso», «istigazione a commettere atti di violenza e terrorismo», «gestione di un account social che indebolisce la sicurezza pubblica» e «appello al rovesciamento dello stato», accuse giudicate false e pretestuose dagli osservatori indipendenti.

Prima del periodo di detenzione, nel 2020 Zaki frequentava un master in Studi di genere e delle donne all’università di Bologna. A febbraio di quell’anno era partito in aereo dall’Italia per andare in Egitto, dove avrebbe dovuto trascorrere un breve periodo di vacanza con la famiglia, ma al suo arrivo in aeroporto era stato arrestato. Le accuse nei suoi confronti riguardavano un articolo pubblicato nel 2019 sul giornale online Daraj, in cui Zaki criticava il governo egiziano per il trattamento riservato alla comunità cristiana copta (a cui la famiglia di Zaki appartiene).

Il suo avvocato aveva raccontato che dopo l’arresto Zaki era stato torturato: era stato bendato e portato a Mansura, la sua città natale, dove era stato poi picchiato, spogliato, sottoposto a scosse elettriche, abusato verbalmente e minacciato di stupro. Nei mesi successivi era stato trasferito dal carcere di Mansura alla prigione di Tora, al Cairo, nota per ospitare i prigionieri politici, ed era stato detenuto in condizioni dure e degradanti. Per molti mesi gli era stata negata la possibilità di comunicare con l’esterno e di ricevere visite dalla famiglia.

La detenzione a cui era stato sottoposto dal 2020 era preventiva: Zaki era cioè in attesa di essere processato, e per mesi la detenzione preventiva era stata sistematicamente prolungata. Il processo era cominciato formalmente a settembre del 2021 a Mansura, ma la prima udienza era stata rinviata molte volte. L’8 dicembre del 2021 era stato scarcerato per decisione di un tribunale, in attesa delle udienze successive, ma dopo la condanna di oggi dovrà tornare in carcere.

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