Forse c’è un modo migliore di cercare parcheggio

Lo smart parking è l’insieme delle tecnologie che dovrebbero rendere più facile trovare e pagare il parcheggio: Treviso ci prova dal 2010 ma ci sono progetti anche in molte altre città italiane

di Nikhil Jha

(George Marks/Retrofile/Getty Images)
(George Marks/Retrofile/Getty Images)

Nelle città, specialmente quelle più affollate e trafficate, trovare parcheggio è spesso molto complicato. Per questo diversi comuni stanno iniziando a dotarsi di infrastrutture di smart parking, un insieme di strumenti e tecnologie che dovrebbe consentire una gestione più efficace dei flussi di ricerca di parcheggio, riducendo traffico e tempi di percorrenza. In Italia sistemi simili sono stati introdotti, su scale diverse, per esempio a Torino, Cantù e Mantova. Treviso è stata una delle prime città a investire su queste tecnologie già nel 2010 e il suo caso è utile per capire meglio potenzialità e problemi che possono nascere nello sviluppo di un sistema di smart parking.

Secondo i dati dell’Istat, nel 2022 il 36 per cento delle famiglie italiane considerava il parcheggio “abbastanza” o “molto” un problema. Il dato sale al 44 per cento per le città con più di 50mila abitanti. La ricerca di parcheggio si intensifica particolarmente in alcuni momenti del giorno: uno studio realizzato a Zurigo e pubblicato nel 2017 sulla rivista scientifica Transportation, che ospita ricerche su sistemi e politiche di trasporto, mostra che nelle ore centrali della giornata, quando i parcheggi sono quasi tutti occupati, fino al 60 per cento del traffico è dovuto alla ricerca di un posto libero e che, in queste condizioni, il tempo di ricerca medio può superare i 10 minuti.

Per questo, negli ultimi anni comuni e aziende hanno cominciato a collaborare sullo smart parking, per permettere ad amministrazioni e utenti di avere una visione più immediata della situazione dei parcheggi. Con questo strumento le amministrazioni possono migliorare il sistema di controllo dei parcheggi non pagati, mentre gli utenti hanno strumenti per trovare e pagare il parcheggio più facilmente, ricevendo informazioni attraverso app o pannelli stradali.

Pur con differenze, ogni sistema di smart parking include dei meccanismi di monitoraggio in tempo reale degli stalli, che possono basarsi su telecamere o sensori installati sotto la superficie dell’asfalto, che rilevano la presenza di un veicolo grazie alla variazione del campo magnetico causata dalla sua massa ferrosa. Le informazioni raccolte da sensori e telecamere vengono trasmesse a un server centrale, che le aggrega e ridistribuisce.

Progetti di smart parking esistono in diverse città europee. Colonia, in Germania, è una delle città che negli ultimi anni ha investito per migliorare la gestione dei parcheggi, installando sensori e cartelli elettronici per guidare gli automobilisti verso i parcheggi liberi più vicini. Secondo l’amministrazione della città, la misura ha ridotto il traffico dovuto alla ricerca di parcheggio del 45 per cento, migliorando la distanza percorsa per cercare un posto e il tasso di occupazione dei parcheggi.

In Italia, tentativi di introdurre sistemi di smart parking sono stati avviati in diversi comuni, pur con scale e con scopi diversi. A Torino, sensori simili sono stati installati per rilevare l’occupazione di posti riservati ai disabili. Tentativi più circoscritti sono stati attivati a Mantova e a Busto Arsizio, in provincia di Varese. A Cantù, in provincia di Como, con un’app è possibile trovare un parcheggio libero. A Gorizia il sistema è in fase di installazione, mentre il comune di Messina ha aperto un bando per l’installazione dei sensori in più di 5000 stalli nel centro storico. Altrove, si è dovuto fare un passo indietro rispetto alle proposte: è il caso di Basiglio, appena fuori Milano, in cui lo scorso gennaio il 67% della popolazione ha respinto in un referendum apposito l’installazione di sistemi di smart parking in piazza Marco Polo, il principale parcheggio del comune. Tra i tentativi più longevi c’è invece quello di Treviso, una delle prime città in Italia a dotarsi dell’infrastruttura necessaria allo smart parking, già nel 2010.

La ricerca di parcheggio all’interno di Treviso è spesso difficile, complicata dalla scarsa disponibilità di posti all’interno del centro storico e dalle articolate politiche di viabilità. I tempi necessari a trovare parcheggio sono mediamente molto lunghi, con un conseguente peggioramento del traffico. Per questo nel 2010 il Comune decise di installare sensori per monitorare i parcheggi della città e migliorare l’efficacia con cui l’occupazione dei posti viene seguita e con cui vengono sanzionate le violazioni. Nel 2019 l’amministrazione di Treviso ha inoltre cominciato ad offrire i dati sui parcheggi attraverso l’app TrevisoApp, che avrebbe dovuto permettere ai cittadini di risparmiare tempo nella ricerca di un parcheggio libero.

L’amministrazione considera l’introduzione degli strumenti di smart parking un successo sotto molti aspetti, ma in questi anni ci sono stati diversi problemi che ne hanno limitato gli effetti positivi. Innanzitutto alcuni intoppi burocratici hanno compromesso la fluidità del servizio, in particolare a cavallo del nuovo bando per la gestione dei parcheggi, concluso nell’estate del 2022. Dopo anni di gestione da parte di Apcoa e Intercomp, il nuovo bando è stato vinto da Park It e Global Parking Solutions. Il risultato è stato però contestato dalla stessa Intercomp, arrivata seconda nel bando, e il ricorso ha prodotto un peggioramento della qualità del servizio: Park It e Global Parking Solutions dovrebbero investire molto per adeguare i sistemi alle loro tecnologie ma non lo stanno facendo in attesa della decisione del TAR (prevista per l’autunno).

Anche l’introduzione dell’app per i cittadini ha subito ritardi e contrattempi. Il giorno del lancio, nel luglio del 2019, gli utenti con uno smartphone con sistema operativo iOS non potevano accedere al servizio, mentre oggi l’applicazione non è scaricabile per gli utenti Android, l’altra maggiore famiglia di sistemi operativi per smartphone. Questo non vuol dire che il sistema sia del tutto inutile alla popolazione: come nel caso di Colonia, anche a Treviso le informazioni ricavate dai sensori vengono comunque utilizzate e mostrate sui pannelli elettronici della città, indicando ai cittadini quali siano le aree con più posti liberi.

Questo e gli altri articoli della sezione Come cambiano le città sono un progetto del workshop di giornalismo 2023 del Post con la Fondazione Peccioliper, pensato e completato dagli studenti del workshop.