Novak Djokovic ha fatto arrabbiare la federazione tennistica del Kosovo

Al Roland Garros il tennista serbo ha scritto sulla telecamera che «il Kosovo è il cuore della Serbia», suscitando nuove proteste per le sue posizioni politiche

(AP Photo/Jean-Francois Badias)
(AP Photo/Jean-Francois Badias)

Lunedì al Roland Garros di Parigi, uno dei più prestigiosi tornei di tennis al mondo, il tennista serbo Novak Djokovic si è diretto verso una telecamera dopo aver vinto la sua prima partita del torneo e ha scritto sul vetro in serbo questa frase: «Il Kosovo è il cuore della Serbia. Fermate la violenza».

Djokovic si riferiva a quanto sta succedendo in Kosovo, il piccolo paese dichiaratosi indipendente nel 2008 e tuttora non riconosciuto come tale dalle istituzioni serbe, dove da giorni ci sono manifestazioni di protesta contro l’insediamento di quattro sindaci di etnia albanese in altrettante città del paese a maggioranza serba (i sindaci avevano vinto le recenti elezioni amministrative per via del boicottaggio della popolazione serba). In una delle città, Zevcan, nelle proteste erano stati feriti almeno 30 soldati (fra cui 14 italiani) della missione della NATO in Kosovo.

La federazione tennistica del Kosovo ha criticato molto duramente Djokovic e ha chiesto agli organizzatori del Roland Garros e all’associazione dei tennisti professionisti (ATP) di punire il tennista serbo. La federazione tennistica francese, che organizza il torneo, ha però fatto sapere che non ci sono regole che proibiscano ai giocatori di mandare messaggi politici, e che quindi non prenderà provvedimenti contro Djokovic.

Nella conferenza stampa dopo la partita, Djokovic è tornato a parlare di quanto aveva scritto sulla telecamera. «È il minimo che avrei potuto fare. Sento la responsabilità come personaggio pubblico – non importa in quale campo – di dare il mio sostegno. […] Soprattutto come figlio di un uomo nato in Kosovo, sento il bisogno di dare il mio sostegno al nostro popolo e all’intera Serbia. […] La mia posizione è chiara: sono contro le guerre, la violenza e qualsiasi tipo di conflitto, come ho sempre detto pubblicamente. Comprendo tutti, ma la situazione con il Kosovo è un precedente nel diritto internazionale».

Djokovic ha 36 anni ed è nato a Belgrado, la capitale serba, mentre suo padre è nato a Mitrovica, città che è oggi nel nord del Kosovo e che è abitata in prevalenza da persone di etnia serba. Djokovic è uno dei tennisti più forti e vincenti di sempre, oltre che di gran lunga il più famoso e venerato sportivo serbo. È raro che prenda posizioni politiche in pubblico, ma in passato aveva già fatto detto cose simili a quella di lunedì riguardo al Kosovo.

Era stato anche accusato di essere in ottimi rapporti con alcuni leader nazionalisti serbi: nel settembre del 2021, per esempio, era stato fotografato al matrimonio di Milorad Dodik, il controverso presidente della Bosnia-Erzegovina espresso dall’etnia serba, e pochi giorni dopo aveva postato una sua foto con un ex comandante dell’esercito serbo coinvolto nel massacro di Srebrenica.

Jeton Hadergjonaj, il presidente della federazione tennistica del Kosovo, ha detto all’agenzia di stampa PA Media: «Il Kosovo è un paese indipendente riconosciuto dalla ITF [la federazione internazionale del tennis, ndr], dalla federazione europea del tennis e dalla comunità internazionale. Eppure [Djokovic] ci attacca continuamente, ogni volta che può».