• Sport
  • Sabato 29 aprile 2023

L’asta per i nuovi diritti tv della Serie A

Garantisce la maggior fonte di entrate per il campionato di calcio italiano e inizierà a breve con alcune importanti novità

di Alessandro Austini

(LaPresse/Tano Pecoraro)
(LaPresse/Tano Pecoraro)
Caricamento player

Il campionato di calcio di Serie A sta preparando la vendita dei diritti televisivi delle partite che si giocheranno dalla stagione 2024/2025 in poi. Spetta alla Lega di Serie A — l’associazione privata che riunisce i presidenti delle venti squadre — il compito di pubblicare un bando, al quale possono partecipare le emittenti interessate a trasmettere le partite sul territorio italiano. Le partite vengono divise in diversi “pacchetti”, che vengono poi messi all’asta ai prezzi stabiliti dalla Lega. Il processo di vendita si articola in più fasi ed è possibile aprire delle trattative private con le televisioni per assegnare i “pacchetti” di partite rimasti eventualmente invenduti.

Il nuovo bando verrà pubblicato a metà maggio e sarà formulato tenendo conto delle norme previste da un decreto del 2008 conosciuto come “Legge Melandri”, che stabilisce una serie di principi per garantire ad esempio la libera concorrenza fra gli operatori. La norma è stata aggiornata più volte nel tempo e di recente è stata introdotta un’importante modifica, approvata a inizio aprile anche dall’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (AGCOM): la Lega di Serie A potrà vendere i diritti televisivi alle emittenti per un massimo di cinque anni, mentre il limite precedente era fissato a tre. Secondo le analisi della Lega, l’opportunità di poter sfruttare i diritti televisivi per un periodo più lungo rispetto al passato potrebbe incoraggiare più operatori a partecipare all’asta.

I contratti attualmente in vigore (triennio 2021-2024), prevedono che la piattaforma di streaming online Dazn trasmetta in diretta tutte le partite del campionato, di cui sette in esclusiva, mentre Sky ha diritto a mandare in onda solo tre gare sulle dieci che si giocano in ogni turno. Grazie a questi due contratti la Serie A incassa 927,25 milioni di euro complessivi a stagione. Si tratta di circa 100 milioni in più rispetto alla cifra garantita ogni anno da Sky e Mediaset nel triennio 2012-2015, mentre nelle successive sei stagioni il valore dei contratti si è stabilizzato su importi di poco superiori ai 900 milioni di euro.

I soldi pagati dalle televisioni alla Lega vengono distribuiti fra le squadre secondo i criteri stabiliti dalla Legge Melandri. Oltre a una quota uguale per tutti, per calcolare la cifra complessiva spettante a ciascuna società si tiene conto dei risultati ottenuti negli ultimi campionati, dell’audience televisiva raggiunta dalle singole partite e dal numero di spettatori presenti negli stadi. Dall’ammontare complessivo distribuito alle squadre viene sottratta una quota del 10 per cento che deve essere destinata per legge alle altre componenti del movimento calcistico italiano: a dividersela sono la Serie B, la Serie C, i Dilettanti e la Federazione.

Da diversi anni i soldi pagati dalle televisioni rappresentano la principale fonte di guadagno delle maggiori società di calcio italiane, superando in molti casi il 50 per cento dei ricavi complessivi. Per questo motivo l’assegnazione dei diritti televisivi rappresenta un passaggio cruciale per l’economia della Serie A. In passato le trattative sono state caratterizzate da forti tensioni tra le parti, sfociate anche in ricorsi presentati ai tribunali dalle televisioni, e da interventi dell’Agcom o della politica.

L’obiettivo delle squadre è sempre quello di ottenere dei contratti migliori rispetto ai precedenti, ma in vista del prossimo bando la Lega di Serie A si riterrebbe soddisfatta se riuscisse a vendere i diritti televisivi mantenendo i guadagni attuali. Questa prudenza deriva dalla situazione globale dell’economia, visto che gli effetti della crisi aperta dalla pandemia, poi acuita dalla guerra in Ucraina, stanno incidendo anche sul calcio. Inoltre le televisioni stanno affrontando una fase di trasformazione tecnologica per rispondere alle nuove esigenze del pubblico, sempre più orientato verso lo streaming.

