In Cina va molto un film patriottico con i piloti di caccia

Uno dei film di maggior successo dell'anno in Cina si chiama “Born to Fly”: ricorda “Top Gun” ma la prospettiva è molto molto diversa

di Guido Alberto Casanova

La locandina di “Born to Fly”
La locandina di “Born to Fly”
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Da qualche settimana uno dei film di maggior successo nei cinema cinesi è Born to Fly, una storia d’azione ambientata tra i piloti dell’aviazione militare cinese che a molti spettatori e critici occidentali ha ricordato la serie di Top Gun: in Born to Fly al posto di Tom Cruise c’è uno dei più famosi attori cinesi, Wang Yibo.

Da tempo in Cina il cinema è uno strumento di politica culturale utilizzato per diffondere modelli e icone di tipo patriottico. Tra le grosse produzioni cinesi degli ultimi anni ci sono numerosi esempi, che riguardano soprattutto i film storici o i film di azione: oltre a Born to Fly vanno ricordati The Battle of Lake Changjin, incentrato sull’intervento cinese nella guerra di Corea contro gli Stati Uniti, e il franchise Wolf Warrior, che parla di un soldato delle forze speciali cinesi costretto a combattere contro mercenari occidentali.

Born to Fly è ricco di riferimenti alla Cina contemporanea e soprattutto all’immagine che la Cina vuol dare di sé, all’interno e al mondo. La storia tratta di un pilota d’aviazione delle forze aeree cinesi che viene riassegnato a uno squadrone d’élite, il cui compito è testare i jet dell’aviazione militare cinese. Spingendosi al massimo delle sue possibilità, il pilota protagonista deve raccogliere i dati necessari a perfezionare un nuovo aereo da caccia in cui le forze armate cinesi ripongono tutte le proprie speranze per difendere il paese da una potenza straniera che minaccia i confini.

Come i film statunitensi degli anni ’80 erano un inno ai valori dell’era di Ronald Reagan come il patriottismo o il culto della forza, Born to Fly è un film d’azione che vuole celebrare l’orgoglio e la determinazione della Cina di oggi. Ma anche presentare l’immagine di un paese ingiustamente vessato da un nemico esterno, superiore per tecnologia, arrogante e aggressivo. L’arco narrativo quindi non racconta solo la perseveranza del protagonista a compiere una missione per difendere il proprio paese, ma anche la rivincita della Cina contro un nemico molto più avanzato e potente. Il riferimento è chiaramente agli Stati Uniti.

Questa narrazione è ben chiara in alcuni punti del film, in cui ad esempio alcuni piloti anglofoni con volo radente aggrediscono senza nessun rimorso i pescatori cinesi o alcuni lavoratori di una piattaforma petrolifera offshore (un riferimento abbastanza chiaro alle isole contese del mar Cinese Meridionale, che la Cina rivendica spesso in violazione della legge internazionale). Prima di sfrecciare lontano dai vecchi aerei cinesi mandati a contrastare la loro incursione, i piloti anglofoni rispondono con arroganza alle segnalazioni radio che li pregano di allontanarsi dalla zona sotto giurisdizione cinese e dicono: “Noi veniamo e ce ne andiamo quando vogliamo”.

Eppure al centro della storia non c’è lo scontro con quelli che a tutti gli effetti sembrano essere gli Stati Uniti. Perché per gran parte del film l’antagonista non sono gli aerei nemici, bensì il ritardo tecnologico della stessa aviazione cinese. L’ostacolo che i protagonisti devono sormontare è soprattutto l’arretratezza dei propri aerei rispetto a quelli occidentali che rendono la Cina vulnerabile. Nonostante la posta in gioco sia fissata dall’aggressività degli stranieri, la tensione narrativa è costruita tutta attorno agli sforzi e ai sacrifici compiuti dai piloti per fornire alle forze aeree cinesi la possibilità di sviluppare una tecnologia sempre più moderna per contrastare il nemico da pari a pari.

La critica occidentale è stata molto critica nei confronti del film. Il Guardian qualche giorno fa ha scritto che non è niente di più di una imitazione dello “stupido patriottismo” dei film d’azione statunitensi degli anni ’80, peraltro senza il senso dell’umorismo presente nei film di Hollywood. Anzi, Born to Fly sarebbe un «costante discorso motivazionale a sfondo politico sulle potenze straniere che cercano di contenere la Cina e violarne i mari».

In Cina però il film ha avuto un altro genere di accoglienza. Uscito nelle sale venerdì 29 aprile, Born to Fly ha ottenuto un ottimo risultato di pubblico. Il primo fine settimana ha incassato circa 37 milioni di euro e si è piazzato al primo posto in termini di vendite. La data di lancio non è stata casuale poiché coincideva con l’inizio del ponte lungo del primo maggio, durante il quale i cinesi sono ritornati a viaggiare e vivere normalmente dopo un anno caratterizzato dai lockdown e dal Covid. Nei primi due giorni i cinema cinesi hanno incassato circa 110 milioni di euro, segnando uno dei migliori weekend da inizio anno.

Come mostrato da uno studio dell’Economist, gli spettatori cinesi nell’ultimo decennio hanno sviluppato una preferenza per i film prodotti nel proprio paese rispetto a quelli importati dall’occidente. Stando ai dati ricavabili da Douban (un social network cinese per appassionati di cinema), tra il 2010 e il 2021 la quota di film cinesi sul totale di quelli visti dagli utenti del social è passata da 21% a 55% mentre quella dei film in lingua inglese è calata dal 53% al 28%. Negli ultimi anni sono sempre meno i film di Hollywood che riescono a piazzarsi nella top 10 dei film più visti in Cina, anche a causa della censura che limita il numero di film stranieri che possono essere immessi nel mercato cinese.

L’industria dell’intrattenimento e la politica culturale della Cina stanno cambiando profondamente. Oggi le produzioni cinesi lavorano a sempre più stretto contatto con gli organi del Partito comunista che si occupano di propaganda e negli ultimi anni i film patriottici sono diventati un elemento centrale della stagione cinematografica cinese.

“Raccontare bene le storie della Cina” è stato uno degli slogan che dal 2013 hanno accompagnato l’ascesa del presidente cinese Xi Jinping. Xi vuole promuovere una nuova narrazione del paese, della sua identità e della sua storia. Nella visione del presidente, la sicurezza ideologica che garantisce la sopravvivenza del partito deve passare anche dall’affermazione del proprio «potere discorsivo», ovvero dalla capacità di consolidare una narrazione della Cina in ascesa e sempre più sicura di sé per contrastare quella fatta dall’Occidente.

Questi film sempre più propagandistici stanno ottenendo anche un grosso consenso di pubblico. Nel 2021 The Battle of Lake Changjin ha battuto il record di incassi nella storia del cinema cinese, provocando soprattutto tra i giovani molto interesse online per la generazione che costruì la Repubblica Popolare Cinese tra gli anni ’40 e gli anni ’50. Fino a quel momento a dominare gli incassi erano stati film drammatici o commedie.