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  • Giovedì 29 giugno 2023

Gli incendi in Canada continuano a riempire di fumo molte città americane

Il fumo peggiora la qualità dell'aria e limita le attività all'aperto: da lunedì ha anche attraversato l'Atlantico arrivando in Europa

Il fumo degli incendi canadesi a Chicago (AP Photo/Kiichiro Sato, File)
Il fumo degli incendi canadesi a Chicago (AP Photo/Kiichiro Sato, File)
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La peggiore stagione degli incendi boschivi nella storia del Canada continua ad avere effetti su molte città del nord degli Stati Uniti, immerse in questi giorni nel fumo che condiziona pesantemente la qualità dell’aria. Mercoledì l’Agenzia per la protezione dell’ambiente degli Stati Uniti (EPA) ha emesso allarmi sulla qualità dell’aria in 17 diversi stati, in cui vive circa un terzo della popolazione statunitense. In molte grandi città, fra cui Chicago, Cleveland, Detroit e Minneapolis le autorità hanno consigliato alla popolazione di evitare prolungate attività all’aperto e suggerito alle persone più fragili di restare in casa.

Già a inizio giugno molte città del nord degli Stati Uniti erano state avvolte da un denso fumo, che rendeva l’aria grigiastra e in alcuni casi arancione, a seconda della luce. Il fumo proviene da centinaia di incendi avvenuti o tuttora in corso in Canada: gli incendi in Canada sono comuni nella stagione da giugno ad agosto, perlopiù nelle province occidentali, ma quest’anno vanno avanti da maggio soprattutto in quelle orientali. Quella in corso è la peggior stagione di incendi nella storia canadese, con oltre 77mila chilometri quadrati di terreni già bruciati, ben più del picco storico del 1989: il dato è venti volte superiore rispetto alla media degli ultimi dieci anni.

Il fumo a Cincinnati (AP Photo/Joshua A. Bickel, File)

Il fumo sviluppatosi da questi incendi negli ultimi giorni si è spostato soprattutto sulla cosiddetta regione dei Grandi Laghi, che comprende otto stati americani (Illinois, Indiana, Michigan, Minnesota, New York, Ohio, Pennsylvania e Wisconsin) e l’Ontario canadese.

Un cielo denso di fumo era visibile anche durante gli appuntamenti pubblici del presidente Joe Biden in visita a Chicago, città dove un indice di pericolosità dell’aria ha raggiunto quota 217 secondo AirNow, un’app gestita dall’agenzia governativa per la protezione ambientale: un livello superiore a 100 è considerato preoccupante per i cittadini con qualche problema pregresso nell’ambito respiratorio. A Detroit lo stesso indice indicava un valore di 203, a Cincinnati 185. Chicago, Washington e Detroit sono attualmente tre delle prime quattro città con la peggiore qualità dell’aria al mondo, secondo le rilevazioni dell’istituto svizzero IQAir.

Le condizioni dell’aria hanno portato le amministrazioni cittadine a limitare le attività all’aperto: a Cleveland e Madison sono state chiuse le piscine, i parchi acquatici e i campus estivi per i bambini. Molte città hanno prolungato in orario diurno i servizi di ricovero per i senzatetto, normalmente solo notturni, ed è stato consigliato l’uso di mascherine chirurgiche all’esterno.

Secondo le previsioni la coltre di fumo più densa nel corso della giornata di giovedì dovrebbe lasciare le città ora interessate, spostandosi verso est e minacciando nuovamente anche New York. Questa situazione potrebbe diventare frequente nelle prossime settimane se non diminuirà la quantità di incendi nelle foreste canadesi.

Il fumo degli incendi canadesi ha anche attraversato l’Atlantico e raggiunto l’Europa: è successo una prima volta nella seconda settimana di giugno, mentre il servizio di monitoraggio dei dati atmosferici dell’agenzia di collaborazione scientifica europea Copernicus segnala la presenza di fumo proveniente dal Canada su Spagna, Francia e isole britanniche da lunedì 26: dovrebbe lasciare l’Europa entro giovedì sera. In ogni caso per chi vive in Europa non ci sono particolari rischi per la salute, perché dal Canada all’altra parte dell’Atlantico le particelle inquinanti sospese nel fumo si sono molto diluite.

Al momento sono in corso in Canada 497 diversi incendi, di cui 250 considerati “fuori controllo”. Gli incendi sono causati soprattutto dall’attività umana e dai fulmini, ma si sviluppano così tanto e sono più probabili a causa delle condizioni climatiche, con l’aumento delle temperature e le minori piogge che rendono la vegetazione più secca e infiammabile.

Non è possibile attribuire automaticamente singoli eventi estremi al cambiamento climatico senza studi specifici, ma sappiamo che il riscaldamento globale aumenta i rischi – per esempio di maggiori periodi di siccità e di maggior durata ed estensione degli incendi, a prescindere dalle cause per cui iniziano a bruciare – e richiede misure per prevenirli e limitare i danni.