“La Tata” sta guidando lo sciopero degli attori di Hollywood

Fran Drescher è da alcuni anni un' agguerrita sindacalista, e chi ricorda il personaggio che interpretava non dovrebbe stupirsi

(AP Photo/Chris Pizzello)
(AP Photo/Chris Pizzello)
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Venerdì è iniziato il più grande sciopero degli attori di Hollywood degli ultimi quarant’anni: una mobilitazione che coinvolge oltre 160mila professionisti e si aggiunge a quello degli sceneggiatori che va avanti già dall’inizio di maggio. Online sta circolando moltissimo il video del concitato discorso fatto durante la conferenza stampa di giovedì dell’attrice Fran Drescher, presidente del sindacato degli attori SAG-AFTRA, in cui tra le altre cose definisce «disgustoso» l’approccio dei rappresentanti delle aziende di produzione cinematografica (la AMPTP) alla trattativa sul contratto collettivo.

Oltre che per i toni animati del discorso, il video è diventato virale perché negli anni Novanta Drescher, che ha 65 anni, è stata una delle attrici più amate al mondo per via del suo ruolo da protagonista nella sitcom La Tata (The Nanny, in originale). Prima degli eventi degli ultimi giorni molti di coloro che la guardavano da giovani non sapevano del suo impegno come sindacalista e men che meno del suo ruolo determinante rispetto alla crisi che Hollywood sta attraversando in questi mesi. Alcuni hanno fatto notare che l’impegno politico di Drescher è molto coerente con le idee del personaggio che l’ha resa famosa.

La serie La Tata fu scritta e prodotta dalla stessa Fran Drescher e dall’allora marito Peter Marc Jacobson, motivo per cui la protagonista aveva molte cose in comune con l’attrice. La storia era quella di Francesca Cacace, una donna italoamericana nata nel distretto newyorkese del Queens (come Drescher), di umili origini e dalla personalità arguta e travolgente. All’inizio della serie Fran veniva assunta da un ricco e riservato produttore di Broadway, Maxwell Sheffield, per fare la tata ai suoi tre figli. Nella versione originale in realtà la protagonista si chiamava Fran Fine e non era di origini italiane ma ebraiche, esattamente come Drescher. Per il suo ruolo nella Tata Drescher ricevette due candidature agli Emmy e due ai Golden Globe.

Tra le tante cose per cui il personaggio di Fran era amato ed è ancora oggi ricordato c’erano i costumi: essendo un’appassionata di moda accostava in modo estroso e poco newyorkese cortissime minigonne, aderenti dolcevita, completi coordinati, gilet, gioielli e acconciature. Recentemente, col riaffermarsi dell’estetica anni Novanta e di una generale nostalgia delle persone che oggi hanno tra i trenta e i quarant’anni per i prodotti culturali di quando erano giovani, il personaggio della Tata è tornato di grande interesse, portando tra le altre cose Drescher a collaborare con l’e-commerce di vestiti di seconda mano thredUP per proporre una collezione ispirata allo stile di Fran e a fare da testimonial a Dolce & Gabbana.

Drescher aveva fatto il suo debutto come attrice in un piccolo ruolo nel film del 1977 La febbre del sabato sera e sia prima che dopo il successo della Tata è comparsa in molti film e altri prodotti per la televisione. Insieme all’ex marito Jacobson produsse nel 2011 un’altra serie molto autobiografica, Happily Divorced, che raccontava le vicende di Fran Lovett, una fioraia che scopriva che l’uomo con cui era stata sposata per 18 anni era gay: quello che era successo realmente tra Drescher e Jacobson nel 1999. Nel 2000, dopo diversi anni di sintomi e diagnosi sbagliate, Drescher ricevette una diagnosi di tumore all’utero per cui fu operata: raccontò la sua esperienza nel libro Cancer Schmancer e fondò un’associazione con lo stesso nome per sensibilizzare sul tema della sanità pubblica.

Drescher è da sempre nota per il suo sostegno ai sindacati e per le sue posizioni anticapitaliste. In questi giorni è tornata a circolare la scena di un episodio della Tata in cui Fran si rifiuta di entrare nella sala di un lussuoso evento insieme al suo datore di lavoro perché fuori i camerieri stanno facendo un picchetto di protesta. «Mia mamma ha tre regole» dice nella scena, «non toccare niente nei bagni pubblici, non superare mai mai mai un picchetto di protesta e… qual era la terza? Ah sì non indossare mai olio di muschio allo zoo». Nel 2017 il New York Magazine l’aveva definita nel titolo di un articolo «la vostra nuova icona anti-capitalista preferita» per la quantità di volte che in quel periodo si era espressa sul tema sui social network.

È diventata presidente della SAG-AFTRA nel 2021, battendo per poco l’attore Matthew Modine (Full Metal Jacket, Stranger Things) con cui i toni della competizione erano stati molto accesi: Drescher rappresentava lo storico partito Unite for Strength, mentre Modine si proponeva alla guida di un nuovo movimento, Membership First. Da quando è alla guida del sindacato però Drescher ha sempre sostenuto l’importanza di presentarsi come un fronte unito, e il mese scorso è riuscita sorprendentemente a ottenere il sostegno anche di Membership First per le prossime votazioni.

Drescher è stata descritta come una leader apprezzata e molto solida negli ultimi due anni e solo recentemente si è trovata a dover fare i conti con alcune critiche. A giugno, dopo aver pubblicato un video in cui parlava dei negoziati in corso sul contratto collettivo in modo che qualcuno aveva giudicato eccessivamente ottimista, un migliaio di attori tra cui Maryl Streep avevano scritto una lettera per esprimere preoccupazione riguardo al modo in cui il sindacato stava trascurando le loro intenzioni di sciopero. Più di recente Drescher era stata accusata di aver preso alla leggera il suo impegno sindacale quando era stata pubblicata una foto di lei e Kim Kardashian a una festa in Italia organizzata da Dolce & Gabbana. Drescher si era difesa dicendo che si trattava solo di lavoro e che il comitato impegnato nella negoziazione del contratto era da tempo informato di questo suo impegno.

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