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  • Venerdì 16 giugno 2023

Las Vegas punta forte sullo sport

La città del gioco d’azzardo ha investito moltissimo, e continua a farlo, per diventare uno dei grandi centri sportivi del Nord America

di Pietro Cabrio

L'Allegiant Stadium e i casinò lungo l'Interstate 15 a Las Vegas (Ethan Miller/Getty Images)
L'Allegiant Stadium e i casinò lungo l'Interstate 15 a Las Vegas (Ethan Miller/Getty Images)
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Sei anni fa la città di Las Vegas non aveva una sola squadra nei quattro maggiori campionati sportivi nordamericani (football, basket, baseball, hockey) e i suoi legami con queste leghe riguardavano perlopiù eventi laterali, come quelli organizzati dalla NBA in estate. Ma in questi sei anni è cambiato tutto. Adesso a Las Vegas ci sono due squadre professionistiche maschili e una di queste, i Vegas Golden Knights, hanno appena vinto la Stanley Cup, cioè il titolo della National Hockey League (NHL). Fra pochi anni arriverà una terza squadra, nel baseball, mentre nei prossimi mesi la città ospiterà per la prima volta un Gran Premio di Formula 1 e il Super Bowl della NFL, ovvero due dei più grandi eventi sportivi a cui una città possa ambire.

Las Vegas occuperà quindi uno spazio sempre maggiore negli sport nordamericani, e non solo maschili: l’anno scorso ha vinto il suo primo titolo WNBA (la NBA femminile) con le Aces, già arrivate in finale nel 2020. È un ruolo per cui la città si è preparata negli ultimi anni e paradossalmente si ritiene sia stata favorita anche dalla sentenza del 2018 con cui la Corte Suprema le aveva di fatto tolto il monopolio del gioco d’azzardo sportivo negli Stati Uniti.

È il caso di ricordare che Las Vegas è stata fondata in mezzo a un deserto agli inizi del Novecento e che nell’ultimo secolo la legge statunitense le ha permesso non solo di essere l’unico stato senza grandi divieti nel gioco d’azzardo, ma anche di avere il monopolio del settore e diventare una meta specifica per tanti altri motivi piuttosto caratteristici (già nel 1931 il Nevada introdusse per esempio la legge sul divorzio più permissiva di tutti gli Stati Uniti).

In questo modo la città si ingrossò e prosperò intorno al gioco d’azzardo, che già a metà del Novecento creò un enorme indotto fino a quadruplicare la sua popolazione anche grazie all’arrivo di persone dagli stati limitrofi in cerca di opportunità e case a buon mercato. Ma Las Vegas, specialmente negli ultimi decenni, ha dovuto affrontare anche una lunga serie di problemi strettamente collegati a queste sue caratteristiche. La crisi del 2008, per esempio, compromise seriamente il suo modello economico largamente incentrato sul gioco d’azzardo, quindi senza grosse alternative a disposizione.

Scommettitori e allibratori seguono i risultati delle corse di cavalli negli Stati Uniti da un’agenzia di Las Vegas nel 1954 (Keystone/Getty Images)

Dopo aver risolto solo in parte i suoi tanti problemi — corruzione, disoccupazione (nel 2010 superò il 15 per cento), crisi immobiliari e degrado — le autorità del luogo hanno individuato nel mercato sportivo un possibile nuovo sbocco per l’economia, anche in considerazione delle caratteristiche di una città costruita per ospitare eventi e che da decenni offre la più alta concentrazione di posti letto negli Stati Uniti.

Si iniziò quindi dalle strutture che mancavano, quelle sportive. Nel 2013 furono presentati i progetti di quella che oggi è la T-Mobile Arena, l’impianto che ospita i grandi eventi degli sport da combattimento (su tutti pugilato, UFC e WWE) e le partite casalinghe dei Golden Knights. Nel 2017 iniziò la costruzione dell’Allegiant Stadium, uno degli impianti sportivi più avanzati al mondo, in uso dal 2020. È costato quasi 2 miliardi di dollari, ma oltre 700 milioni sono stati garantiti da fondi pubblici: è interamente coperto con oltre 70mila posti, ha due campi da gioco sovrapponibili, 128 suite e 44 palchi privati. Un anno dopo è iniziata infine la costruzione del teatro Sphere, una delle più grandi strutture sferiche al mondo, alta circa 111 metri e ricoperta da 1,2 milioni di LED ad altissima definizione.