Il gruppo Dazn aveva chiuso il bilancio del 2021 con una perdita di circa 2,17 miliardi di euro. Le perdite complessive degli ultimi tre anni ammontano a quasi 5 miliardi di euro e si prevede che anche i conti del 2022 rimangano negativi nonostante la crescita dei ricavi registrata dalla piattaforma di streaming, che ha aumentato il numero di abbonamenti (circa 15 milioni in tutto il mondo) e i prezzi degli stessi.

In Italia si sono verificati diversi disservizi tecnici durante le trasmissioni delle partite su Dazn, che si è ritrovata spesso al centro di polemiche ed è stata anche costretta a rimborsare gli abbonati. Dopo un incontro con l’attuale governo, la piattaforma ha potenziato i suoi sistemi tecnologici e ha potuto sfruttare gli effetti di questi miglioramenti della rete a partire dallo scorso marzo. Ufficialmente l’azienda non ha ancora annunciato se parteciperà al prossimo bando per acquistare i diritti televisivi della Serie A, ma se non dovesse più trasmettere le partite del campionato Dazn rischierebbe in futuro di perdere la gran parte dei suoi abbonati in Italia.

Questo lascia pensare che l’azienda voglia provare di nuovo ad acquistare i diritti. Attualmente la piattaforma paga 840 milioni di euro all’anno alla Lega e non può più contare sul contributo di 340 milioni che era garantito da Tim in virtù di un accordo sottoscritto nel 2021 e poi sciolto: grazie a quella partnership, l’app di Dazn necessaria per guardare le partite in tv poteva essere scaricata e utilizzata in esclusiva solo sul decoder di Tim. Dopo la cancellazione di quell’accordo l’app di Dazn si può invece scaricare di nuovo anche sul decoder di Sky, come negli anni precedenti.

Sky Italia, invece, si trova nel mezzo di un processo di rinnovamento tecnologico e aziendale, che potrebbe portarla ad abbandonare nei prossimi anni le trasmissioni satellitari e a spostare tutti i suoi programmi sullo streaming, come sta accadendo ad esempio nel Regno Unito. Al momento, i canali di Sky in Italia si possono vedere utilizzando un’antenna parabolica, oppure collegando un altro tipo di decoder alla rete internet. È possibile inoltre accedere a una selezione di canali di Sky abbonandosi al servizio di streaming Now. Per un breve periodo l’emittente ha trasmesso i suoi programmi anche sui canali del digitale terrestre, ma questa opzione è stata eliminata.

(Claudio Grassi/LaPresse)

L’azienda è controllata dal gruppo americano Comcast e per quanto riguarda il mercato italiano sta continuando a investire sui diritti televisivi del calcio, a prescindere dal campionato di Serie A. Sky, infatti, ha già raggiunto un accordo con la Uefa per continuare a trasmettere le partite della Champions League nel triennio 2024-2027 e fino al 2025 manderà in onda in esclusiva le gare della Premier League inglese.

Dal 2003 al 2021 Sky era stata la televisione che aveva trasmesso più partite della Serie A italiana e per un lungo periodo si era garantita i diritti dell’intero campionato. Si temeva un forte calo di abbonati dopo che Sky dal 2021 aveva ridotto a tre il numero di partite di calcio italiano trasmesse in ogni turno, ma in realtà la maggior parte degli abbonati è rimasta fedele all’emittente, grazie all’ampia offerta di contenuti sportivi presente sui canali: oltre al calcio, su Sky si possono vedere la Formula 1, alcuni dei principali tornei di tennis e il campionato di basket NBA.

La speranza della Serie A, quindi, è che oltre a Dazn e Sky possa partecipare al prossimo bando almeno un’altra emittente, come la Rai o Mediaset. È inoltre possibile che un’offerta venga presentata dalle piattaforme che trasmettono solo in streaming, il cui pubblico è in aumento. Nel 2021 Amazon Prime Video ha acquistato i diritti per trasmettere in esclusiva in Italia la migliore partita di Champions League del mercoledì e ha già rinnovato l’accordo con la Uefa fino al 2027. Ora Amazon potrebbe partecipare al bando per la Serie A, così come Netflix, Disney, Apple, Warner Bros. Discovery o Paramount.

