Nordio non sta prendendo bene le critiche al disegno di legge sulla giustizia

Il ministro della Giustizia parlando a un festival di libri è tornato a definire «interferenze» i dubbi di alcuni magistrati

(Mauro Scrobogna/LaPresse)
(Mauro Scrobogna/LaPresse)

Questa settimana il governo ha approvato un disegno di legge elaborato dal ministro della Giustizia, Carlo Nordio, che prevede modifiche al codice penale e al codice di procedura penale. È un disegno di legge, quindi il testo dovrà passare per il parlamento, ma intanto ha già attirato molte critiche da parte di politici di opposizione e soprattutto di magistrati. Nordio ha risposto alle critiche mostrando una certa insofferenza: dopo il Consiglio dei ministri con cui era stato approvato il disegno di legge aveva detto che «il magistrato non può criticare le leggi, come il politico le sentenze», e che «non sono ammesse interferenze». A questa frase erano seguite altre polemiche, su cui Nordio è infine tornato sabato, in un suo intervento al festival di libri Taobuk a Taormina, in Sicilia.

Parlando della riforma e delle critiche ricevute, Nordio ha spiegato meglio il suo punto di vista:

Se un magistrato, singolarmente, ritiene dal suo punto di vista che la legge sia sbagliata dal punto di vista tecnico, nessuno ha il diritto di togliergli la parola o dirgli che interferisce.

Poi, continuando il discorso, Nordio ha parlato delle critiche del presidente dell’Associazione nazionale magistrati (ANM), Giuseppe Santalucia, che in un’intervista a Repubblica di mercoledì scorso era stato molto netto nelle critiche al disegno di legge:

In questo caso non era un magistrato qualunque, era un rappresentante di un sindacato dei magistrati [l’ANM, ndr] che aveva, prima ancora che fosse noto ufficialmente il testo del disegno di legge, pronunciato tutta una serie di critiche severissime, “inconcepibile, contrario alla costituzione”, qualcuno ha detto addirittura non so se “un regalo alla mafia” o comunque ecco, tutte queste cose secondo me in corretto italiano significano interferenze.

Nell’intervista a Repubblica, in realtà, Santalucia aveva detto che i «dubbi di costituzionalità sono fortissimi», e non è chiaro a chi si riferisse Nordio nel passaggio in cui ha parlato di «regalo alla mafia». Santalucia si riferiva all’impossibilità per i pubblici ministeri di ricorrere in appello, ma in quel momento non era ancora stato approvato il disegno di legge e nell’intervista se ne parlava come se il divieto fosse per tutti i casi, mentre invece verrebbe applicato soltanto ai reati meno gravi.

In ogni caso, Santalucia nella serata di sabato ha risposto a Nordio parlando a giornali e agenzie: «I magistrati e l’ANM […] hanno non solo il diritto ma anche il dovere di prendere parola, per arricchire il dibattito sui temi della giustizia».

I punti fondamentali e più dibattuti del disegno di legge sulla giustizia sono l’abolizione del reato di abuso d’ufficio e le modifiche ai sistemi delle intercettazioni. Su questo secondo punto le critiche maggiori sono arrivate dalla stampa, perché il disegno di legge consentirebbe la pubblicazione di intercettazioni solo quando sono citate negli atti dei giudici, per esempio nelle motivazioni di un provvedimento, o quando vengono usate nel corso di un dibattimento.

Tutto ciò limiterebbe la libertà di stampa, secondo alcuni. A Taormina Nordio è intervenuto anche su questo, dicendo che le intercettazioni costano moltissimo allo Stato e vengono fatte «per inchieste che raggiungono risultati minimi, tra l’altro rovinando la vita delle persone». Poi ha aggiunto: «Vorrei ricordare che la legge impedisce la pubblicazione degli atti giudiziari. Vengono pubblicati lo stesso e nessuno dice nulla. Ma la legge c’è già».

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