Parallelamente, la città ha pensato a come riempirli, questi stadi. Nel 2016 ottenne dalla NHL un cosiddetto expansion team, ossia una squadra di nuova fondazione — i Golden Knights — per aumentare il numero di partecipanti al campionato. Gli altri grandi campionati americani, però, non avevano in previsione expansion team, e così la città si è resa disponibile con tutti i mezzi possibili — economici, amministrativi e infrastrutturali — ad accogliere squadre da altre città del paese (nello sport nordamericano le proprietà delle squadre possono decidere di cambiare città per provare a rilanciarsi in mercati ritenuti più appetibili).

All’interno dell’Allegiant Stadium (Christian Petersen/Getty Images)

In questo processo si ritiene che Las Vegas sia stata aiutata di riflesso dall’annullamento del divieto sulle scommesse sportive deciso dalla Corte Suprema nel 2018, perché quello che sembrava inizialmente un possibile danno per la città è andato invece a suo favore, sia da un punto di vista economico che d’immagine. Da allora infatti più di trenta stati hanno legalizzato le scommesse sportive e le grandi agenzie del settore con sede a Las Vegas sono riuscite a inserirsi in questi nuovi mercati grazie alla loro lunga esperienza. L’annullamento del divieto ha poi contribuito a far avvicinare a Las Vegas molte organizzazioni che prima avevano sempre limitato i loro rapporti con “la città dei peccati”, come viene soprannominata dal resto del paese. Tra queste, la più rilevante in ambito sportivo è stata la NCAA, l’organizzazione che gestisce i seguitissimi campionati scolastici statunitensi, che di fatto costituiscono tutto lo sport americano che non è professionistico.

Con quest’ultima spinta Las Vegas è diventata definitivamente la nuova meta più ambita per lo sport nordamericano, e come effetto di questo ha contribuito a cancellare dal panorama sportivo nazionale una città storicamente molto legata allo sport come Oakland, da tempo alle prese con profondi problemi economici, amministrativi e sociali.

Nel 2020 la storica squadra di football di Oakland, i Raiders, è stata la prima a trasferirsi in Nevada, dove si è insediata all’Allegiant Stadium. A Oakland i Raiders condividevano lo stadio con gli Athletics, la squadra di baseball diventata famosa anche al di fuori degli Stati Uniti perché raccontata nel film Moneyball. Per due anni gli Athletics sono stati l’ultima squadra di Oakland e pare abbiano provato seriamente a rimanerci, ma le difficoltà incontrate nella costruzione di un nuovo stadio non sono state superate. Così la proprietà ha iniziato a pianificare il trasferimento: proprio giovedì di questa settimana ha ottenuto l’approvazione definitiva da parte dello stato del Nevada per la costruzione e il finanziamento pubblico di un nuovo stadio da baseball a Las Vegas per un costo di circa 1 miliardo e mezzo di dollari.

In attesa del trasferimento degli Athletics, per cui ci vorranno ancora degli anni, la città si sta preparando a un altro evento epocale. A novembre diventerà ufficialmente sede di un Gran Premio di Formula 1, che si correrà in notturna in un circuito cittadino con il rettilineo principale sulla cosiddetta “Strip”, il viale dove si concentra il maggior numero di hotel e casinò più famosi della città. Sarà la terza gara del Mondiale ospitata negli Stati Uniti, dopo Austin e Miami. E nel frattempo si continua a discutere anche di una nuova squadra NBA per la città, cosa di cui ha parlato di recente anche LeBron James, eventualmente interessato a farne parte: «Mi piacerebbe portare qui una squadra prima o poi, sarebbe straordinario» ha detto dopo averci giocato con i Lakers lo scorso ottobre.

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