Ora tutte le città vogliono una bicipolitana

Cioè una rete di piste ciclabili con una struttura che ricorda le linee della metropolitana, per rendere gli spostamenti più sicuri e meno inquinanti

di Rimau M. Grillo Ritzberger

(Comune di Bologna)
(Comune di Bologna)

Sempre più comuni italiani stanno cercando di migliorare la mobilità ciclabile attraverso la costruzione di “bicipolitane”, cioè progetti che cercano di unire tra loro le piste ciclabili di una città, ammodernando quelle già esistenti e costruendone di nuove, con il fine di creare una rete simile a quella di una metropolitana, e di facilitare la comunicazione e la promozione di un maggior uso delle stesse ciclabili. Queste reti di piste ciclabili hanno delle “linee” con colori diversi per ogni tratto e stazioni di incrocio, ovviamente in superficie. Pesaro e Bologna ne hanno una, a Firenze e Rimini sono stati avviati dei progetti e a un certo punto se n’era parlato anche a Milano.

Chi ha già la sua bicipolitana dice di aver fatto progressi in termini di sicurezza delle strade, ma ci sono dubbi sul fatto che questo sia sufficiente a garantire una ciclabilità sicura e a ridurre l’impatto ambientale degli spostamenti.

Il nome “bicipolitana” è stato usato per molti progetti pensati per ampliare le reti di piste ciclabili delle città, anche se a questo termine non è mai stata data una definizione precisa.

La prima bicipolitana è quella di Pesaro, che ha inventato anche il nome e gli ha dato un logo. Thomas Flenghi, il mobility manager del Comune, ricorda che, attraverso la costruzione di spazi dedicati agli spostamenti in bici, la bicipolitana era stata pensata per rispondere al problema dei numerosi incidenti in cui venivano coinvolti i ciclisti nella città. Nel 2005, quando è stato approvato il progetto, c’erano meno di 20 chilometri di piste ciclabili: oggi il vicesindaco di Pesaro, Matteo Vimini, assicura che presto ce ne saranno più di 100. Flenghi dice che «con lo sviluppo della bicipolitana sono diminuiti gli incidenti ed è stata incentivata la cultura della bicicletta come mezzo di trasporto cittadino». Un esempio di questo è il successo delle officine che si occupano della personalizzazione delle biciclette, oltre che della loro riparazione.

La bicipolitana di Pesaro è organizzata in 11 linee che attraversano la città. Pedalando sulla linea 2, per esempio, si può seguire la costa: dal porto della città, a nord, fino all’ incrocio con la linea 1 che permette di raggiungere il centro storico da cui è poi possibile collegarsi con altre linee. Nella mappa che rappresenta lo schema della rete delle piste ciclabili, a ogni linea è associato un colore diverso e sono indicati i luoghi della città che possono essere raggiunti percorrendo il tratto, proprio come sulle mappe delle metropolitane.

Dopo Pesaro altri comuni hanno cominciato a progettare le proprie bicipolitane. A Firenze nel 2018 è stata proposta la costruzione di otto linee, a Rimini ne esiste una ed è in costante ampliamento. A Milano se ne era parlato brevemente durante la campagna per le elezioni comunali del 2021.

Dal 2019 anche a Bologna si lavora a una bicipolitana. Antonella Tempellini, la presidente della FIAB locale (Federazione Italiana Ambiente e Bicicletta), spiega che il progetto prevede di unire i comuni vicini a Bologna con il centro della città, che si può già percorrere in bici anche grazie alla cosiddetta “tangenziale delle biciclette”, una pista bidirezionale che segue i viali di circonvallazione. A queste piste ciclabili, che vengono chiamate “linee per tutti i giorni”, si aggiungono anche le “linee per il tempo libero” che sono pensate per le gite fuori porta. Il lavoro sulle piste ciclabili della città è iniziato prima che il progetto venisse chiamato “bicipolitana” e, ricorda Tampellini, l’epidemia da Coronavirus e l’arrivo dei fondi del PNRR hanno consentito di finanziare dei progetti pensati già nel 2015.

Stando ai dati del sito ufficiale la bicipolitana di Bologna è completata al 42 per cento: mancano infatti ulteriori lavori di ampliamento che consistono anche nell’unire e rinnovare tratti di piste ciclabili già esistenti. Il progetto si estende anche ai comuni appena fuori dalla città, con l’ambizione di rispondere ai bisogni dei pendolari e dei turisti che si muovono in bicicletta. L’estensione è già di molte volte superiore a quella della bicipolitana di Pesaro.

Secondo Enrico Chiarini, ingegnere e consigliere nazionale FIAB, però, i diversi progetti di bicipolitana, benché molto popolari, rischiano di promuovere un modello superato, per quanto l’adozione del concetto di “bicipolitana” aiuti la comunicazione e la promozione delle piste ciclabili.

Secondo Chiarini l’importante è la sicurezza di chi si muove in bici, un elemento essenziale per promuovere un modello di ciclabilità diffuso: «tutte le strade che per legge possono essere percorse con biciclette devono essere rese sicure». Per raggiungere questo obiettivo andrebbero implementate le zone 30, i tratti di strada il cui limite di velocità per i veicoli è di 30 chilometri orari, e regolamentato il numero di autocarri che circolano per la città e che sono tra i veicoli che causano la maggior parte degli incidenti mortali per chi va in bici.

La bicipolitana, con la costruzione di tratti di pista ciclabile colorati che uniscono luoghi particolarmente frequentati, può avere il pregio di concepire la bici anche come un mezzo di trasporto, e non solo come uno strumento usato per l’attività sportiva, e può essere utile per potenziare con piste ciclabili tratti particolarmente frequentati, o strade fuori dai centri urbani, ma per Chiarini non è sufficiente.

A questo proposito l’ingegnere fa riferimento alle iniziative prese a Parigi per favorire gli spostamenti in bicicletta, in cui “molte strade sono calmierate o chiuse al traffico”. Tra l’altro anche Anne Hidalgo, la sindaca di Parigi, durante la campagna elettorale per la rielezione del 2020 aveva parlato proprio di “vélopolitain”.

Questo e gli altri articoli della sezione Come cambiano le città sono un progetto del workshop di giornalismo 2023 del Post con la Fondazione Peccioliper, pensato e completato dagli studenti del workshop.