Quando esistevano gli spettacoli di tuffi con i cavalli

Fino agli anni Settanta furono una delle attrazioni principali sul lungomare di Atlantic City nonostante la crudeltà e i grossi rischi per la sicurezza

horse diving
(US Library of Congress, Wikimedia Commons)
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Per circa cinquant’anni, dalla fine degli anni Venti alla fine degli anni Settanta, una delle attrazioni principali del lungomare di Atlantic City, nel New Jersey e a pochi chilometri da New York, erano i tuffi con i cavalli, esibizioni piuttosto bizzarre che oggi sarebbero considerate estremamente crudeli, oltre che molto rischiose. Le persone in sella agli animali, nella gran parte dei casi donne, si tuffavano da una rampa di acciaio alta più di 18 metri in una piscina costruita accanto al mare profonda circa 3 metri e mezzo, applaudite da un pubblico entusiasta.

Queste esibizioni si potevano trovare anche in altre città, ma le più popolari erano appunto quelle allo Steel Pier di Atlantic City, che nonostante un progressivo declino oggi è la città del gioco d’azzardo più famosa degli Stati Uniti dopo Las Vegas. Come ha raccontato Atlas Obscura, anche se la loro origine non è chiara la loro invenzione risale a fine Ottocento e si deve a un certo William “Doc” Carver.

Carver era nato nell’Illinois e si era trasferito da ragazzo in Nebraska, dove era diventato piuttosto bravo a maneggiare le pistole. Per un certo periodo fece il dentista, da cui ottenne il soprannome di Doc (dottore), ma poi cominciò a mettere su una serie di spettacoli assieme al leggendario Buffalo Bill, un soldato che combatté nella guerra di Secessione con gli stati dell’Unione poi diventato cacciatore di bisonti. I due mettevano in scena uno spettacolo teatrale in cui si sparavano colpi a salve: la cosa però non andò avanti a lungo perché entrambi erano troppo egocentrici, ha spiegato ad Atlas Obscura Cynthia Branigan, autrice di un libro sull’ultimo dei cavalli usati per gli spettacoli con i tuffi ad Atlantic City.

Inizialmente Carver fece fatica a trovare una sua nicchia nel settore dell’intrattenimento, ma poi ebbe l’idea che fu la sua fortuna.

Sul come gli venne l’idea di far tuffare cavalli e umani nell’acqua raccontò storie diverse, che in tutti i casi avevano a che fare con cose che a suo dire gli erano capitate veramente. In un’occasione disse di essere caduto in un fiume del Nebraska assieme al suo cavallo mentre era inseguito da alcuni nativi americani, in un’altra che ci era finito dentro durante una notte di forte maltempo che aveva fatto crollare il ponte che stava attraversando a cavallo. Branigan ha un’altra teoria ancora, cioè che Carver avesse visto alcuni cavalli cadere da un ponte mentre era in viaggio in Australia. Ad ogni modo, Carver cominciò ad addestrare cavalli per provare a farne uno spettacolo.

Secondo Branigan, qualunque fosse la storia vera, l’idea di un cavallo che cadeva in acqua era già di per sé sufficiente ad attirare l’attenzione del pubblico.

Carver propose il suo primo spettacolo di questo tipo attorno al 1880 e provò a replicarlo nel 1894 a St. Louis, nel Missouri, con una cavalla chiamata Black Bess. Per rendere l’esibizione ancora più interessante pensò che assieme ai cavalli dovessero tuffarsi delle ragazze, meglio se in costume da bagno. Si crede che la prima a provare a farlo sia stata una giovane chiamata Lorena Lawrence, o Lorena Carver, nel 1906 (si pensa che fosse sua figlia, ma anche su questo ci sono dubbi): la più famosa comunque fu Sonora Webster, che si unì agli spettacoli negli anni Venti e acquisì a sua volta il cognome Carver, sposando Al Carver, che molte fonti riferiscono essere il figlio di William, anche se ancora una volta non è certo che lo fosse.

Quando Carver morì, nel 1927, l’organizzazione delle esibizioni passò in mano ad Al, che l’anno successivo organizzò il primo spettacolo di tuffi con i cavalli allo Steel Pier di Atlantic City. Erano tra le esibizioni più popolari del lungomare, che al tempo attirava 40mila visitatori al giorno e offriva tutta una serie di spettacoli, da quelli dei trapezisti a quelli con pistole a salve simili ai primi di Carver e Buffalo Bill. Gli umani si tuffavano coi cavalli dalle due alle sei volte al giorno, relativamente noncuranti dei possibili rischi.

Atlas Obscura racconta che per le persone che si tuffavano fratture e ferite erano piuttosto comuni. Meno chiare invece sono le conseguenze per i cavalli: non si ha notizia di incidenti, ma i gruppi animalisti ritengono che non sia plausibile che non si facessero male. Un ragazzo di 19 anni chiamato Oscar Smith morì nel 1907 nel suo primo tuffo a San Antonio, in Texas, mentre la stessa Webster perse la vista a causa del distacco della retina durante l’impatto con l’acqua nel 1931, andando però avanti a tuffarsi ugualmente per altri 11 anni.

I tuffi con i cavalli ad Atlantic City continuarono a essere popolari per tutti gli anni Sessanta, ma poi le cose cambiarono, per una serie di motivi. Branigan racconta che quando lei ci aveva visto uno spettacolo da bambina, nel 1964, gli spettatori erano accalcati gli uni addosso agli altri: passati alcuni anni, nel 1978, l’unico pubblico rimasto era quello delle persone che lavoravano lì.

In quell’anno l’area che comprendeva la grossa struttura di acciaio da cui si facevano tuffare i cavalli era stata acquisita da una nuova società che decise di abbandonare quel tipo di esibizione, da tempo considerato piuttosto imbarazzante, ma soprattutto era una distrazione dai casinò della città. Così tutti i cavalli vennero venduti all’asta e in molti casi mandati al macello. Branigan pagò 2.600 dollari, cinque volte tanto il prezzo che si pensava sarebbe stato raccolto dall’asta, pur di salvare Gamal, l’ultimo cavallo a essere usato nelle esibizioni in città, ormai vecchio.

Nel 1993 la nuova amministrazione che gestisce l’area del lungomare di Atlantic City pensò di riproporre lo spettacolo con dei muli anziché con i cavalli, andando incontro a numerose proteste. L’idea fu riproposta anche nel 2012, ma anche in questo caso non se ne fece nulla per via delle grandi proteste dei gruppi animalisti.

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