La Regione Lazio ha tolto il patrocinio al Pride di Roma

Il presidente Rocca aveva sostenuto la manifestazione ma poi ci ha ripensato dopo le critiche dell'associazione Pro Vita e Famiglia

L'edizione 2022 della sfilata del Pride di Roma (Vincenzo Nuzzolese/SOPA Images via ZUMA Press Wire)
L'edizione 2022 della sfilata del Pride di Roma (Vincenzo Nuzzolese/SOPA Images via ZUMA Press Wire)
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Lunedì la Regione Lazio ha revocato il proprio patrocinio al “Roma Pride 2023”, la parata promossa dai movimenti che difendono i diritti delle persone LGTBQ+. La manifestazione aveva ottenuto in un primo tempo il sostegno della Regione, come succede da ormai dieci anni, ma a cinque giorni dall’inizio della parata (partirà il 10 giugno in piazza della Repubblica a Roma) il presidente Francesco Rocca ha deciso che il simbolo della Regione non dovrà più comparire nella manifestazione.

Il governo regionale, che è sostenuto da una maggioranza di destra, ha motivato la decisione con un’incompatibilità delle posizioni riguardo al tema della gestazione per altri (GPA), la forma di procreazione assistita comunemente nota come “maternità surrogata”. Rocca è stato duramente criticato non solo dagli organizzatori dell’evento, ma anche dalle opposizioni, a livello locale e nazionale. Il sindaco di Roma Roberto Gualtieri del Partito Democratico ha confermato il patrocinio del Comune e la sua presenza alla manifestazione, a cui parteciperà anche la segretaria del PD, Elly Schlein.

– Leggi anche: La gestazione per altri, spiegata bene

In un comunicato ufficiale della Regione il mancato patrocinio (che di fatto è una forma simbolica di sostegno) viene giustificato facendo riferimento al manifesto politico dell’evento, intitolato “Queeresistenza”. Il documento contiene molte critiche alle posizioni sui diritti dell’attuale governo di destra di Giorgia Meloni, e in un passaggio si legge: «Vogliamo una legge che introduca e disciplini anche in Italia una gestazione per altri (GPA) etica e solidale, che si basi sul pieno rispetto di tutte le persone coinvolte, sulla scorta delle più avanzate esperienze internazionali e in un’ottica di piena autodeterminazione».

Per la Regione questo testo «promuove comportamenti illegali»: «La firma istituzionale non può, né potrà mai, essere utilizzata a sostegno di manifestazioni volte a promuovere comportamenti illegali, con specifico riferimento alla pratica del cosiddetto utero in affitto». Nei giorni scorsi l’associazione antiabortista Pro Vita e Famiglia aveva segnalato questo passaggio del documento definendo il sostegno della Regione «schizofrenico», viste le posizioni del governo sul tema.

In sintesi la GPA prevede che la gravidanza sia portata avanti da una persona per conto di qualcun altro, e negli ultimi mesi è stato un tema del dibattito politico per via della richiesta fatta dal governo Meloni ai sindaci di smettere di registrare i genitori non biologici negli atti di nascita dei figli nati con questa tecnica. A seguito di questa decisione e di un voto in Senato legato allo stesso tema ne è nata una discussione in cui diversi esponenti del governo hanno contestato la gestazione per altri, definendola ad esempio un «mercato di bambini» o «un reato più grave della pedofilia».

Il portavoce del Roma Pride, Nicola Colamarino, ha definito la revoca del patrocinio «una vergogna» e ha accusato il governo della Regione di rispondere a pressioni del movimento Pro Vita e Famiglia, che ha sostenuto Rocca in campagna elettorale, e del governo nazionale. Il presidente Rocca in un’intervista alla Stampa ha negato di aver ricevuto pressioni, sostenendo di aver concesso il patrocinio in «buona fede» ma di essersi sentito oggetto di una «strumentalizzazione vergognosa».

Anche all’interno del Consiglio regionale della Lombardia c’è stata una discussione sul Pride, in questo caso quello di Milano. La Regione, governata dalla Lega, non dà più il patrocinio alla manifestazione dal 2017: dal 2014 al 2016 lo aveva fatto grazie al voto delle opposizioni e del consigliere leghista Fabrizio Cecchetti, favorevole «a titolo personale», che dal 2022 è deputato. Negli ultimi anni le forze di opposizione del Consiglio hanno più volte proposto di illuminare la sede dell’assemblea, il cosiddetto Pirellone, con i colori arcobaleno in occasione del Pride, senza mai avere successo. L’anno scorso avevano ottenuto che il vicepresidente del Consiglio regionale Dario Violi, del Movimento 5 Stelle, partecipasse alla manifestazione in veste ufficiale: oggi è stata votata una mozione per mandare anche quest’anno un rappresentante del Consiglio ed è stata bocciata.