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  • Venerdì 16 giugno 2023

Il Giappone ha alzato l’età del consenso da 13 a 16 anni

E ha ampliato la definizione di stupro, con una legge attesa e di cui si discuteva da tempo  

Alcune sostenitrici della giornalista giapponese Shiori Ito, recentemente al centro di un caso di stupro molto discusso (AP Photo/Jae C. Hong)
Alcune sostenitrici della giornalista giapponese Shiori Ito, recentemente al centro di un caso di stupro molto discusso (AP Photo/Jae C. Hong)
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Venerdì in Giappone è stata definitivamente approvata una legge che innalza da 13 a 16 anni l’età del consenso, ovvero la soglia al di sotto della quale si considera che la minore o il minore non possano aver acconsentito all’atto sessuale. La legge amplia inoltre la definizione di “stupro” da «rapporto sessuale forzato» a «rapporto sessuale non consenziente», allineando la definizione del Giappone a quella di diversi altri paesi.

Il Giappone era lo stato con l’età del consenso più bassa tra i paesi del G7, e l’articolo di legge che la determinava non era mai stato cambiato in oltre 100 anni (le norme che determinano l’età del consenso e i reati di natura sessuale in Giappone fanno parte del codice penale che risale al 1907). La proposta di legge era stata approvata a fine maggio alla camera bassa della Dieta, il parlamento bicamerale del Giappone, e venerdì è stata approvata anche alla camera alta, l’equivalente del nostro Senato.

La legge era molto attesa, e la discussione sui suoi contenuti era nata soprattutto dalle proteste organizzate negli ultimi anni a seguito di alcune controverse sentenze di assoluzione per stupro. Finora in Giappone per provare che fosse stato commesso uno stupro non bastava dimostrare che fosse stato negato il consenso, ma bisognava anche dimostrare che la persona che lo avesse compiuto avesse usato «violenza e intimidazioni» per impedire a chi lo subiva di resistere.

Uno dei casi più discussi era stato nel 2014, quando un uomo era stato assolto dopo aver immobilizzato una ragazza di 15 anni al muro e aver fatto sesso con lei mentre opponeva resistenza. Secondo i giudici la resistenza della ragazza – trattata di fatto come una persona adulta dato che aveva più di 13 anni– non era stata sufficiente per rendere «estremamente difficile» l’atto dell’uomo e dunque il rapporto non poteva essere definito «forzato».

In Giappone, nel 2019, era nato anche un movimento, Flower Demo, che si riunisce da allora l’11esimo giorno di ogni mese per manifestare e protestare contro le assoluzioni ritenute ingiuste e per mostrare solidarietà alle donne che hanno subìto violenza. Ad attirare l’attenzione sul problema sono stati anche alcuni casi riguardanti persone note che hanno denunciato abusi, come la giornalista Shiori Ito e l’ex soldata Rina Gonoi.

Oltre a innalzare l’età del consenso e ad ampliare la definizione di stupro, la legge appena approvata delinea in modo chiaro alcune situazioni in cui un rapporto sessuale può non essere considerato consensuale, per esempio nei casi in cui una persona abbia assunto alcol o droghe oppure subisca una forma di controllo psicologico. Sono anche stati estesi i termini di prescrizione per le denunce di stupro da 10 a 15 anni.

La legge vieta inoltre la ripresa segreta di atti sessuali, come accade frequentemente coi video pornografici detti chikan, un genere molto popolare sia in Giappone che in altri paesi asiatici. Sono video normalmente girati in luoghi pubblici molto affollati, soprattutto su metropolitane e autobus e molto spesso nell’ora di punta: un uomo si posiziona dietro una donna, la segue in qualche punto in cui le persone siano tutte accalcate, la palpeggia o abusa di lei approfittando della calca, filmando il tutto.

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