Le comunità energetiche arriveranno anche in città?

Per molto tempo sono state realizzate solo nei piccoli centri, ma da qualche anno ci sono anche in grandi città europee, e stanno arrivando anche in quelle italiane

di Michele Lampisti

(ANSA/DRN)
(ANSA/DRN)
Caricamento player

Tra la fine del 2022 e l’inizio del 2023 sono stati annunciati progetti per realizzare “comunità energetiche” in diverse grandi città italiane. Le comunità energetiche rinnovabili sono associazioni di cittadini che producono l’energia di cui hanno bisogno da fonti rinnovabili, e sono considerate particolarmente rilevanti per raggiungere gli obiettivi europei di riduzione delle emissioni inquinanti. La maggior parte delle comunità energetiche esistenti si trova in piccoli centri e zone rurali, dove è più facile trovare lo spazio necessario a realizzare impianti fotovoltaici o eolici, ma nell’ultimo decennio anche alcune grandi città europee hanno sperimentato soluzioni innovative per creare comunità energetiche. Questi progetti hanno dato risultati molto incoraggianti e per questo anche in Italia si è cominciato a parlare di comunità energetiche urbane con progetti in corso a Milano, Torino, Firenze, Roma, Napoli e Palermo.

Le comunità energetiche sono associazioni o cooperative riconosciute dalla legge, ne possono fare parte sia privati cittadini che imprese private o pubbliche amministrazioni, e devono rispettare alcuni vincoli: devono avere lo scopo di “fornire benefici ambientali, economici o sociali” alla collettività; devono fornire energia a più di un edificio; e i loro membri devono trovarsi in prossimità geografica tra loro e rispetto agli impianti di produzione. Le comunità energetiche permettono a chi ne fa parte di risparmiare sui costi delle bollette elettriche – dato che riducono la dipendenza dalla rete elettrica – e in alcuni casi anche di guadagnare dalla vendita dell’energia prodotta in eccesso. Non c’è un limite minimo o massimo di partecipanti a una comunità energetica: nel Comune di Storo, in provincia di Trento, per esempio, ne fanno parte 51 residenti locali; nel Comune di Macerata Feltria, nelle Marche, partecipano tutti gli abitanti, che sono poco meno di duemila.

Le istituzioni europee hanno deciso di puntare molto sulle comunità energetiche come mezzo per raggiungere più in fretta due obiettivi fondamentali per la transizione ecologica, ovvero la riduzione delle emissioni annuali nette di anidride carbonica del 55% entro il 2030, e il passaggio dalle fonti fossili a quelle rinnovabili, che entro lo stesso anno dovrebbero arrivare a produrre il 32% dell’energia. Rispetto alla creazione di impianti rinnovabili gestiti da grandi società dell’energia, le comunità energetiche possono essere avviate su iniziativa diretta dei cittadini, permettendo che vengano indirizzati verso la transizione ecologica anche investimenti privati. Ma se trovare lo spazio per costruire un impianto per la produzione di energia rinnovabile in un piccolo centro è facile, farlo in una città è decisamente più complesso.

Un impianto fotovoltaico che produce un megawatt di energia (1 megawatt è il limite di capacità di produzione previsto dalla legge italiana per le comunità energetiche, sufficiente per alimentare circa 500 case) occupa uno spazio tra i 10 e i 25 mila metri quadrati, circa una volta e mezza la superficie di Piazza del Duomo a Milano. In una grande città generalmente ci sono meno spazi di quest’ordine di grandezza, per cui è più difficile installare impianti rinnovabili vicino alle abitazioni che ne hanno bisogno. Una soluzione praticabile è quella di mettere pannelli fotovoltaici sui tetti degli edifici, ma non tutti i tetti sono adeguati, e spesso nei centri storici sono sottoposti a vincoli paesaggistici che richiedono lunghe procedure per rilasciare l’autorizzazione alla loro installazione.

