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  • Mercoledì 3 maggio 2023

L’accordo sulle persone scomparse nella guerra del Kosovo

È stato raggiunto dai leader di Serbia e Kosovo e riguarda oltre 1.600 persone che probabilmente furono sepolte in fosse comuni

L'incontro di martedì tra Vucic (a sinistra) e Kurti (a destra). Josep Borrell è il secondo da destra (AP Photo/Fred Sierakowski)
L'incontro di martedì tra Vucic (a sinistra) e Kurti (a destra). Josep Borrell è il secondo da destra (AP Photo/Fred Sierakowski)

Nel corso di un incontro a Bruxelles, il presidente serbo Aleksandar Vucic e il primo ministro kosovaro Albin Kurti hanno fatto un accordo per la ricerca delle moltissime persone scomparse durante la guerra tra i due paesi del 1998-99, che probabilmente furono sepolte in fosse comuni mai identificate. Nel corso della guerra morirono più di 13 mila persone, e secondo l’Unione Europea le persone scomparse sono 1.621.

L’accordo sulle persone scomparse fa parte di un laborioso processo di normalizzazione dei rapporti tra Serbia e Kosovo, che è portato avanti da mesi in una serie di incontri a Bruxelles con il sostegno e il patrocinio dell’Unione Europea. L’accordo principale è stato raggiunto, almeno verbalmente, a metà marzo, quando i due paesi avevano accettato una proposta dalla Commissione Europea per normalizzare almeno in parte i rapporti, anche se la Serbia continua a non riconoscere la sovranità del Kosovo. Vucic e Kurti continuano tuttora a incontrarsi periodicamente a Bruxelles per cercare di risolvere i moltissimi problemi che ancora dividono i due governi.

Il Kosovo è un’ex provincia serba la cui popolazione è a maggioranza musulmana e di etnia albanese (al contrario della popolazione serba, che è a maggioranza cristiana ortodossa e slava). Tra il 1998 e il 1999 fu combattuta una guerra tra l’esercito jugoslavo, controllato dai serbi, e i ribelli kosovari albanesi, che volevano separarsi. Il conflitto terminò dopo l’intervento della NATO, che bombardò la Serbia costringendo le sue forze a ritirarsi dal territorio kosovaro. Nel 2008 il Kosovo dichiarò l’indipendenza dalla Serbia, che fu riconosciuta dagli Stati Uniti e da parte dell’Unione Europea, ma non dalla Serbia e dai paesi suoi alleati, come la Russia e la Cina.

Da allora i rapporti tra Serbia e Kosovo sono rimasti estremamente tesi, con scontri politici frequenti e sporadici episodi di violenza.

Da mesi la Commissione Europea, e in particolare l’Alto rappresentante per gli affari esteri Josep Borrell, stanno lavorando a un laborioso processo negoziale per la normalizzazione dei rapporti, e hanno infine trovato un accordo preliminare a marzo, che prevede tra le altre cose che la Serbia non si opponga all’ingresso del Kosovo nelle istituzioni internazionali, e che il Kosovo conceda autonomia politica alla minoranza serba che vive nel paese. L’accordo tuttavia non può dirsi definitivo, perché ci sono ancora moltissimi aspetti non risolti.

La questione delle persone scomparse durante la guerra era fino a martedì una di queste: nel corso della guerra ci furono gravi massacri da entrambe le parti, e migliaia di civili furono uccisi in condizioni mai chiarite. A Bruxelles i leader dei due paesi si sono impegnati a cooperare strettamente nelle operazioni di identificazione dei luoghi di sepoltura, a condividere tutte le informazioni necessarie per il loro ritrovamento e a usare tecnologie avanzate per trovare i luoghi delle fosse comuni non ancora individuate.

Sarà istituita anche una commissione congiunta, presieduta dall’Unione Europea, il cui compito è di sostenere gli sforzi per l’identificazione delle persone scomparse.