La controffensiva ucraina rischia di essere lenta e molto complessa

Dopo due settimane gli avanzamenti sono limitati: manca il supporto aereo, le difese russe sono tenaci e le mine sono un problema

Un carro armato ucraino vicino a Bakhmut (AP Photo/Libkos)
Un carro armato ucraino vicino a Bakhmut (AP Photo/Libkos)
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Sono passate quasi due settimane dall’inizio della controffensiva ucraina lungo il confine delle aree orientali e sud-orientali del paese controllate dall’esercito russo, soprattutto nella regione di Donetsk e di Zaporizhzhia. Le poche notizie certe dal fronte e le opposte propagande dei due comandi militari non permettono di valutare con certezza l’efficacia dell’offensiva e le effettive perdite dei due eserciti, in termini di territori e di uomini. Tutti gli analisti concordano però nel ritenere che l’offensiva ucraina rischia con ogni probabilità di essere lenta, faticosa e molto costosa in termini di vite umane.

A partire dalla metà dello scorso anno i due eserciti hanno accumulato armi, forze e difese e la Russia ha passato gli ultimi mesi ad allestire trincee e fortificazioni per prepararsi a rispondere all’attesa offensiva. L’esercito ucraino inoltre non dispone di forze aeree che possano sostenere l’offensiva di terra con bombardamenti: è quello che succede normalmente nelle guerre moderne, in cui i movimenti delle truppe di terra vengono anticipati da offensive aeree che distruggano o limitino le capacità difensive dell’avversario.

Senza il supporto di aerei da guerra gli attacchi di terra diventano molto più complessi e meno efficaci: proprio per questo il presidente Volodymyr Zelensky ha lungamente richiesto agli alleati occidentali dei caccia F-16, ottenendo delle aperture sono negli ultimi mesi. L’Ucraina al momento non sembra aver impiegato tutte le forze a disposizione e potrebbe aver voluto solo testare le resistenze russe lungo vari punti del fronte, ma le risposte russe lasciano intendere che non ci saranno rapidi sfondamenti delle linee difensive, come accadde nella regione di Kharkiv l’anno scorso.

Un soldato ucraino a Blahodatne, uno dei paesi riconquistati recentemente (AP Photo/Evgeniy Maloletka)

I soldati ucraini hanno cominciato a contrattaccare nella regione di Zaporizhzhia, nel sud-est dell’Ucraina, conquistata dai russi nelle prime settimane dell’invasione. È una regione particolarmente importante per via del suo ruolo nel rifornire la Crimea, la penisola occupata e annessa nel 2014 dalla Russia. L’obiettivo dell’Ucraina è far arretrare il fronte di guerra verso est e romperlo: in questo modo l’esercito russo non avrebbe il controllo dei collegamenti con la Crimea, da dove potrebbero arrivare eventuali rinforzi. Oltre a Zaporizhzhia le azioni ucraine si sono concentrate anche sulla regione di Donetsk e su Bakhmut, la piccola cittadina orientale che russi e ucraini si contendono da mesi, e la cui conquista, nonostante lo scarso valore strategico, ha assunto via via un valore sempre più simbolico.

Su tutti i fronti si segnalano limitati avanzamenti dell’esercito ucraino, peraltro negati dal ministero della Difesa russo, che sostiene di aver respinto tutti gli oltre 250 attacchi. L’Ucraina invece rivendica di aver liberato 113 chilometri quadrati di territorio e otto fra paesi e cittadine. Sono comunque vittorie limitate e molto parziali, che non hanno cambiato sostanzialmente la linea del fronte.

Gli attacchi di terra sono stati spesso preceduti da un lancio di missili a lungo raggio, gli Storm Shadow forniti dal Regno Unito: l’obiettivo ucraino è colpire i centri di rifornimento e di comando dietro le linee russe, isolando così i soldati al fronte. La tattica funzionò lo scorso anno nella precedente offensiva, quando furono decisivi i lanciarazzi statunitensi Himars. Le sommarie indicazioni che arrivano dal fronte lasciano intendere però che le truppe ucraine stiano trovando una resistenza decisamente maggiore che in passato: sono state attaccate anche da missili ed elicotteri.

Uno dei problemi maggiori incontrati dalla controffensiva è la presenza sul fronte di centinaia di migliaia di mine, piazzate dall’esercito russo anche utilizzando lanci con razzi mossi da unità mobili. Le mine si stanno rivelando più letali di quanto previsto, anche perché difficili da individuare e da mappare.

Un soldato ucraino dorme dopo una guardia notturna nella regione di Donetsk (AP Photo/Evgeniy Maloletka)

Secondo alcune interpretazioni proprio alcune difficoltà nella controffensiva avrebbero consigliato al comando militare ucraino una pausa riorganizzativa negli attacchi, secondo altre invece la strategia attuale sarebbe concentrata nell’identificare le forze difensive messe in campo dai russi. In questo senso anche attacchi che non sfondino immediatamente le linee difensive sarebbero utili per valutare da dove provengono le risposte dell’esercito russo, individuando nuovi obiettivi per successivi attacchi con i missili di fabbricazione britannica. Allo stesso modo avrebbero la finalità di tenere occupato l’esercito russo su un fronte più ampio le operazioni oltre il confine russo, nella zona di Belgorod, quelle nella simbolica città di Bakhmut e gli attacchi nei pressi della penisola della Crimea.

Intanto la Russia sta continuando i suoi attacchi con i droni sulle maggiori città ucraine: martedì è stato segnalato un altro raid massiccio, con almeno trenta velivoli, per lo più distrutti dalle forze difensive ucraine.

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