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  • Sabato 24 giugno 2023

Negli Stati Uniti è aumentato l’interesse per la sterilizzazione maschile

Dopo la revoca del diritto all'aborto, gli interventi di vasectomia sono in aumento

Una manifestazione in California contro la revoca del diritto all'aborto (Credit Image: © Amy Katz/ZUMA Press Wire via ANSA)
Una manifestazione in California contro la revoca del diritto all'aborto (Credit Image: © Amy Katz/ZUMA Press Wire via ANSA)
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Dopo la revoca del diritto all’aborto a livello federale negli Stati Uniti, quasi un anno fa, non sono aumentate solo le richieste di contraccettivi d’emergenza e pillole abortive da parte delle donne, ma anche quelle di vasectomia da parte degli uomini. Sono interventi di sterilizzazione, sempre con l’obiettivo di evitare gravidanze indesiderate.

La vasectomia è un piccolo intervento in cui si incide lo scroto e si recidono i due dotti deferenti, cioè i due vasi che collegano i testicoli ai dotti eiaculatori e permettono il passaggio degli spermatozoi attraverso il pene. L’intervento dura circa quindici minuti e si fa in anestesia locale. La vasectomia è una forma di contraccezione permanente, ritenuta efficace in oltre il 99 per cento dei casi. A volte chi vuole mantenere la possibilità di avere figli congela il proprio sperma prima di farvi ricorso, in modo da poterlo usare in un momento successivo.

Benché meno conosciuta di altre pratiche contraccettive, la vasectomia è stata ed è usata in diversi paesi. In quelli occidentali non è la prima volta che si registrano aumenti di richieste a seguito di eventi specifici: era successo anche con la crisi economica del 2008, quando per molte famiglie avere figli, o altri figli, sarebbe stato insostenibile dal punto di vista economico.

Già prima della sentenza della Corte suprema che ha revocato il diritto all’aborto, negli Stato Uniti c’era stato un aumento di richieste di vasectomia: alcuni uomini avevano perfino rivendicato questa scelta come un atto di protesta rispetto alla libertà di scelta di evitare gravidanze, o come un atto di solidarietà nei confronti delle donne, un modo di condividere più equamente la contraccezione.

Ma le richieste di informazioni su questa pratica – e in molti casi l’aumento al suo ricorso – sono aumentate in modo piuttosto netto dopo il 24 giugno del 2022, data della sentenza (la “Dobbs v. Jackson Women’s Health Organization”, o più semplicemente Dobbs).

Secondo i dati di Google Trends, l’applicazione di Google che mostra l’andamento delle ricerche per parola o gruppi di parole in un dato periodo e in una data area geografica, c’è stato un picco molto netto di ricerche della parola “vasectomia” a ridosso della sentenza, insieme ad altre parole legate alla revoca del diritto all’aborto, come “abortion”e “Roe” (“Roe v. Wade” è la sentenza della Corte suprema del 1973 che garantiva il diritto all’aborto, ribaltata dalla Corte suprema lo scorso giugno).

Un rapporto di Innerbody Research, organizzazione di ricerca statunitense, ha mostrato come le ricerche della frase “dove posso fare una vasectomia” sono aumentate dell’850 per cento nei giorni successivi alla sentenza sul diritto all’aborto, con i maggiori incrementi in stati particolarmente conservatori come il Texas e la Florida.

Ci sono poi una serie di urologi e cliniche che hanno raccontato a diversi giornali – tra cui il Washington Post e l’Economist – quanto siano aumentate non solo le richieste di informazioni e consultazioni sulla possibilità di ricorrere alla vasectomia, ma anche gli interventi effettivi. Testimonianze che sembrano confermate dall’aumento netto di richieste di rimborso assicurativo per questo tipo di interventi, secondo Komodo Health, società che fa raccolte dati in ambito sanitario negli Stati Uniti.

Secondo stime fatte proprio dall’Economist, che si è basato sui dati di Komodo Health e li ha combinati con quelli disponibili sugli anni precedenti, nei primi sei mesi dalla revoca del diritto all’aborto c’è stato un complessivo aumento del 17 per cento di interventi di vasectomia, per un totale di circa 20mila uomini in più rispetto alla media, e con un picco nei tre mesi immediatamente successivi, tra luglio e settembre, quando l’aumento sarebbe stato del 29 per cento.

Sempre secondo queste stime, l’aumento di interventi si sarebbe registrato in 46 stati, con un incremento maggiore in quelli con regole più restrittive sull’aborto, dove l’aumento medio di ricorsi a questa pratica sarebbe stato del 41 per cento rispetto al 26 per cento di altri stati.