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  • Sabato 1 luglio 2023

Che posto è Nanterre

La città francese dove sono iniziati gli scontri di questi giorni ha una lunga storia di attivismo e tensioni sociali

Una manifestazione contro la polizia a Nanterre (AP Photo/Michel Euler)
Una manifestazione contro la polizia a Nanterre (AP Photo/Michel Euler)
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Le proteste e gli scontri che proseguono in Francia da quattro giorni, con varie violenze e l’arresto di centinaia di persone, sono iniziate a seguito dell’uccisione del diciassettenne Nahel M. da parte della polizia a Nanterre, città nella periferia a nord ovest di Parigi, la capitale della Francia. Nanterre è una città vivace, con università, teatri e ampi parchi, e ha tutta una storia fatta di lotta politica, immigrazione, e radicate tensioni sociali e sfiducia nei confronti delle istituzioni e delle forze dell’ordine, soprattutto da parte dei cittadini di origine straniera (Nahel M. era di origini algerine).

Nanterre si trova a una decina di chilometri dal centro di Parigi. È piuttosto piccola: si estende per circa 12 chilometri quadrati, poco meno della cittadina italiana di Ostia, ma ci vivono quasi 96mila persone, più o meno le stesse di comuni come Cesena o Pesaro.

Oggi Nanterre è una città spaziosa, generalmente pulita, con alcuni grattacieli, molti negozi, un grande parco e un campus universitario moderno e frequentato, costruito negli anni Sessanta su un ex campo di aviazione militare. «È ben lontana dall’inferno di privazioni sociali con cui alcuni vorrebbero descriverla», ha scritto un corrispondente di BBC che l’ha visitata in questi giorni per raccontarla.

Molti di questi cambiamenti sono stati attuati negli ultimi decenni, in un processo di riqualificazione della città che è stato tutt’altro che omogeneo e pacifico, come in molti altri casi di gentrificazione, quel processo per cui in quartieri o zone storicamente abitate dalle fasce più povere della popolazione cominciano a trasferirsi persone delle fasce più agiate, provocando aumenti dei prezzi e trasformazioni più o meno radicali dell’identità del posto.

A Nanterre esistono ancora zone difficilmente accessibili da alcune categorie di persone, giornalisti compresi, in cui le tensioni sociali sono percepite e raccontate come ancora molto vive. Sono zone in cui vivono molte persone di origine straniera, membri di minoranze etniche provenienti da ex colonie francesi come l’Algeria, luoghi che anche sull’onda delle proteste di questi giorni la stampa ha definito come simbolici di sistemici e radicati problemi di molte altre periferie francesi. In questi giorni diverse persone che vivono qui hanno parlato della mancanza di fiducia nei confronti della polizia e di frequenti episodi di violenza che secondo loro sono motivati da razzismo.

La zona che oggi chiamiamo Nanterre esiste da secoli, ma è soprattutto nell’arco del Novecento che ha acquisito molte delle caratteristiche sociali e politiche che secondo alcuni sono all’origine delle tensioni di questi giorni. All’inizio del Novecento faceva parte della cosiddetta Ceinture rouge, la “cintura rossa”, l’insieme di comuni e città attorno a Parigi che a partire dagli anni Venti furono abitate soprattutto dalla classe operaia, diventando un grosso bacino elettorale per il Partito comunista francese.

Nel dopoguerra in città arrivarono anche moltissimi operai di origine algerina insieme alle proprie famiglie, sistemati in baraccopoli spesso fatiscenti. Ce n’erano anche in molte altre città francesi, ma una delle più estese si trovava proprio a Nanterre: lo storico britannico Jim House ha scritto che gli algerini che ci vivevano la chiamavano Al-Qahira, Il Cairo, e che divenne una base molto solida per chi sosteneva la guerra d’indipendenza dell’Algeria dalla Francia, combattuta tra il 1954 e il 1962.

Nel corso degli anni Settanta e Ottanta, man mano che la città si trasformava e arricchiva, nacquero diversi movimenti e iniziative culturali volte a preservare l’identità della città e dei gruppi di persone che l’avevano abitata fino a quel momento. Già allora si verificarono alcuni episodi di violenza nei confronti di giovani persone di origine algerina, anche in quel caso provocando proteste. Uno dei casi che ebbe più risonanza fu l’omicidio di Abdennbi Guemiah, nel 1982: Guemiah aveva 19 anni, origini nordafricane e fu colpito da un proiettile sparato da un vicino di casa in un quartiere abitato soprattutto da bianchi. Nel 2013 gli fu intitolata una strada.

Guemiah era anche uno degli organizzatori di Rock against police, una serie di concerti gratuiti organizzati a Nanterre tra il 1981 e il 1982 come parte di una manifestazione contro la violenza della polizia.

All’evoluzione di Nanterre e alla sua trasformazione, con massicci investimenti economici per arricchirla e riqualificare le aree più povere, contribuirono anche le grosse rivolte del 2005, provocate dalla morte dei due adolescenti Zyed Benna e Bouna Traoré, folgorati in una stazione elettrica in cui si erano nascosti per sfuggire a un controllo della polizia. Secondo Emile Chabal, docente di storia all’università di Edimburgo, in Scozia, quegli investimenti hanno finora avuto un effetto piuttosto cosmetico, e non hanno risolto una serie di problemi strutturali che a Nanterre colpiscono ancora le fasce più povere della popolazione, tra cui la disoccupazione, l’abbandono scolastico e le conseguenze del razzismo.