• Mondo
  • Domenica 16 aprile 2023

Le donne nell’esercito dell’Ucraina

Fino a poco tempo fa il loro ruolo non era riconosciuto, nonostante alcune fossero coinvolte nei combattimenti: oggi le cose stanno cambiando

Due soldate a Debaltseve, nella regione di Donetsk, 24 dicembre 2014 (AP Photo/Sergei Chuzavkov)
Due soldate a Debaltseve, nella regione di Donetsk, 24 dicembre 2014 (AP Photo/Sergei Chuzavkov)
Caricamento player

Secondo il ministero della Difesa ucraino, le donne che attualmente prestano servizio nell’esercito sono 41 mila, di cui 5 mila coinvolte direttamente nei combattimenti. La vice ministra della Difesa ucraina Hanna Maliar ha detto che oggi le donne hanno le stesse opportunità degli uomini di fare carriera militare nell’esercito ucraino, ma non era così fino a qualche anno fa, quando il loro ruolo non era riconosciuto, nemmeno formalmente. Le cose sono cambiate a partire dal 2016 grazie a una mobilitazione sostenuta anche da parte della cosiddetta “società civile”.

Nel 2014, quando la Russia invase la penisola della Crimea e nel Donbass iniziò una guerra tra separatisti filorussi ed esercito ucraino, era difficile per le donne entrare nell’esercito regolare: erano in vigore delle leggi che limitavano il loro accesso a determinate professioni militari. Potevano fare le cuoche, le segretarie, occuparsi delle comunicazioni, ma c’era un elenco di ruoli, come quello di tiratrici o autiste di carri armati, che erano loro preclusi.

Per coloro che volevano partecipare direttamente ai combattimenti una soluzione era dunque quella di unirsi ai battaglioni di volontari: così fece ad esempio Andriana Arekhta, che diventò poi una figura centrale nella lotta per i diritti delle donne nell’esercito (ora si trova in una clinica privata di Kiev dopo essere stata gravemente ferita nella regione di Kherson, nel dicembre 2022). Ma le donne hanno sempre combattuto, di fatto, anche nell’esercito regolare: in maniera “invisibile” e senza che fosse ufficializzato l’incarico. Senza dunque vedersi riconosciuti diritti, salari o titoli corrispondenti al loro reale impiego e impegno, come ha spiegato la sociologa ucraina Hanna Hrytsenko, esperta in questioni di parità di genere.

Per raccontare questa situazione, e sensibilizzare la cittadinanza, nel 2016 attiviste dei movimenti femministi locali, ricercatrici e sociologhe crearono un movimento chiamato proprio “battaglione invisibile”. Furono pubblicati studi per documentare l’impegno delle donne nella guerra contro l’occupazione russa della Crimea, e il modo in cui il loro ruolo era stato oscurato o minimizzato; e ne fu pubblicato uno sulle aggressioni sessuali subite dalle donne all’interno dell’esercito ucraino. Poi fu organizzata una mostra fotografica e furono prodotti due documentari: il primo nel 2017, intitolato Invisible Battalion, che racconta le vite di sei volontarie nel Donbass. Il secondo, No Obvious Signs del 2018, presenta la storia di una donna tornata dal fronte con una sindrome post-traumatica.


Grazie anche alla campagna di sensibilizzazione, nel 2018 fu adottata una legge per garantire pari diritti e opportunità a donne e uomini durante il servizio militare nelle forze armate dell’Ucraina e in altre formazioni militari. La legge autorizzava ufficialmente le donne a combattere e rivedeva l’elenco delle professioni che potevano esercitare: oggi l’accesso a due terzi delle posizioni è basato sul principio di uguaglianza, anche se i ruoli di comando sono ancora di fatto affidati agli uomini.

La sociologa Ioulia Shukan, docente all’Università Parigi Nanterre che si occupa da vent’anni dell’evoluzione delle società ucraine e bielorusse, ha detto a Le Monde che la marcata divisione di genere all’interno dell’esercito, attiva anche a livello formale prima del 2018, è in parte una conseguenza della «concezione sovietica e post-sovietica» dell’esercito stesso, che relegava le donne in posizioni subordinate.

Shukan ha detto che al tempo dell’Unione Sovietica il progetto comunista cercava di emancipare le donne proclamando l’uguaglianza dei sessi e il riconoscimento dei loro diritti, ma la ricerca storica ha poi dimostrato che si trattava di una «finta emancipazione» perché, allo stesso tempo, alle donne veniva assegnato un «lavoro riproduttivo che in certi periodi era addirittura considerato un dovere». Secondo Shukan, l’ideologia nazionalista che si impose dopo l’indipendenza dell’Ucraina promosse ugualmente la «costruzione di un ordine familiare tradizionale in cui le donne permettono alla nazione di riprodursi». Oggi, comunque, molti di questi modelli sono stati smentiti, ha concluso Shukan, perché il ruolo delle donne nella politica ucraina, ma anche in grossi eventi come le proteste di piazza Indipendenza a Kiev nel 2014 (quelle contro l’ex presidente Viktor Yanukovych) mostrano una partecipazione sempre maggiore di donne.

– Leggi anche: Cosa si sa sugli stupri compiuti dai russi in Ucraina

I cambiamenti forse più significativi sono stati quelli avvenuti proprio nell’ambito militare, tradizionalmente riservato agli uomini, e dove oggi ci sono diversi tentativi di adattamento alla nuova realtà.

Arekhta – tra le fondatrici tra l’altro del movimento delle veterane Veteranka, con sede a Kiev – ha raccontato per esempio come il suo gruppo abbia iniziato a cucire uniformi adatte alle donne da mandare alle soldate (al momento le forze armate non le hanno). La vice ministra Maliar ha detto a Le Monde che dei prototipi di uniformi militari per donne sono in fase di test, e che saranno poi messe in produzione. Inoltre è stata avviata una riflessione sulla produzione di giubbotti antiproiettile adatti al corpo delle donne.

Ci sono ancora diversi problemi, comunque: per esempio mancano ginecologhe, molte donne militari devono affrontare comportamenti e atti misogini all’interno delle loro unità e ci sono comandanti che non rispettano la legge e si rifiutano di mandare le soldate a combattere in prima linea.