Come Edimburgo si è inventata di aver ispirato Harry Potter

In giro per la città ci sono negozi a tema, targhe, tour per appassionati: nessuno dei quali riconosciuto dall'autrice della saga

Un negozio che vende gadget di Harry Potter a Victoria Street, Edimburgo, Scozia (Il Post)
Un negozio che vende gadget di Harry Potter a Victoria Street, Edimburgo, Scozia (Il Post)
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Da qualche anno nel centro di Edimburgo, la capitale della Scozia, si aggirano gruppi di persone che agitano ombrelli e penne contro semafori, guidati da qualcuno con indosso una tunica scura. Sono una presenza molto visibile, forse la più evidente di un mercato turistico che si è sviluppato significativamente negli ultimi tempi: quello legato alla saga di Harry Potter, una delle più famose al mondo, ambientata in un mondo di maghi e streghe.

I luoghi dove sono ambientati libri e film famosissimi sono da sempre posti di pellegrinaggio e curiosità. Eppure nessuno dei sette libri di Harry Potter, usciti fra il 1997 e il 2007, è ambientato a Edimburgo. I film di enorme successo usciti più o meno negli stessi anni non sono stati girati qui. Harry Potter, il protagonista, non è scozzese. Non lo è nemmeno l’autrice dei libri, JK Rowling. È nata vicino a Bristol, in Inghilterra.

Edimburgo però è la città in cui Rowling abitava negli anni in cui scrisse i primi libri, quando ancora era una scrittrice sconosciuta. Ci vive ancora oggi, in una villa del 17esimo secolo nel sobborgo costiero di Cramond circondata da siepi così alte che quando vengono potate le autorità locali devono chiudere la strada su cui si affacciano.

In molti a Edimburgo hanno provato ad associare la città a Harry Potter, sfruttando la presenza passata e attuale di Rowling, per attirare turisti e appassionati. L’attrattiva di alcuni luoghi gira esplicitamente intorno a lei, a dimostrazione del fatto che per moltissime persone la sua fama è rimasta intatta nonostante le sue controverse posizioni sulle persone transgender, che le hanno provocato molte critiche online e un tentativo di boicottaggio (poi fallito) del nuovo videogioco della saga.

Il Balmoral, un noto hotel a 5 stelle, permette di alloggiare nella stanza in cui Rowling finì di scrivere l’ultimo libro della saga. Fuori dal palazzo dove si raduna il consiglio comunale della città Rowling ha impresso un’impronta delle sue mani, colorata d’oro.

Uno dei diversi negozi della città vecchia che vendono gadget di Harry Potter si chiama Museum Context: era uno storico negozio di design per interni, da qualche tempo le sue due grandi stanze contengono quasi soltanto oggetti per impallinati della saga. Una piccola statuetta dell’animale domestico di Harry Potter, la civetta Edvige, costa 29,95 euro. Una borsa simile a quella che Hermione Granger, una delle protagoniste della saga, usa nell’ultimo libro, viene venduta a 80 euro. La vetrina del Museum Context dà il benvenuto ai turisti a «Edimburgo, la città in cui è nato Harry Potter».

La vetrina del Museum Context (Il Post)

Il Museum of Context si trova in Victoria Street, una via piena di negozi colorati che si sviluppa su una delle poche curve della Città Vecchia, la parte più antica di Edimburgo. Decine di siti dedicati ad appassionati di Harry Potter scrivono che Victoria Street ha ispirato Rowling per creare Diagon Alley (“la strada obliqua”), cioè una strada di Londra piena di strambi negozi che nella saga è accessibile soltanto da maghi e streghe. Fino a qualche anno fa anche Google Maps indicava Victoria Street come Diagon Alley.

Victoria Street (Il Post)

La scorsa estate, però, Rowling ha smentito piuttosto categoricamente di essersi ispirata a Victoria Street per la creazione di Diagon Alley. «Non avevo ancora visitato Victoria Street quando mi inventai Diagon Alley, anche se ovviamente da allora l’ho fatto, dato che vivo a Edimburgo», ha scritto su Twitter, per poi aggiungere: «Non ho mai visto il 99 per cento dei posti che si dice mi abbiano ispirato».

Non era la prima volta che Rowling diceva una cosa del genere. Nel 2020 aveva scritto su Twitter che stava pensando di aggiungere una sezione del suo sito per smentire le dicerie sui luoghi che secondo alcuni avevano ispirato gli ambienti della saga, o altri che si descrivevano come «il luogo dove è nato Harry Potter». Uno di questi è l’Elephant House, una caffetteria ristorante della Città Vecchia di Edimburgo, a poca distanza da Victoria Street, dove si dice che Rowling abbia scritto parte del secondo, terzo e quarto libro della saga.

Oggi l’Elephant House è chiuso per via di un incendio, che sembra abbia risparmiato il tavolino dove una volta Rowling è stata fotografata mentre scriveva. A lato dell’ingresso c’è una targa che ricorda Rowling e i suoi libri, vandalizzata. È l’unica traccia apparente di una qualche forma di contestazione contro Rowling, la cui presenza e i cui libri continuano ad attirare parte dei turisti che visitano la città.

