Le istituzioni europee hanno trovato un accordo per investire 43 miliardi di euro nella produzione di microchip nell’Unione Europea

Il commissario europeo Thierry Breton con in mano la riproduzione di un semiconduttore durante la conferenza stampa di presentazione del piano (ANSA/EPA/OLIVIER HOSLET)
Il commissario europeo Thierry Breton con in mano la riproduzione di un semiconduttore durante la conferenza stampa di presentazione del piano (ANSA/EPA/OLIVIER HOSLET)

Martedì i rappresentanti di Consiglio Europeo e Parlamento Europeo hanno trovato un accordo sull’ambizioso piano proposto lo scorso anno dalla Commissione Europea per aumentare la produzione industriale di microchip. Il piano, chiamato European Chips Act, prevede investimenti complessivi per 43 miliardi di euro, divisi fra finanziamenti pubblici e investimenti privati, oltre che la costituzione di un fondo specifico per gli investimenti e un allentamento delle regole per gli aiuti di stato da parte dei paesi membri. L’obiettivo del piano è arrivare al 2030 con una quota del 20 per cento di produzione mondiale di microchip (attualmente la produzione di microchip dell’Unione Europea è circa il 9 per cento di quella mondiale).

I microchip (o semplicemente chip) sono componenti fondamentali in moltissimi prodotti, non soltanto di elettronica. Ma da oltre un anno, in parte a causa degli effetti economici della pandemia da coronavirus e in parte a causa della crisi dei commerci globali, in tutto il mondo ce n’è una grave carenza. L’Europa si è trovata in particolare difficoltà, perché per l’approvvigionamento dei chip dipende quasi completamente dall’estero: il piano proposto dalla Commissione Europea servirà proprio a rafforzare la produzione interna, in modo da diminuire la dipendenza dell’Unione Europea soprattutto dai paesi asiatici.