Per questo motivo sono state pensate delle soluzioni alternative che sfruttano altre caratteristiche delle grandi città e permettono di superare il problema della mancanza di spazi adeguati per gli impianti. A Copenhagen, per esempio, la posizione favorevole della città, vicino al mare, ha permesso di costruire venti turbine eoliche a pochi chilometri di distanza dal porto. La loro proprietà è equamente divisa tra la società locale di distribuzione dell’energia e una cooperativa di cui fanno parte circa 8500 soci. Secondo un documento di Energy Cities, un’associazione composta da diverse città ed enti locali dell’Unione Europea, l’energia prodotta in un anno da questo impianto equivale ai consumi energetici di circa trentamila famiglie della città, ma c’è l’intenzione di allargare il numero dei cittadini partecipanti e di potenziare ulteriormente la capacità dell’impianto.

Nella città di Gent, la terza più popolosa del Belgio dopo Bruxelles e Anversa, ci sono delle cooperative che aiutano i membri della comunità energetica rinnovabile a individuare i luoghi migliori per installare pannelli fotovoltaici e a trovare i fondi necessari per acquistarli. Le istituzioni locali contribuiscono a questo progetto coordinando le attività dei soggetti coinvolti e fornendo loro tutte le informazioni utili. Il progetto ha portato all’installazione di circa 5000 metri quadrati di pannelli fotovoltaici sui tetti della città e di sistemi di accumulo dell’energia prodotta in eccesso, che viene indirizzata anche verso delle colonnine di ricarica per le macchine elettriche.

In Italia, secondo il rapporto del Gestore dei Servizi Energetici (l’ente pubblico che si occupa di promuovere l’uso di fonti di energia rinnovabile), alla fine del 2022 le comunità energetiche rinnovabili erano 21, quasi tutte in località molto piccole, concentrate in aree rurali o montane. Finora l’unica comunità energetica rinnovabile attiva in una città di grandi dimensioni è quella di San Giovanni a Teduccio, nella periferia est di Napoli, che è partita a dicembre 2021 e fornisce energia a venti famiglie del quartiere con 166 pannelli solari montati sul tetto della sede di una delle associazioni parte della comunità energetica.

Associazioni e istituzioni di diverse grandi città si sono mosse per avviare comunità energetiche. Per esempio, il Comune di Milano ha partecipato a un bando regionale per finanziare cinque comunità energetiche nelle aree di Ghisolfa, Niguarda, Bovisa, Città Studi e Chiaravalle. Una volta ottenuto il finanziamento si dovranno raccogliere le adesioni dei residenti delle aree interessate e il Comune ha detto che metterà a disposizione i tetti degli edifici pubblici per l’installazione di pannelli solari. Anche Firenze vuole sfruttare un bando regionale per finanziare i suoi progetti per le comunità energetiche, che sono in preparazione da marzo e interessano i quartieri Rifredi e Isolotto Legnaia. A Roma ci sono delle iniziative finanziate e coordinate dal Comune: l’intenzione è quella di realizzare una comunità energetica in ognuno dei quindici Municipi della città, insieme ad altri progetti di riqualificazione di edifici pubblici, in particolare le scuole su cui poi potrebbero essere installati pannelli fotovoltaici.

A Palermo invece è già pronto un progetto per realizzare una grande comunità energetica nella periferia orientale della città, e il Comune nell’ottobre scorso aveva stanziato 63 mila euro per altri dodici progetti. A Torino, infine, l’iniziativa proviene da realtà private e professionali coordinate dalla Camera di Commercio, con il progetto CERTo (Comunità Energetiche Rinnovabili Torino). Lo scopo è raccogliere adesioni da parte di altre imprese e cittadini e capire quali aree siano più adatte all’installazione degli impianti: il progetto verrà presentato lunedì 10 Luglio.

È plausibile che nel corso di quest’anno il numero delle comunità energetiche italiane aumenti molto, visto il grande numero di richieste e visti gli incentivi previsti dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) e dal Decreto Legislativo del 2021 in materia. Per poter essere attuato questo decreto richiede un regolamento da parte del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, che nonostante gli annunci nel corso di quest’anno non è ancora stato approvato. L’approvazione del regolamento permetterebbe di rendere operative molte comunità energetiche pronte a entrare in funzione e a stimolare iniziative per costituirne di nuove.

Questo e gli altri articoli della sezione Come cambiano le città sono un progetto del workshop di giornalismo 2023 del Post con la Fondazione Peccioliper, pensato e completato dagli studenti del workshop.