Proprio a causa delle tante incertezze esistenti, la Lega ha deciso di pubblicare il bando con oltre un anno di anticipo rispetto all’avvio del campionato 2024/25, il primo che sarà interessato dai nuovi contratti per i diritti televisivi. L’obiettivo è di chiudere il processo di vendita entro il prossimo settembre. Tra le ipotesi c’è quella di mettere in vendita due pacchetti di nove partite per ogni giornata di campionato, ma senza vendere i diritti in esclusiva: in quel caso Dazn e Sky potrebbero comprare entrambe lo stesso tipo di pacchetto, dividendosi tra streaming e trasmissioni satellitari, mentre i diritti per la decima partita esclusa dai pacchetti verrebbero assegnati a un’altra emittente in esclusiva.

Se i presidenti della Serie A non dovessero essere soddisfatti dalle offerte ricevute, si procederebbe con un piano alternativo, di cui si era già parlato in passato: la creazione di un canale televisivo gestito e prodotto direttamente dalla Lega. In quel caso sarebbe la Lega stessa a mettere in vendita gli abbonamenti televisivi, acquisendo anche i dati personali degli spettatori-tifosi, che in futuro potrebbero essere utilizzati per creare delle offerte commerciali più mirate. Sarebbe comunque necessario trovare un accordo economico con le piattaforme e le emittenti per trasmettere sui loro canali le immagini delle partite prodotte dalla Lega.

La struttura per ospitare una televisione della Serie A era già stata allestita a Lissone, vicino Monza, dove nel 2021 venne inaugurato l’International Broadcasting Center della Lega. Si tratta di un centro di produzione multimediale, che ospita ad esempio la centrale unica della Var. A Lissone lavorano inoltre i giornalisti che collaborano con la Lega per il commento delle immagini delle partite. Le loro telecronache servono a produrre i video degli highlights delle gare che vengono trasmessi dalla Lega su varie piattaforme. Le telecronache sono registrate in diverse lingue e vengono offerte alle televisioni estere titolari dei diritti tv del campionato italiano.

Intanto nella riunione del Consiglio di Lega dello scorso 24 aprile è stato deliberato che verrà creata una radio ufficiale della Serie A: il partner scelto per sviluppare questo progetto è Radio Dimensione Suono (RDS).

I presidenti della Serie A, spesso in disaccordo tra loro, continuano quindi a cercare soluzioni per aumentare gli incassi delle società e per provare a ridurre le distanze che si sono create con altri campionati europei. Su tutti la Premier League, che guadagna ogni anno dalle televisioni oltre 3 miliardi di euro per i diritti televisivi assegnati nel Regno Unito e all’estero, più del triplo della cifra complessiva ottenuta dalle squadre italiane, considerando anche gli accordi con le emittenti internazionali. Nella classifica dei ricavi televisivi la Serie A si trova al quarto posto: guadagnano di più anche la Liga spagnola (circa 2 miliardi l’anno) e la Bundesliga tedesca (1,4 miliardi).

Secondo le analisi di diversi manager calcistici, per favorire la crescita e la stabilità del sistema italiano bisognerebbe affidare la gestione della Lega a dirigenti esterni al campionato, come avviene ad esempio in Inghilterra, dove il torneo fu valorizzato a partire dagli anni Novanta grazie a una politica commerciale particolarmente efficace. La Premier League divenne il campionato di calcio più seguito al mondo grazie al fatto che le partite erano state trasmesse in tutto il mondo con diversi anni di anticipo rispetto agli altri tornei, sfruttando anche le maggiori possibilità di diffusione del prodotto nei Paesi in cui si parla inglese. Il mercato televisivo creato negli Stati Uniti, in Australia, in Asia e poi anche in Africa permise ai club della Premier League di allargare sempre più il proprio giro di affari, che adesso sembra irraggiungibile per gli altri campionati.

Una possibilità che è stata offerta a più riprese alle squadre italiane è quella di stringere accordi con i fondi d’investimento interessati a sviluppare un progetto di sviluppo imprenditoriale del campionato, passando per un diverso sistema di vendita dei diritti televisivi e per la costruzione di nuovi stadi, finanziata dai fondi stessi. Ma i presidenti della Serie A discutono su questa possibilità da tempo senza trovare un accordo fra loro e per cambiare i meccanismi di vendita dei diritti televisivi sarebbe comunque necessario approvare nuove norme che sostituiscano la Legge Melandri.