Il discorso di Meloni alla Camera non è stato molto conciliante con l’Europa

La presidente del Consiglio ha parlato di immigrazione, del MES e del Regolamento di Dublino con toni da campagna elettorale

Meloni con il ministro agli Affari europei Raffaele Fitto (ANSA/FABIO FRUSTACI)
Meloni con il ministro agli Affari europei Raffaele Fitto (ANSA/FABIO FRUSTACI)

Mercoledì mattina la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha parlato alla Camera per le consuete comunicazioni prima della riunione del Consiglio Europeo – l’organo che raggruppa i principali capi di stato e di governo dell’Unione Europea – che si terrà domani e dopodomani. Il suo è stato un discorso dai toni particolarmente duri su tutte le questioni aperte con l’Unione Europea, dal Meccanismo Europeo di Stabilità (MES), all’immigrazione, passando per l’inflazione. A proposito dell’immigrazione, nel suo discorso Meloni ha adottato uno stile battagliero, da campagna elettorale, insistendo sul fatto che «è una sfida europea e dunque richiede risposte europee».

Tra le altre cose è tornata sul tema del Regolamento di Dublino, la norma europea che regola la gestione di migranti e richiedenti asilo. Di recente i governi hanno trovato un accordo per riformarlo, e Meloni ha detto:

Le proposte che abbiamo concordato, certamente da perfezionare, vanno però nella giusta direzione: rendono le responsabilità per i paesi di primo ingresso più sostenibili, valorizzano il concetto di paese terzo sicuro, prevedono un meccanismo di solidarietà permanente e vincolante, pur con elementi di flessibilità nei suoi contenuti. Proponevano che gli Stati che dovessero rifiutare i ricollocamenti dei migranti pagassero quelli che dovevano ricollocare i migranti. Ma io non avrei mai accettato di essere pagata per trasformare l’Italia nel campo profughi d’Europa.

Meloni si riferiva a una proposta della presidenza di turno del Consiglio dell’Unione Europea, l’organo in cui siedono i rappresentanti dei 27 governi dell’Unione. La presidenza attualmente è del governo svedese, e la sua proposta era stata condivisa anche da altri paesi, ma non piaceva appunto all’Italia ed è stata modificata.

Un altro argomento affrontato da Meloni è il MES, un’istituzione europea che ha lo scopo di aiutare i paesi dell’Eurozona in difficoltà economica. Il parlamento italiano in questi giorni dovrebbe approvarne la riforma: l’Italia è rimasto l’unico paese europeo a non averlo fatto, a causa del fatto che un pezzo della maggioranza parlamentare che sostiene il governo si è sempre detta contraria al MES, che considera uno strumento che limiterebbe la libertà dei singoli paesi di compiere in autonomia le proprie scelte in ambito economico. Approvare questa riforma è una questione molto tecnica, ma per la maggioranza ha un significato politico da cui sta facendo fatica a smarcarsi.

Nel suo discorso Meloni è sembrata abbastanza in linea con la ritrosia della maggioranza: «Lo voglio dire con serenità ma anche con chiarezza, non reputo utile all’Italia alimentare in questa fase una polemica interna su alcuni strumenti finanziari, come ad esempio il MES».

– Leggi anche: Perché l’Italia è l’unico paese a non aver ancora approvato la riforma del MES

Meloni ha criticato in maniera piuttosto diretta anche la Banca Centrale Europea, lamentandosi dell’inflazione e mettendo in dubbio le scelte con cui la presidente della BCE, Christine Lagarde, sta cercando di contrastarla. Secondo Meloni «la semplicistica ricetta dell’aumento dei tassi […] non appare agli occhi di molti la strada più corretta da perseguire», perché l’aumento dei prezzi non sarebbe causato da «una economia che cresce troppo velocemente» ma da altri fattori, «primo fra tutti la crisi energetica causata dal conflitto in Ucraina». Non è usuale che un capo di Stato o di governo attacchi in maniera così aperta un organo indipendente come una banca centrale.

Parlando sempre dell’immigrazione e della «difesa dei confini», poi, Meloni se l’è presa con qualcuno di imprecisato, forse l’opposizione, che arriverebbe «a legittimare chi sperona le navi dello Stato italiano», riferendosi all’episodio in cui venne coinvolta nel 2019 Carola Rackete, la comandante della Sea Watch 3. All’epoca venne accusata di aver “speronato” un’imbarcazione della Guardia di Finanza, mentre video pubblicati successivamente mostrarono che non si trattava tecnicamente di uno speronamento.

Su tutto questo Meloni ha espresso posizioni piuttosto dure, più simili a quelle che sosteneva con più frequenza prima di diventare presidente del Consiglio, quando era all’opposizione. Alludendo ai passati governi di centrosinistra, ha detto che l’Italia allora «era lanciata a folle velocità verso la cancellazione dei confini nazionali», e verso «il riconoscimento del diritto inalienabile alla migrazione». In realtà i governi di centrosinistra, soprattutto quando era ministro dell’Interno Marco Minniti, presero misure piuttosto rigide e tutto sommato in linea con quelle sostenute dalla destra: adottarono un codice di condotta per le ong piuttosto rigido e fecero un accordo con alcune milizie libiche per limitare le partenze di migranti dalle coste della Libia.