Come sta andando con i mezzi pubblici quasi gratuiti a Bari

Il passaggio da 250 a 20 euro dell'abbonamento annuale sembra abbia aiutato la ripresa dopo la pandemia

di Elia Coccimiglio

Una foto di un autobus di AMTAB Bari, presa dal  profilo Facebook  della campagna promozionale MUVT
Una foto di un autobus di AMTAB Bari, presa dal profilo Facebook della campagna promozionale MUVT
Caricamento player

Il 3 gennaio 2023 il sindaco di Bari Antonio Decaro aveva annunciato che l’abbonamento annuale per i mezzi pubblici nella sua città sarebbe costato 20 euro invece che 250. L’obiettivo era “incentivare la mobilità sostenibile” e provare a ridurre il traffico, che a Bari non è un problema da poco. Sei mesi dopo l’introduzione della misura il numero di passeggeri è cresciuto molto rispetto agli anni della pandemia, ma è ancora presto per capire se le persone abbiano effettivamente cambiato il proprio modo di spostarsi in città.

L’iniziativa, avviata il 13 febbraio, è costata circa 5 milioni di euro ed è stata interamente finanziata dal programma nazionale per lo sviluppo urbano sostenibile “PON Metro”, che attinge a due fondi dell’Unione Europea del valore totale di 800 milioni di euro. La città di Bari ha ricevuto complessivamente 162 milioni, e alla mobilità la giunta comunale ha destinato 9 milioni: di questi, i 4 che non sono stati spesi per compensare la riduzione di ricavi, conseguente ai nuovi prezzi, sono stati utilizzati per sostituire mezzi obsoleti.

La proposta del sindaco di rendere quasi gratuiti gli abbonamenti era stata espressa, come aveva sottolineato Repubblica, dopo tre anni di grandi difficoltà per l’Amtab, l’azienda che si occupa del trasporto pubblico. Nel 2022 la società aveva registrato una diminuzione del 44 per cento dei passeggeri rispetto al 2019. Anche per questa ragione, la misura (chiamata Muvt 365) era stata pensata per raggiungere quante più persone possibile e destinata a chiunque vivesse o studiasse a Bari, indipendentemente dal reddito e dal luogo di residenza.

L’agevolazione aveva riscosso immediatamente molto successo perché il costo dell’abbonamento annuale era passato da 250 a 20 euro: il primo giorno, in 4 ore, erano arrivate ad Amtab oltre 1600 richieste di abbonamento. Da febbraio a oggi, stando all’amministrazione comunale, gli abbonamenti Muvt venduti sono stati più di 17mila.

Per quanto il dato possa sembrare incoraggiante è bene ricordare che con Muvt 365 l’abbonamento mensile è diventato invece straordinariamente svantaggioso (il costo di 35 euro al mese è rimasto invariato). Per questo, infatti, nel 2023 (da gennaio a giugno) gli abbonamenti mensili venduti sono stati meno di 6.500, mentre nel 2022 erano circa 27mila.

Più in generale, se si considerano annuali e mensili insieme, l’anno scorso erano stati venduti circa 29mila abbonamenti mentre quest’anno poco più di 24mila, nella loro gran parte annuali (dato destinato a crescere lievemente nei sei mesi che mancano alla fine dell’anno). Al momento quindi non è possibile chiarire se l’agevolazione abbia coinvolto persone che abitualmente preferiscono spostarsi in auto, che a Bari sono molte, oppure se quello che è successo è quasi unicamente uno spostamento dall’uso di abbonamenti mensili a quelli annuali, più convenienti. Secondo il rapporto annuale pubblicato da Inrix (azienda statunitense specializzata nell’analisi del traffico stradale), Bari è 92esima nella classifica mondiale delle città in cui si trascorre più tempo in auto: 55 ore all’anno.

Dal comune dicono comunque di essere molto soddisfatti dell’iniziativa, come ha spiegato un portavoce: «L’utenza effettiva non deve essere calcolata sulle vendite degli abbonamenti. Noi stimiamo che ogni abbonamento corrisponda a un numero di corse: ad esempio, un abbonamento mensile corrisponde più o meno a 35 corse». In base a queste stime, l’amministrazione ha calcolato che nel 2019 a Bari erano state effettuate circa 25,8 milioni di corse. Durante la pandemia si erano invece spostate con i mezzi pubblici molte meno persone: 13 milioni di corse nel 2020 e 11 milioni nel 2021. Poiché nel frattempo è cresciuto l’uso di altre forme di mobilità (soprattutto quelle in sharing) in Comune sono soddisfatti che il progetto abbia – a loro dire – contribuito a riportare l’uso dei mezzi pubblici tradizionali ai numeri del 2019. «Secondo la prima stima dei dati del 2023 – ha proseguito il portavoce – siamo riusciti a recuperare quasi completamente il gap perso in questi anni e prevediamo di chiudere l’anno con 22 milioni e 778 mila. E visto che la misura sarà rinnovata anche per il 2024, contiamo di tornare ai 25 milioni di corse del 2019».

Per ora, dunque, sappiamo che a Bari le persone sono tornate a spostarsi in autobus, ma l’aumento reale di passeggeri dipenderà dal miglioramento del servizio. Negli ultimi anni, infatti, la città ha avuto una crescita urbana che non è stata accompagnata da un adeguato incremento dei tratti di percorrenza. L’amministrazione però ha preferito usare i fondi del “Pon Metro” per il progetto di riduzione del costo degli abbonamenti, e fa sapere che rispetto a esigenze di miglioramento ed estensione del servizio c’è bisogno di maggiori risorse nazionali.

Intanto, oltre all’iniziativa degli abbonamenti a 20 euro, il comune ha in programma per i prossimi anni nuovi investimenti per la mobilità: il più rilevante sarà il progetto Bus Rapid Transit (BRT), un’infrastruttura completamente elettrica costituita da 4 nuove linee centrali, che il portavoce ha definito “una metropolitana in superficie”, a cui sarà associata una rete di trasporto di quartiere. L’iniziativa, da 160 milioni di euro, dovrà essere completata entro il 2026, secondo le tempistiche imposte dal PNRR con il quale sarà finanziata.

Questo e gli altri articoli della sezione Come cambiano le città sono un progetto del workshop di giornalismo 2023 del Post con la Fondazione Peccioliper, pensato e completato dagli studenti del workshop.