Le scuse di Pedro Sánchez per gli «effetti indesiderati» della legge sul consenso

Il primo ministro spagnolo si è riferito alle riduzioni di pena ottenute sfruttando una legge che doveva avere altri obiettivi

(AP Photo/Ng Han Guan)
(AP Photo/Ng Han Guan)

Il primo ministro spagnolo, il socialista Pedro Sánchez, si è scusato con le vittime di abusi e aggressioni sessuali per gli «effetti indesiderati» della Legge per la Garanzia integrale della libertà sessuale introdotta lo scorso anno dal suo governo. La legge prevede che venga considerato uno stupro qualsiasi atto sessuale in cui una delle persone coinvolte non abbia dato il proprio consenso esplicito, e ha eliminato la precedente distinzione tra “abuso sessuale” e “aggressione sessuale” (cioè lo stupro): fino a quel momento, in Spagna, erano considerati stupri solo i rapporti in cui fossero dimostrabili minacce, violenze o costrizioni. La legge viene spesso chiamata anche ley del solo sí es sí, “la legge per cui solo il sì è sì”.

La legge ha portato però a delle conseguenze impreviste e sottovalutate da chi l’ha promossa e approvata. Decine e decine di condannati per reati contro la libertà sessuale hanno potuto presentare un’istanza di revisione della pena, ottenendo in alcuni casi una sua riduzione che, per determinate circostanze, la nuova legge prevede, o una scarcerazione. La legge del “solo sì è sì” fa infatti convergere tutti i delitti contro la libertà sessuale in un unico reato. Optando per un’unica penalizzazione per condotte anche tra loro molto diverse, ha poi stabilito una scala progressiva di sanzioni molto ampia. Tuttavia, questa riformulazione ha portato a modificare le sanzioni massime e minime e, in alcuni casi, ad abbassare le pene minime previste per alcuni tipi di reato. In Spagna, come in Italia e in genere negli stati liberali, le sentenze possono essere modificate anche retroattivamente, se intervengono modifiche del codice penale che vanno a vantaggio delle persone condannate. Secondo un bilancio ufficiale redatto dal Consiglio generale della magistratura spagnola, consultato dal País, la legge ha portato alla riduzione di 978 pene inflitte a persone condannate per abusi e aggressioni sessuali, 104 delle quali hanno comportato la scarcerazione dei detenuti.

In un’intervista al giornale El Correo, Sánchez ha detto apertamente che questi esiti non erano stati previsti quando era stata scritta la legge e che dovranno essere risolti, scusandosene con le vittime di aggressioni sessuali:

Io chiedo scusa alle vittime per questi effetti indesiderati. Credo che nessun parlamentare, inclusi quelli dei gruppi parlamentari che avevano votato contro questa legge, sia favorevole alla riduzione delle pene degli aggressori sessuali. Perciò io chiedo scusa alle vittime e troveremo una soluzione per risolvere questi effetti indesiderati, perché è il modo migliore di difendere la legge stessa.

Una delle leggi considerate più importanti per il governo di centrosinistra guidato da Sánchez si è trasformata in un grosso problema politico e soprattutto sociale di cui si parla da mesi. Sánchez ha comunque difeso il provvedimento, definendolo «una buona legge che pone ancora una volta la Spagna all’avanguardia nella protezione delle vittime di aggressioni sessuali da un punto di vista globale». Ha però fatto sapere che il gruppo parlamentare del suo partito, il Partito Socialista, è al lavoro su una proposta di modifica che corregga gli effetti non voluti della legge stessa pur rispettando «il cuore» del testo, cioè «il consenso come elemento centrale». La legge sarà cambiata quindi «da un punto di vista giuridico e tecnico», ha detto Sánchez, ma non sotto il profilo politico.

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