La targa fuori dall’Elephant House (Il Post)

Per capitalizzare queste curiosità da qualche anno esistono dei tour guidati dei luoghi dove si dice che Rowling abbia scritto Harry Potter, e soprattutto che l’abbiano ispirata nella scrittura della saga. Il più famoso si chiama Potter Trail ed esiste dal 2012. Su Tripadvisor ha quasi tremila recensioni – quasi tutte eccellenti – ed è il secondo tour più popolare fra i più di 500 segnalati a Edimburgo. Al Potter Trail lavorano 9 guide che conducono tour da un’ora e mezza nella Città Vecchia. Sulla carta i tour sono gratuiti, ma i partecipanti vengono incoraggiati a fare una donazione fra le 15 e le 20 sterline (fra 17 e 23 euro). Per partecipare bisogna prenotarsi su un apposito sito: il Potter Trail organizza due tour al giorno, con partenza alle 12 e alle 16.

Per apprezzare appieno il Potter Trail è necessaria una conoscenza profonda della saga di Harry Potter. Le guide intrecciano continuamente i loro racconti con battute e riferimenti ai libri e ai film. All’inizio del tour a ogni partecipante viene chiesto di scegliere una delle quattro case in cui si dividono gli studenti della scuola di magia di Hogwarts, frequentata da tutti i protagonisti della saga: Grifondoro, Tassorosso, Corvonero, Serpeverde. A ogni sosta la guida interroga i partecipanti con piccoli quiz sulla saga, non sempre immediati: chi risponde correttamente guadagna punti per la propria casa, esattamente come nella saga di Harry Potter gli studenti più meritevoli guadagnano punti per far vincere alla propria casa un trofeo, alla fine dell’anno scolastico.

A ogni persona che si prenota per partecipare al tour viene fatta una strana richiesta: portarsi dietro una bacchetta magica giocattolo oppure qualcosa che la ricordi, come un ombrello o una penna. Durante il tour le guide incoraggiano i partecipanti a lanciare incantesimi contro i semafori, per farli diventare verdi più rapidamente: ci riescono quasi sempre, con un sapiente calcolo della durata del rosso.

Una guida del Potter Trail in una foto caricata su Tripadvisor

Il Potter Trail passa vicino all’Elephant House, a un sottopassaggio che forse ha ispirato i produttori del quinto film per una delle prime scene, all’aula dell’università di Edimburgo dove Rowling ha ottenuto una laurea ad honorem, e si conclude in Victoria Street. Nella sua parte centrale il Potter Trail fa tappa davanti a una tomba squadrata del cimitero di un vecchio convento francescano. Qui è sepolto un certo Thomas Riddell, morto il 24 novembre del 1806 a 72 anni. Il suo nome è molto simile a quello di Tom Marvolo Riddle, soprannominato Voldemort, il principale antagonista di Harry Potter.

JK Rowling non ha mai confermato ufficialmente di essersi ispirata a questa tomba per il personaggio di Voldemort. È più probabile poi che Rowling abbia pensato prima al soprannome Voldemort, e solo dopo al vero nome del personaggio, Tom Marvolo Riddle, che è un anagramma di “I am Lord Voldemort” (Io sono Lord Voldemort). Rowling parla un ottimo francese e percepisce Voldemort come una parola francese, anche se inventata: infatti non ne pronuncia la t finale.

La tomba di un certo Thomas Riddell, nel cimitero francescano di Edimburgo (Il Post)

Ci sono dei segnali che il business locale intorno a Harry Potter stia rallentando, o comunque non sia in espansione. Un negozio di scherzi e giochi di Victoria Street che si ispirava ai Tiri Vispi Weasley di Diagon Alley ha chiuso da poco ed è stato sostituito da una più sobria boutique di abbigliamento. L’ente del turismo scozzese ha smesso di organizzare tour di Harry Potter con i suoi pullman a due piani. Lo stesso Potter Trail era arrivato ad avere 10 guide, una in più di quante ne impiega oggi.

Non è chiaro se c’entri il fatto che l’ultimo libro è uscito più di quindici anni fa e l’ultimo film nel 2011. I visitatori dei parchi a tema ufficiali continuano a essere parecchi: quello di Londra in undici anni dalla sua apertura ha attratto 16 milioni di persone, e a giugno ne verrà inaugurato uno del tutto simile a Tokyo, in Giappone. Il nuovo videogioco della saga, Hogwarts Legacy, è uscito a febbraio e da allora ha venduto più di 15 milioni di copie.

In tutto questo, l’unico posto che secondo Rowling l’ha davvero ispirata per un luogo presente nei libri non si trova a Edimburgo. «Solo dopo aver scritto i primi tre libri ho realizzato che avevo descritto il numero 4 di Privet Drive», dove vivono gli zii di Harry Potter, «esattamente come era fatta la seconda casa in cui sono vissuta da bambina», ha scritto Rowling su Twitter. La casa in questione si trova a Winterbourne, nel Gloucestershire, in Inghilterra, a circa 7 ore di auto da Edimburgo.