I risultati delle amministrative

Tra quelli definitivi ci sono le vittorie del centrodestra a Treviso, Latina e Imperia e quelle del centrosinistra a Brescia e Teramo

(ANSA/FILIPPO VENEZIA)
(ANSA/FILIPPO VENEZIA)

Alle 15 si sono chiusi i seggi per le elezioni amministrative che si sono tenute tra domenica e lunedì: si votava per rinnovare il sindaco e il consiglio comunale in 595 comuni italiani, tra cui 12 capoluoghi di provincia e un capoluogo di regione, Ancona.

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L’affluenza finale è stata del 59 per cento, in calo di 2,2 punti percentuali rispetto alle precedenti elezioni del 2018. Al momento è certa la vittoria al primo turno dei candidati del centrosinistra a Brescia e Teramo, e di quelli del centrodestra a Treviso, Latina, Sondrio e Imperia. In tutti gli altri capoluoghi in cui si votava, tranne uno, si andrà di sicuro al ballottaggio: l’unico ancora in dubbio è Pisa, dove il centrodestra è a pochi voti dalla vittoria al primo turno, ma non c’è ancora la certezza. I ballottaggi si terranno tra due settimane, domenica 28 e lunedì 29 maggio, in tutti i comuni con più di 15mila abitanti in cui nessun candidato ha ottenuto almeno il 50 per cento dei voti.

Tra i capoluoghi in cui si è votato sette erano governati dal centrodestra (Vicenza, Treviso, Sondrio, Imperia, Siena, Pisa, Terni) e quattro dal centrosinistra (Ancona, Brindisi, Brescia, Teramo). Fino a poco tempo fa Latina era governata dal centrosinistra e Massa dal centrodestra, ma da alcuni mesi erano commissariate entrambe. Nella maggior parte dei comuni più grandi in cui si è votato i partiti politici che si fanno rientrare nel centrosinistra non sono riusciti a trovare candidature unitarie (in otto casi, ad esempio, il Movimento 5 Stelle avrà un proprio candidato), mentre la destra si presenta compatta ovunque con un’unica eccezione: Massa.

I primi risultati definitivi sono arrivati da Brescia, dove ha vinto la candidata del centrosinistra Laura Castelletti, vicesindaca uscente della giunta di Emilio Del Bono, che in città finora ha avuto un ampio consenso: con quasi tutte le schede scrutinate ha ottenuto il 54,9 per cento dei voti, in ampio vantaggio sul candidato del centrodestra, Fabio Rolfi della Lega, che è invece al 41,6 per cento. Castelletti era sostenuta da un’ampia coalizione che comprendeva PD, Azione e Italia Viva, +Europa, Sinistra Italiana e alcune liste civiche. È la prima sindaca donna nella storia della città. Il terzo più votato è stato il candidato del Movimento 5 Stelle Alessandro Lucà, con circa il 2 per cento dei voti, mentre il candidato civico Alessandro Maccabelli ha ottenuto l’1 per cento.

Con quasi tutte le sezioni scrutinate, ad Ancona nessuno dei candidati principali è in grado di vincere al primo turno, e si andrà quindi al ballottaggio: è in leggero vantaggio il candidato del centrodestra Daniele Silvetti, avvocato ed ex vice-coordinatore regionale di Forza Italia, con il 45,3 per cento, mentre la candidata del centrosinistra Ida Simonella è al 41,1 per cento. È invece attualmente al 3 per cento il candidato del Movimento 5 Stelle, Enrico Sparapani.

Anche a Vicenza si andrà al ballottaggio: il sindaco uscente e candidato della destra, Francesco Rucco, è al 44,2 per cento, mentre il candidato del centrosinistra Giacomo Possamai è al 46 per cento. Possamai è sostenuto soprattutto da Partito Democratico, Azione e Italia Viva. Ci si aspettava qualche difficoltà per Rucco, visto che nella stessa area politica si sono candidati anche due ex assessori, seppur come indipendenti, Claudio Cicero e Lucio Zoppello: al momento stanno raccogliendo pochi punti percentuali, ma potrebbero essere decisivi.

A Imperia ha vinto il sindaco uscente Claudio Scajola, di centrodestra: con una larga maggioranza di sezioni scrutinate è al 61 per cento. Scajola, che in passato è stato più volte ministro con Forza Italia e vicinissimo a Silvio Berlusconi, era già stato sindaco due volte fra gli anni Ottanta e Novanta. Nel 2018 era stato rieletto e a queste elezioni si era ricandidato per un quarto mandato. Il candidato del centrosinistra, Ivan Bracco, è invece al 21 per cento. Bracco è un vice commissario di polizia senza alcuna storia di militanza politica, ed è noto soprattutto per le sue inchieste contro Scajola stesso, molte delle quali archiviate o concluse con un’assoluzione.